Che cos’è l’atelofobia: quali sono le cause e quali i rimedi
Patologia sempre più frequente nella popolazione di tutte le età è l’atelofobia, capita spesso di guardarsi allo specchio e di trovare mille difetti piuttosto che pregi che possano farci distinguere dalla massa. La speranza di avere una bocca più carnosa, il naso più piccolo o gli zigomi più alti potrebbe trasformarsi in un’ossessione. La ricerca della perfezione può diventare patologia, e prende il nome di atelofobia. Ma quali sono le cause e quali i rimedi?
Atelofobia: che cos’è
L’etimologia della parola atelofobia deriva dal greco “atelès”, imperfetto o incompleto e dalla parola “phòbos”, ovvero paura, da tali termini deriva il nome di atelofobia quindi la mancata accettazione di sé stessi e del proprio aspetto fisico e di conseguenza la ricerca della perfezione, soprattutto quando questa diventa un’ossessione.
Quando il sentirsi inadeguati diventa invalidante per la propria vita, allora si può parlare di atelofobia. Questo disagio però non interessa esclusivamente l’aspetto fisico, ma anche la propria personalità e il proprio ruolo sociale, soggetti che soffrono di atelofobia vogliono essere perfetti in tutto, sia dal punto di vista fisico che prestazionale.
Gli obiettivi da raggiungere sono sempre altissimi, dai risultati a scuola o all’università, nelle prestazioni sportive, al lavoro, nel rapporto con i familiari, ma tutto però è dettato da una forte insicurezza nelle proprie capacità.
Al giorno d’oggi, dove l’immagine è considerata fondamentale per avere successo, chi non si sente all’altezza o ha una visione distorta di sé, non riesce a vivere serenamente i propri rapporti personali e professionali.
Soggetti maggiormente colpiti
A soffrirne con maggiore incidenza sono proprio le donne, che devono spesso fare i conti con la sensazione di essere giudicate per il proprio aspetto estetico, ma soprattutto personale e professionale. Sono proprio le donne ad avere una maggiore insicurezza soprattutto data dal ritrovarsi imperfette e con mille difetti, tanto da far sviluppare un’ossessione atelofobica.
L’atelofobia è la ricerca di una perfezione che non esiste, la paura di non sentirsi mai abbastanza sia dal punto di vista estetico che sociale o professionale, tale senso di inadeguatezza diventa angoscia e preclude molti aspetti della vita quotidiana.
Per molte donne atelofobiche questo problema risulta invalidante soprattutto dal punto di vista delle relazioni sociali. Secondo alcune ricerche sono sempre di più le donne che sono colpite da questo malessere, e il risultato è che sempre più donne ricorrono alla chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto e sentirsi perfette agli occhi di chi le guarda.
Come riconoscere l’atelofobia
Chi soffre di atelofobia può essere colto da attacchi di panico, crisi d’ansia, depressione, tachicardia, tremore, difficoltà di respirazione. Altri sintomi potrebbero essere l’eccessiva sudorazione in situazioni di disagio, nausea, secchezza delle fauci, confusione mentale, tensione muscolare, iperventilazione fino ad una vera e propria sensazione di angoscia.
Un chirurgo serio, di fronte a una donna che chiede un intervento al naso o al viso, senza averne oggettivamente bisogno, dovrebbe saper riconoscere i segni dell’atelofobia e non incentivarla a farlo.
Quali sono le cause
L’atelofobia potrebbe essere legata a delle relazioni molto significative che potrebbero aver influenzato la vita della persone che ne sono affette. Ad esempio chi soffre di atelofobia potrebbe aver avuto un genitore particolarmente esigente, che l’ha spinto a perseguire obiettivi impossibili da raggiungere.
Come curarla?
Per tenere sotto controllo l’atelofobia potrebbe essere necessario fare un lavoro su sè stessi, cercando di rilassare la mente e cercare di accettarsi senza necessariamente pretendere troppo da sé stessi, magari con l’aiuto di uno specialista.
In alcuni casi potrebbe essere utile parlare con uno psicoterapeuta, per elaborare l’origine di queste paure e imparare a controllarle. Alcuni pazienti hanno trovato utili l’ipnosi, le terapie di auto-controllo e le tecniche di rilassamento. Solo in alcuni casi gravi si è reso necessario il trattamento farmacologico, con la somministrazione di ansiolitici.
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