Meditazione tibetana: come si fa e benefici
Quando si parla di meditazione, molto spesso si parla anche di meditazione tibetana. Vediamo, quindi, nel dettaglio, di cosa si tratta e quali sono i benefici da essa apportati al nostro benessere psico fisico.
Storia della meditazione tibetana
La meditazione tibetana nasce, come si può facilmente intuire, all’interno della tradizione buddista. Entrando nello specifico, dobbiamo dire che il termine tibetano per definire la meditazione è Gom, che significa familiarizzare.
Già questo spiega molto di questa pratica, che vuole spingere il singolo a familiarizzare con quella che è la propria mente. In che modo? Osservandola e cercando di capire quelle che sono le azioni che la mente compie quando non è disturbata. Durante la meditazione tibetana non si deve fare assolutamente nulla contro la propria mente, perché quello che è importante è lasciare che questa lavori. La si deve osservare come si guarda un film e, pertanto, si deve cercare di svuotare la testa dai pensieri, per entrare in un vero e proprio stato meditativo.
Grazie alla pratica costante della meditazione tibetana si può arrivare a un più alto stadio di concentrazione e consapevolezza della propria persona. Prima di entrare nel dettaglio, si deve sottolineare qualche altro punto saliente di questo tipo di meditazione e si deve far presente del fatto che, sebbene nella tradizione buddista la meditazione sia il fondamento di ogni religione, nella realtà dei fatti va abbondantemente al di là del dogma religioso, dato che si manifesta come utile mezzo per liberarsi dalle oppressioni della mente.
Si deve altresì sottolineare che in Europa è molto presente il Buddismo tibetano e nello specifico la corrente della Via del diamante, nella quale il Maestro ha un ruolo fondamentale, perché porta il novizio sulla strada di quello che viene indicato come diamante, che altro non è che l’indistruttibilità.
Questa corrente nasce in India a cavallo tra il VI-VII secolo d.C. e si notano in essa i principi del tantrismo ma anche dello sciamanesimo e del Buddhismo.
Meditazione tibetana: la tecnica
Dobbiamo iniziare con il dire che ci sono diverse tecniche di meditazione tibetana e, pertanto, si deve cercare di capire per lo meno quelle più utilizzate. Perché ne esistono diverse? Perché diversi sono gli aspetti della mente che si devono andare a scandagliare e con i quali si deve prendere dimestichezza.
Pertanto, si deve sottolineare che la tecnica della meditazione tibetana si basa su un percorso che mira a portare la nostra mente verso una visione realistica dell’universo che ci circonda. In questo modo, si cerca di prendere coscienza dei propri limiti, cercando di migliorarsi.
Si possono, quindi, dividere in gruppi le varie tecniche di meditazione tibetana. Sostanzialmente esistono due categorie principali che sono: meditazione stabilizzante e meditazione analitica.
Nel dettaglio, la meditazione stabilizzante è quella che ci permette di sviluppare al meglio quella che è la nostra capacità di concentrazione su un preciso punto. Detto questo, si capisce che si tratta di un requisito fondamentale per ottenere qualche risultato nella pratica.
Nello specifico, questo tipo di meditazione viene definita samatha e si basa su quella che è la consapevolezza del respiro. In poche parole, per una fase di almeno 15 minuti, si devono osservare le varie fasi di inspirazione ed espirazione, in modo da avvertire il respiro che entra ed esce dal nostro corpo. In tal modo si può portare qui la propria attenzione, in modo tale da distoglierla da sensazioni e sentimenti negativi, quali, ad esempio, rabbia, ansia, rancore o anche invidia. Il respiro, quindi, è il primo strumento da utilizzare in questo processo meditativo.
La meditazione analitica, invece, va a stimolare quello che è il pensiero creativo che tanto influisce su quello che è il nostro sviluppo. Sebbene non se ne colga immediatamente l’importanza, è bene sottolineare che si tratta di un punto di strategica importanza al fine di ottenere quella che è una reale coscienza intuitiva che si deve utilizzare per capire a fondo quella che è la realtà delle cose. Attraverso questa particolare tecnica di meditazione, altresì nota come meditazione vipassana, si arriva alla consapevolezza del proprio essere ma anche del proprio corpo e, proprio per questo motivo, si può praticare in qualsiasi momento, per cercare di rimanere sempre presente a se stessi e consapevoli.
Benefici della meditazione tibetana
Quali sono i benefici della meditazione tibetana? La prima risposta da dare è che ci sono davvero tanti benefici e, pertanto, praticarla è cosa buona e giusta. Si tratta di un mezzo molto utile, da utilizzare in caso di disturbi differenti come, ad esempio, stress, ansia, nevrosi e anche nervosismo che sono i grandi mali del nostro tempo.
Inoltre, questo tipo di meditazione è molto utile anche per chi ha problemi di concentrazione e, pertanto, permette di riacquistare calma e pace interiore, andando a superare diversi problemi della vita quotidiana.
Dobbiamo anche dire che la meditazione tibetana è molto utile per chi desidera ritrovare la propria calma e la propria serenità o per chi desidera riequilibrare la propria sfera mentale. La qualità della vita, in questo caso, può essere nettamente migliorata da questo tipo di pratica che, in ogni caso, va a calmare la mente.
Si deve cercare di mettere da parte quelle che sono le emozioni e i problemi che possono turbare la quiete della propria mente, per cercare di andare a calmare la situazione e l’animo.
C’è anche da dire che, stando a quanto visto con diversi studi specifici, questo tipo di meditazione aiuta a sostenere al meglio quelli che sono gli effetti collaterali delle terapie anti cancro, come radioterapia e chemioterapia. Stanchezza, vomito, nausea vengono in qualche modo placati e il corpo risponde meglio alle terapie in questione, che possono salvare la vita.
La meditazione tibetana, inoltre, migliora la qualità del sonno e, pertanto, risulta essere molto utile per chi soffre di insonnia o, comunque, ha difficoltà di concentrazione.
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