Tireotropina: valori soglia, conseguenze e disfunzioni
La tireotropina comunemente abbreviata in TSH (acronimo inglese di thyroid-stimulating hormone) è un ormone prodotto da una ghiandola situata nel cranio, ossia l’ipofisi, che condiziona il funzionamento della tiroide. Quest’ormone viene rilasciato quando l’organismo umano viene sottoposto ad un pesante stress sia fisico che psicologico.
Per capire cos’è e quanto importante sia la tireotropina, bisogna cercare di capire il funzionamento della tiroide, ovvero della ghiandola situata davanti la trachea, proprio nel collo. Gli ormoni prodotti dalla tiroide si spargono in tutto il corpo attraverso la circolazione sanguigna, svolgendo compiti quali la regolazione della temperatura corporea ed il mantenimento dell’organismo in equilibrio.
Dunque bisogna tener conto dei valori di TSH, che a prescindere che siano alti o bassi aiutano a comprendere se la tiroide sia in ottime condizioni e stia facendo il suo lavoro. Questi valori vengono espressi con una specifica unità di misura, ossia mlU per litro che corrisponde a millesimi di unità internazionali di attività biologica per litro di sangue.
Quali sono i valori di riferimento della tireotropina?
Per i bambini, fino in età adolescenziale, il valore (mlU per litro) minimo deve essere compreso tra 0.7 e 1.7, mentre il valore massimo può variare a seconda delle età: per i bambini appena nati la massima è 39, per i bambini nati da poche settimane è 9.1, infine per i bambini nati da qualche mese la massima è 27.
Diversa è la situazione per gli adulti, dove il valore minimo consentito è sempre 0.4, mentre il valore massimo varia a seconda dell’età del soggetto: per gli under 60 la massima è di 4.2, mentre per gli over 60 a massima è di 8.9.
Quando si esegue l’esame del TSH, bisogna tener conto anche di altri due tipi di ormoni, che sono collegati con le attività della tiroide proprio come il TSH: il T3 (triiodotironina) ed il T4 (tiroxina). Questi due ormoni sono collegati e spesso in contrasto con il TSH, ma nel caso in cui ciò accada, possono manifestarsi quattro situazioni differenti collegate a possibili disfunzioni.
Nel caso in cui si verificasse un valore basso di TSH con dei valori alti T3 e T4, siamo di fronte ad un caso di ipertiroidismo, ossia un’attività eccessiva della tiroide. L’ipertiroidismo si categorizza in: subclinico, quando i valori di T3 e T4 non sono ancora tanto alti da descrivere l’ipertiroidismo come pericoloso; conclamato, quando i valori di T3 e T4 sono eccessivamente alti e la situzione è da ritenersi pericolosa.
Nel caso in cui si verificassero i parametri opposti a quelli dell’ipertiroidismo, ossia un valore alto di TSH con dei valori bassi di T3 e T4, in questo caso si tratta di ipotiroidismo ovvero un’attività inefficiente della tiroide. L’ipotiroidismo si suddivide, anch’esso, in subclinico se i valori sono tali da avere la situazione sotto controllo ed in conclamato per situazioni gravi. L’ipotiroidismo può essere la causa di carenza di iodio, infezione virale o un cattivo sviluppo della ghiandola in età adolescenziale.
Sintomi e conseguenze
L’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo sono facilmente raggiungibili tramite semplicissimi esami del sangue, ciò significa che risulta più semplice per quei soggetti abituati a fare dei prelievi per controlli di routine scoprire di essere affetti da una di queste due patologie.
Per coloro che non effettuano periodici esami del sangue invece è possibile riconoscere una disfunzione della tiroide anche dai sintomi, in quanto non siamo di fronte a delle malattie asintomatiche. Ma nonostante siano entrambe patologie che colpiscono la tiroide, presentano sintomi differenti.
In caso di ipotiroidismo, i sintomi più rilevanti sono: brividi di freddo, aumento di peso, stanchezza e nel caso delle donne, mestruazioni abbondanti. In caso di ipertiroidismo, i sintomi più rilevanti sono: nervosismo, ansia, tachicardia, diarrea, sudorazione eccessiva e perdita d peso.
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