Aspiratori chirurgici, cosa sono e a cosa servono
La “Lezione di anatomia del dottor Tulp” è probabilmente uno dei quadri più famosi non solo del grande Rembrandt, ma di tutta l’arte occidentale, anche perché consente di avere un’immagine immediata di quella che era la scienza medica nel 1600. Il dottor Tulp, infatti, sta eseguendo l’analisi di un cadavere davanti a un piccolo pubblico formato dai suoi allievi, cui mostra le procedure e le tecniche da eseguire, in una stanza completamente spoglia eccezion fatta per il lettino su cui si trova il cadavere e per un libro sulla destra.
A distanza di oltre quattrocento anni, molto è cambiato, e oggi la sala operatoria è un ambiente asettico ad elevata complessità tecnologica, nella quale si trovano molti strumenti, ciascuno con la sua specifica utilità.
L’aspiratore
Uno dei mezzi più frequentemente utilizzati, soprattutto in ambito odontoiatrico e odontotecnico, è l’aspiratore chirurgico, un dispositivo medico che in realtà ha applicazione in differenti ambiti e che serve, principalmente, per aspirare le secrezioni contenute nell’albero bronchiale.
Una vasta scelta
Oggi, infatti, le varie aziende propongono innanzitutto una scelta tra aspiratori chirurgici manuali ed elettrici; per azionare i primi è necessario eseguire una pressione fisica, con la mano o, più frequentemente, con un ginocchio o col piede, sul pulsante o pedale apposito; in caso di funzionamento elettrico, sarà il compressore a compiere la “fatica”. Questi modelli elettrici, inoltre, possono essere alimentati dalla tradizionale rete elettrica (e in genere sono più grandi), oppure da batteria ricaricabile, così da rendere il prodotto completamente portatile. L’altra variabile da considerare prima di procedere con l’acquisto di un aspiratore chirurgico, inoltre, è il valore della portata d’aria a minuto, la cui proporzione viene espressa con il dato dei litri d’aria mossi ogni minuto.
Quando serve
Questi apparecchi sono studiati per permettere di operare anche in contesti di emergenza attraverso aspirazioni faringee o tracheali efficaci e rapide, che consentono di rimuovere dalle vie respiratorie nasali, orali e tracheali tutti i liquidi corporei, come sangue, catarro o muco, sia negli adulti che nei bambini. In particolare, l’aspiratore chirurgico si rivela molto importante nei casi in cui è necessario liberare le vie aeree dalle secrezioni e dal materiale estraneo, rendere migliori gli scambi respiratori, evitare il ristagno di secrezioni (che possono provocare infezioni e, se non adeguatamente contrastate, effetti collaterali gravi), oppure per isolare un campione da laboratorio da utilizzare per un esame colturale o per motivi diagnostici. Il più comune, come detto, è quello che si trova negli studi odontoiatrici, che funziona generando una suzione in grado di aspirare sangue, acqua e saliva dalla bocca del paziente durante le procedure del dentista; in questo modo, il paziente non subirà alcun fastidio alla gola (non “affogherà”), ma soprattutto è possibile migliorare la visione del campo di lavoro e limitare la contaminazione dell’ambiente.
Come si utilizza
Come per ogni dispositivo medico, anche l’utilizzo aspiratore chirurgico è attentamente valutato, e in particolare si riconoscono cinque differenti metodologie di analisi prima di decidere se è il caso di procedere. La prima, e più superficiale, è la valutazione visiva, che serve a cogliere eventuali alterazioni nel respiro del paziente, in particolare nei termini di frequenza respiratoria, respiro superficiale, tosse, dispnea, alterazione della meccanica ventilatoria, oltre che stati di agitazione e tachicardia. Secondo step è quello uditivo, quando il medico ascolta il rumore del respiro e ricerca eventuali agenti che lo ostruiscono; seguono l’esame tattile, per notare eventuali vibrazioni trasmesse dal flusso d’aria tra il torace e il palmo della mano, e l’auscultazione vera e propria, che serve a individuare l’esatta posizione delle secrezioni nell’albero tracheobronchiale, mentre l’ultima fase è quella in cui il medico valuta la saturazione ematica. Quando tutti questi procedimenti rivelano l’esigenza di procedere a liberare le vie respiratorie, il medico informa il paziente e aziona l’aspiratore chirurgico, che provoca anche una leggera tosse che serve ad aumentare l’espulsione del materiale dall’organismo.
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