
Anedonia cos’è e come si cura
Negli ultimi anni il termine anedonia si è sempre più definito tanto da rientrare tra i criteri diagnostici di psicologia del DSM-III, tale patologia fa parte dei disturbi dell’umore, in quanto permette di distinguere le diverse forme di depressione.
L’anedonia, in psicologia, è un disturbo mentale che rende l’uomo che ne è affetto incapace di provare piacere o appagamento per attività comunemente ritenute piacevoli come ad esempio dormire , nutrirsi, la sessualità o le relazioni sociali. È possibile suddividere l’anedonia in tre categorie a seconda dell’area che crea disinteresse nella persona che ne è affetta, ovvero: sociale, fisica e mentale, quest’ultima divisa in diversi ranghi quali anedonia musicale, sessuale, etc.
Anedonia etimologia del termine
Il termine anedonia deriva dal greco ed è composto dal prefisso negativo “an” e da “hedone” che significa piacere, ovvero assenza di piacere. Il termine venne coniato verso la fine dell’800 dallo psicologo francese Théodule Ribot per indicare un termine che avesse il significato opposto di edonia, ossia quella dottrina morale che ha come base la continua ricerca positiva della felicità. Con anedonia si descrive invece una insensibilità patologica nel provare piacere, disturbo diffuso in molte delle patologie psichiatriche.
Con anedonia sociale si intende un disinteresse nei confronti delle relazioni sociali, dunque fare amicizia, creare legami, innamorarsi. Questo tipo di anedonia sfocia, nella quasi totalità dei casi, in depressione ed apatia; con anedonia fisica, invece, si intente un disinteresse nei confronti di tutti quegli atti piacevoli che vengono compiuti fisicamente col proprio corpo, come ad esempio mangiare un pasto caldo, avere rapporti sessuali con una donna, praticare qualche sport.
Questa categoria di anedonia, generando un’assenza di interessi e stimoli, può sfociare in insonnia e forte appetito. Con anedonia mentale infine si intente una mancanza di interesse nei confronti di tutte quelle attività che vengono svolte con la mente, come ad esempio guardare un film, seguire spettacoli teatrali o ascoltare musica.
Ciò che non è stato ancora puntualizzato è che l’anedonia più che un vero e proprio disturbo mentale, è un sintomo di disturbi mentali. I più importanti disturbi mentali che hanno come sintomo l’anedonia sono: schizofrenia, demenza, autismo, Parkinson e bipolarismo. Ma il dato impressionante è che dei soggetti affetti da morbo di Parkinson, più del 40% di essi manifesta sintomi di anedonia.
In ogni caso, risulterebbe quasi scontato affermare che l’anedonia genera abulia verso qualsiasi attività e rende introversa qualsiasi persona ne sia affetta. Ciò accade perché l’incapacità di provare piacere rende le persone mentalmente disturbate, generando pensieri negativi ragion per cui può causare forme depressive anche importanti. L’anedonia annulla tutti i soggetti che ne sono affetti, portando i pazienti all’interno di un buco nero da cui sembra impossibile uscirne.
Anedonia trattamento e cura
Da un punto di vista filosofico, si può paragonare l’anedonia ad un’interminabile ed ineluttabile ricerca della felicità, ed un continuo senso di insoddisfazione e frustrazione. Questo perché in diversi casi i pazienti che sono affetti da anedonia sanno come ottenere piacere e gratificazione dagli eventi, ma nonostante ciò non riescono ugualmente ad arrivarci. Questo l’insoddisfazione porterà il paziente ad etichettarsi come malato e ad allontanarsi da tutto ciò che lo circonda e da qualsiasi interazione sociale, ecco perché tenderà ad isolarsi e circondarsi di negatività.
Essendo l’anedonia un disturbo mentale i trattamenti di cura prevedono la consultazione di medici professionisti psicologi e psichiatri, sono assolutamente necessarie le sedute, il dialogo è ideale per il trattamento dell’anedonia ma soprattutto l’uso di psicofarmaci quando necessario. Il principale scopo delle sedute psichiatriche è trovare la ragione che annulla il piacere e la gratificazione, per cercare di indagare a fondo sulla psiche della persona e ritrovare se stessi, ed aiutare il paziente nel percorso di guarigione.
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