3 modi per essere felici – Psicologia Positiva
Da quando psicologi e ricercatori hanno iniziato a concentrarsi maggiormente sui fattori ambientali e caratteriali che portano alcune persone a essere più felici di altre hanno individuato, in linea di massima, tre dimensioni dell’esperienza della felicità.
Queste dimensioni hanno a che fare con l’interazione tra il nostro mondo interiore e quello esteriore, e si differenziano per intensità, costanza e origine del sentimento di soddisfazione.
3 modi per essere felici
Il primo modo per essere felici è abbastanza fuori dal nostro controllo in quanto legato alla reazione di sorpresa ad eventi piacevoli, più o meno aspettati.
In questa dimensione la felicità sarebbe legata all’avvento di qualcosa, una buona notizia o una situazione particolare, e spiegherebbe così il significato letterale della radice della parola inglese per felicità, Happiness (to happen = accadere).
L’aspetto positivo di trovare la felicità negli eventi è che tutti possono essere felici in tal modo.
Capita infatti a chiunque di avere reazioni felici ad accadimenti estemporanei e di varia natura, di gioire per la vittoria della squadra del cuore o perché è festa e non si deve lavorare.
L’aspetto negativo (se così si può chiamare) sta nel fatto che si tratta di una felicità alquanto effimera, che non può durare per sempre e che non comporta nessuna consapevolezza di ciò che ci fa stare bene con noi stessi.
Arriviamo dunque al secondo modo per essere felici, dove la sensazione di benessere è parte integrante della personalità, ed è ben più radicata all’interno dell’individuo.
Gli studiosi della felicità hanno riscontrato che alcuni di noi sono geneticamente predisposti ad avere un livello di soddisfazione più costante rispetto ad altri.
Per loro la felicità è quasi una regola e non l’eccezione, e si esprime in uno stato di generale appagamento, in un giudizio per lo più positivo sulla propria vita e le proprie emozioni.
A questo livello si riescono ad avere aspettative rosee per il futuro, ci si concentra maggiormente sugli aspetti positivi delle cose e si tende a non farsi scoraggiare dalle notizie o dalle persone negative.
In sostanza, la felicità è molto più stabile in quanto è il prodotto di un processo naturale e automatico.
L’unica nota dolente è che, ahimè, non tutti sono positivi per natura, e per chi non lo è la speranza risiede nello stadio successivo.
Il terzo modo per essere felici è infatti raggiungere un livello di soddisfazione legato all’andamento della propria vita, ai risultati conseguiti in ambito lavorativo e personale.
Qui la felicità si può (letteralmente) costruire, creando i presupposti che la facilitano, e individuando le azioni che servono a creare i presupposti stessi.
Nell’articolo, Come vivere felici, 6 consigli semplici ed efficaci, parlo proprio di questo aspetto, partendo da una premessa, una verità che ho scoperto con l’esperienza:
quando la vita non appaga, la causa sono spesso delle scelte sbagliate a monte, mentre quando la vita è appagante, vuol dire che si sono fatte delle scelte giuste, scelte basate sulla consapevolezza di cosa rende felici.
Ed è proprio la consapevolezza la chiave di tutto.
Perché non si può affidarsi al caso, alla fortuna, alla speranza che qualcosa di bello accada regalandoci la felicità che cerchiamo.
Serve imparare a fare scelte appropriate, a prendere decisioni consapevoli.
Perché se la genetica comporta un buon 40% del nostro livello di felicità, e il caso un altro 20%, le nostre azioni e la nostra determinazione a costruire una vita appagante possono fare la differenza.
Il terzo modo di essere felici è dunque capire cosa ci fa stare bene e poi individuare le azioni che possono far materializzare la situazione di vita che speriamo di avere.
Non tutti riescono a mantenere la positività in ogni circostanza, a trovare un ambiente lavorativo stimolante, il partner ideale, la casa dei sogni.
E questo accade perché spesso l’infelicità è sorella dell’inconsapevolezza, del non conoscere il proprio valore, del non sapere chi si è e cosa si vuole.
Il motto del conosci te stesso, usato anche da un’importante naturopata italiana, vale allora oggi come valeva migliaia di anni fa.
La conoscenza di sé, in ultima analisi, porta a fare cose che fanno stare bene, dà la stabilità emotiva necessaria a destreggiarsi tra le mille incognite della vita, e aiuta sempre a trovare la direzione da prendere, anche quando non sembra esserci nessuna via d’uscita.
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