Cardo mariano, proprietà e controindicazioni
Il cardo mariano è una pianta erbacea che cresce in maniera spontanea nella macchia mediterranea, ovvero in tutto il territorio che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Il nome originario del cardo mariano è silybum marianum e appartiene alla famiglia delle asteracee, una pianta che raggiunge fino a un metro di altezza costituito da una rosa con foglie spinose. I suoi fiori che raggiungono la maturità durante la stagione estiva sono di colore rosso, mentre i frutti sono oblunghi dal colore nero brillante e macchiati di giallo.
Nelle aree in cui il cardo mariano viene coltivato i semi raccolti vengono sottoposti ad una lavorazione particolare di scuotimento per favorire la distribuzione e la crescita di ulteriori piante. Il cardo mariano solitamente però nasce spontaneamente e raramente viene coltivato, si tratta di un arbusto che si adatta a qualsiasi tipologia di terreno purchè sia esposto al sole.
Dalla pianta del cardo mariano vengono raccolti i frutti soprattutto per scopo fitoterapico date le numerose proprietà benefiche contenute nei suoi frutti.
Proprietà e benefici del cardo mariano
Dai suoi semi e dai fiori si ricavano un gruppo di sostanze chiamate silimarina ovvero un insieme di componenti la silibina, l’isolsilibina, la silicristina e la silidianina che si trovano principalmente sulla parte proteica esterna del frutto.
La silibinina è particolarmente indicata per il trattamento di patologie degenerative del fegato come la cirrosi epatica, sofferenze epatiche legate all’abuso di farmaci o alcool.
Tra le proprietà riconosciute al cardo mariano troviamo proprio la sua azione epatoprotettrice grazie alla presenza della silimarina, azione confermata dai numerosi studi scientifici effettuati, oltre alla sua funzione di regolatore della permeabilità cellulare, come inibitore della formazione di metaboliti responsabili del danno epatico.
Da ulteriori indagini condotte sulle potenzialità del cardo mariano è emerso che potrebbe essere efficace anche contro alcuni tipi di cancro o patologie cardiovascolari e renali.
Oltre alla silimarina il frutto del cardo mariano contiene diverse sostanze ad azione protettiva, particolarmente ricco di steroli vegetali, flavonoidi antiossidanti, proteine e linolenico. Mentre gli steroli vegetali e gli acidi grassi svolgono un’azione particolarmente efficace contro le patologie cardiovascolari. L’effetto protettivo del frutto del cardo mariano è potenziato inoltre dalla silibinina.
Il cardo mariano è utilizzato principalmente negli ospedali in caso di avvelenamento da fungo amanita phalloidea ma anche come epatoprotettore per terapie farmacologiche che possono creare danni al fegato come la tacrina. Oltre ad essere utilizzato come coadiuvante in pazienti che presentano danni al fegato causato da epatite A, B o C.
Posologia e indicazioni terapeutiche del cardo mariano
È possibile reperire il cardo mariano in erboristeria o parafarmacia come estratto secco in capsule da 200 o 400 mg, ma anche come tintura madre. Solitamente il preparato di cardo mariano viene commercializzato con un integratore, un rimedio naturale che non necessita di prescrizione medica.
Il cardo mariano solitamente è ben tollerato dai pazienti che lo assumono anche se è possibile che possano presentarsi alcuni effetti collaterali seppur di lieve intensità e di tipo gastrointestinale. I pazienti affetti da ipertensione non dovrebbero assumere integratori a base di cardo mariano in quanto contengono tiramina, una molecola in grado di stimolare la secrezione di adrenalina, dopamina e noradrenalina contribuendo ad un innalzamento della pressione arteriosa.
La tiramina contenuta nel cardo mariano potrebbe inoltre creare una forma di interazione qualora il paziente assuma farmaci antidepressivi inibitori delle monoaminossidasi, ecco perché sarà necessario prestare attenzione prima della potenziale assunzione è bene consultare il proprio medico di fiducia.
Inoltre il cardo mariano assunto a dosi elevate potrebbe provocare nausea e vomito, oltre a non dover essere assolutamente utilizzato in donne in stato di gravidanza.
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