Strumenti chirurgici, i più delicati ferri del mestiere
Tutti noi abbiamo visto, almeno una volta in tv, un medico alle prese con gli strumenti chirurgici, intento magari a procedere con una operazione chirurgica. In questa delicata branca, infatti, la manualità dell’operatore è fondamentale, tanto quanto importante è la gestione corretta dello strumentario a disposizione.
Come spiega l’etimologia stessa della parola, nella chirurgia è fondamentale il lavoro delle mani del medico che si trova a intervenire sul paziente. E dunque, a maggior ragione, delicato è anche il compito delle sue appendici, gli strumenti che il responsabile e la sua equipe dovranno impiegare nel corso dell’operazione, ciascuno caratterizzato da proprietà, caratteristiche e modalità d’uso differenti e specifici, che possono ottenere effetti come ad esempio la modifica dei tessuti biologici o consentire l’accesso per la loro visualizzazione.
Distinzione in categorie
A livello generale, la strumentazione chirurgica si divide in quattro grandi categorie: riconosciamo infatti quelli taglienti, quelli emostatici, e poi ancora quelli da presa e i divaricatori. Per uno specialista è decisivo padroneggiare bene le proprietà di tutti gli accessori che vengono allestiti sul carrello chirurgico, e ovviamente è basilare anche conoscerne e riconoscerne il nome, le varianti, le misure e le dimensioni, oltre che saper valutare il corretto impiego nelle varie fasi di un intervento chirurgico. Non a caso, anche l’OMS consiglia di prepararsi a un intervento stilando una checklist delle operazioni da compiere, a cominciare proprio dal controllo e dalla sterilizzazione dei ferri del mestiere.
Come sono fatti
Tra i criteri da prendere in esame nella valutazione della validità di uno strumento chirurgico ci sono alcuni parametri di base, come il materiale, il peso, la forma e la resistenza. Per quanto concerne il materiale, ad esempio, quello abitualmente più in uso è l’acciaio inossidabile, ma non vanno tralasciati ferri in plastica, titanio, metallo cromato o porcellana: in ogni caso, decisive sono la leggerezza e la maneggevolezza di questi strumenti chirurgici, che devono essere adeguati alle necessità dell’intervento.
Bisturi, forbici e pinze
Tra i ferri, quello più “famoso” è forse il bisturi, lo strumento che serve a tagliare la cute e altri tipi di formazioni anatomiche, consentendo al chirurgo di raggiungere le formazioni anatomiche sottostanti o asportarne alcune parti. Questo affilato dispositivo può essere di varie forme e dimensioni, in grado di supportare anche diverse tipologie di lame, da quelle più piccole e sottili (ideali per incisioni di piccole aree e non particolarmente tenaci) a quelle più precise, necessarie ad interventi particolari (come in ambito di chirurgia plastica).
Altrettanto importanti sono poi le forbici, strumento da taglio per agire a profondità differenti, e perciò disponibili in versione retta o curva, con lame di lunghezze differenti; esse vengono impiegate per sezionare strutture anatomiche robuste e per tagliare i fili di sutura od altro materiale. Passando alle altre tipologie di strumenti vanno citate le pinze, munite di presa dentata, che vengono impiegate nella prima fase dell’intervento chirurgico, ossia nell’incisione, e nell’ultima parte, quella della sutura. Fondamentali anche le pinze da presa, che servono ad afferrare e spostare i tessuti con azione atraumatica e a scarso effetto lesivo del morso.
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