Sangue occulto nelle feci: le possibili cause
Può capitare che nelle proprie feci ci sia la presenza di sangue occulto che non possono essere viste a occhio nudo e, pertanto, richiedono una specifica analisi in laboratorio, ossia di un test di screening per la ricerca del tumore del colon retto che è preferibile fare a scopo preventivo ogni anno, a partire dai 45 50 anni.
Ma quali sono le cause del sangue occulto nelle feci e cosa comporta?
Le possibili cause
Tra le possibili cause della presenza di sangue occulto nelle proprie feci ci sono morbo di Crohn, diverticolite, colite ulcerosa e, ancora, ulcera al duodeno o gastrica, fistole anali, varici esofagee, emorroidi, ragadi anali.
In poche parole, ogni tratto digestivo può essere sede del sanguinamento e questo significa che è, innanzitutto, capire la zona di provenienza del sangue per capire di che patologia si tratta e come deve essere interpretato questo campanello d’allarme.
Si va da patologie non gravissime, come le emorroidi, a patologie ben più gravi, come il tumore e, pertanto, cercare di individuare la causa aiuta anche a trovare la connessa soluzione e cura al problema.
Come detto, lo screening test è importante proprio al fine di scongiurare la presenza di un tumore colon rettale ed è, perciò, vivamente consigliato farlo. Attualmente, nel nostro paese, si registrano ogni anno circa 46.000 nuovi casi di tumore al colon o al retto e di questi 15.000 portano alla morte.
Facendo il test del sangue occulto nelle feci si può agire in maniera repentina sulla patologia, in caso di esito positivo, e cercare di debellarla. Questa tipologia di tumore incomincia a manifestarsi con degli adenomi, altresì noti come polipi, che possono trasformarsi in tumore entro 10-15 anni dal momento della comparsa: la diagnosi precoce, quindi, permette di intervenire per tempo, aumentando le aspettative di guarigione.
Ricercare il sangue occulto
Nello specifico, la ricerca di sangue nascosto nelle feci si fa attraverso due diverse tipologie di test. Il primo è il test al guaiaco, noto anche come gFOBT, e il test immunochimico, o iFOBT. Ogni metodo ha la sua modalità di raccolta del campione e, naturalmente, di esecuzione.
Nello specifico, nel primo caso, ossia nel test chimico al guaiaco, si utilizza un agente chimico capace di reagire con l’attività perossidasica dell’emoglobina. Tuttavia, c’è da dire che questo test può provocare dei casi di falsi positivi, dato che questo agente agisce anche con alcune sostanze alimentari.
Al fine di scongiurare questo pericolo, pertanto, è consigliabile non mangiare, nei giorni precedenti l’esame, carni rosse, salumi, rape, rafano, pesce e non assumere colchicina o sostanze antiossidanti, così come si devono evitare anche alcolici, cibi ricchi di vitamina C e integratori di ferro.
In ogni caso, per questo esame vengono raccolti tre differenti campioni in tre differenti giorni, in modo tale da aumentarne l’efficacia. Il test immunochimico, invece, viene definito di seconda generazione, dato che è utilizzato un agente che agisce sono con l’emoglubina umana e, pertanto, la possibilità di falsi positivi è molto più remota.
Con questo esame si rileva esclusivamente la presenza del sangue occulto che proviene dal colon e dal retto, che dimostra che si è in presenza di patologie quali polipi, tumori, diverticoli, emorroidi, ragadi, angiodisplasie.
Si tratta, quindi, di un esame più specifico e che non richiede l’astensione da alcuni cibi e sostanze nei giorni precedenti.
Esame positivo: cosa significa?
Prima di entrare nel dettaglio, c’è da dire che su un campione di 100 persone che si sono sottoposte all’esame, in media circa 5 hanno un esito positivo e, anche in questo caso, non significa che si tratti necessariamente di tumore al colon o al retto o, anche, di polipi.
In molti casi, infatti, il sangue occulto rilevato da suddetti test è causato da emorroidi, ulcere, fistole, malattie infiammatorie del tratto interessato, diverticoli ecc. Qualora il test risulti positivo è importante fare un ulteriore approfondimento, quale la colonscopia.
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