La psicoterapia breve strategica e le psicosi
La psicoterapia breve strategica può essere considerata un modello di intervento finalizzato al cambiamento che ha lo scopo di comprendere il problema per poi risolverlo. Per risolvere il problema che ci si propone di contrastare, non è prevista una tempistica standard: in alcuni casi può volerci anche un lasso di tempo minimo, pur a fronte di un disagio che dura da molto. Non è detto che più i sintomi di un disturbo mentale sono longevi e più sarà complicata l’individuazione della soluzione, dunque.
L’approccio della psicoterapia breve strategica
La psicoterapia breve strategica si basa sul presupposto che ogni condizione che ciascuno di noi si trova ad affrontare non è altro che il prodotto tra sé stessi e quello che si sta vivendo, a prescindere dal fatto che tale condizione sia sana o meno. Dalla disfunzione percettiva deriva un disagio psicologico che dipende dal modo in cui la persona osserva la realtà: c’è, quindi, una responsabilità diretta del soggetto, che contribuisce a costruire la realtà in cui vive in base alle azioni che sceglie. Per questo, se varia la modalità percettiva, le reazioni cambiano.
Il problem solving strategico
Uno degli aspetti fondanti della psicoterapia breve strategica è rappresentato dal cosiddetto problem solving strategico, che si concretizza nella pratica clinica nel fare in modo che il paziente giunga a usufruire di una percezione differente della realtà che lo circonda. Ciò è possibile in virtù di stratagemmi prescrittivi: vengono messi a disposizione della persona gli strumenti di cui ha bisogno per operare nei confronti del disagio a cui deve far fronte. A essere modificate non sono solo la sua percezione e la sua consapevolezza, ma anche la sua reazione.
La psicoterapia breve strategica in caso di psicosi
Abbiamo affrontato questo tema con uno psicologo di Firenze esperto in psicoterapia breve strategica, il dott. Giorgio Ioimo, ci ha riferito quanto segue: a fronte di una psicosi, la strategia terapeutica che viene adottata è quella che suggerisce di assecondare il paziente, al quale devono essere prescritti comportamenti più gravosi, anche se in apparenza più efficaci. Si pensi, per esempio, al caso di una persona in delirio. L’approccio può essere quello di assecondarlo, con il terapeuta che inizia a sragionare a propria volta: in questo modo il paziente recupera in maniera graduale la propria lucidità, e così si può giungere a un esame attento e ragionato del problema con cui ha a che fare.
Un altro esempio pratico
Per spiegare in cosa consiste la psicoterapia breve strategica possiamo attingere ad alcuni esempi riportati nelle pubblicazioni di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone, due delle personalità di riferimento in questo ambito. Si immagini il caso di un paziente che crede di essere spiato dai vicini di casa e pensa che siano state installate addirittura delle telecamere nascoste per riprendere i suoi comportamenti. Un comportamento psicotico può arrivare a conseguenze molto gravi: minacce dirette ai vicini di casa, o addirittura un trasloco. Il terapeuta può raccomandare l’installazione di faretti nella camera del paziente, così che le presune telecamere possano essere abbagliate. Di fronte all’insistenza dello psicoterapeuta, il paziente arriva ad ammettere che con tutta probabilità aveva inventato ogni cosa. In sostanza, il paziente viene assecondato per mezzo di consigli che in apparenza sono più efficaci ai fini del raggiungimento del risultato auspicato, ma che a ben vedere si dimostrano più gravosi.
Mettere in atto comportamenti funzionali
Una delle dinamiche previste dalla psicoterapia breve strategica è quella che prevede di suggerire al paziente di agire “come se”, così che egli possa rendersi protagonista di comportamenti funzionali. Un esempio: un uomo pensa che un collega in ufficio rubi la sua energia vitale con una calamita. Il terapeuta raccomanda l’impiego di una pellicola trasparente per contrastare l’effetto calamita, e dice al paziente di rivestirsi con il cellofan sotto gli indumenti. A quel punto la paranoia dell’uomo passa, e il terapeuta gli domanda di riflettere su come avrebbe agito con il presunto ladro di energia vitale se questi fosse stato un soggetto timido.
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