Dismorfofobia: che cos’è, le cause e i sintomi
Alcune volte, l’insoddisfazione verso il proprio viso o il proprio corpo arriva a livelli estremi, sfociando in un vero disturbo con annesso pensiero ossessivo, capace di danneggiare la vita e la salute mentale dell’individuo che ne soffre. Il disturbo in questione viene definito in maniera tecnica come dismorfofobia e da oltre un secolo è riconosciuto come una vera e propria patologia psichiatrica.
Dismorfofobia: di cosa si tratta
Come poc’anzi detto, la dismorfofobia è riconosciuta come una vera e propria patologia psichiatrica, grazie al lavoro di Emil Kraepelin, psicopatologo tedesco che per primo ne parlò in questi termini. In un primo momento, venne annoverata semplicemente tra le nevrosi compulsive, per poi essere definita come ossessione vera e proprio scatenata dalla vergogna del proprio corpo.
In linea di massima, questo disturbo rientra a pieno titolo nella categoria di quelli che vengono definiti disturbi somatoformi, che solitamente non hanno alla base una vera e propria patologia organica e, pertanto, sono del tutto ingiustificati dal punto di vista pratico. Banalmente, si può dire che in questi casi si ha una vera e propria immagine distorta del proprio corpo e questo genera una maniacale attenzione verso questo aspetto. Ogni minimo difetto, reale o presunto, viene ingigantito tanto che si arriva a pensare di essere deformi. Le parti che maggiormente i soggetti che soffrono di questo disturbo detestano sono: addome, naso, capelli, cosce, fianchi, seno, pene, testicoli e da qui si deduce che si tratta di una patologia che colpisce sia uomini che donne, senza alcuna distinzione.
Cause scatenanti della dismorfofobia
Le cause di questa patologia devono essere ricercate nella psiche di chi ne soffre. Tuttavia, si può dire che la causa scatenante del tutto rimane ancora ignota ai più. Guardando i quadri clinici di soggetti affetti da dismorfofobia, però, si possono tracciare dei punti chiave, che accomunano quasi tutte le vicende e che permettono di fare un po’ il punto della situazione. Si è spesso notato che tale disturbo insorge soprattutto in soggetti con disturbi dell’umore, che presentano i chiari sintomi di una depressione, che hanno dei comportamenti ossessivo compulsivi e che hanno, quindi, delle patologie mentali di varia entità.
A tutto ciò si possono aggiungere anche l’insicurezza e la scarsa autostima, tipica dell’adolescenza ma non impossibile da riscontrare anche in età più avanzata. Anche i canoni estetici che ci vengono trasmessi da tv e mondo della moda influiscono sull’insorgere di questa patologia. I problemi fisici, anche minimi o talvolta inesistenti, vengono ingigantiti al punto tale che il soggetto che ne soffre non riesce più a vivere bene e ad avere rapporti sociali.
I sintomi della dismorfofobia
Come riconoscere questa patologia? Grazie a dei veri e propri campanelli d’allarme. Va da sé che il tutto è in primis a livello comportamentale e parte dal fatto che il soggetto si convince di avere un enorme problema fisico, tanto grave da diventare il suo primo e unico pensiero. Tutto ciò si trasforma in una vera e propria ossessione e il pensiero stesso finisce per perseguitarlo. Si arriva a non voler più stare con gli altri, in pubblico, perché si è ossessionati dal proprio difetto e si arriva a pensare di essere discriminati proprio per quello. Volendo fare un esempio, chi soffre di dismorfofobia nei confronti dei piedi può arrivare a non mettere più scarpe aperte o a non andare più a mare pur di non dover mostrare la parte in pubblico.
Le conseguenze della malattia
Alcuni soggetti che soffrono di questa patologia soffrono anche di forte stress e sono tendenzialmente incapaci di tessere delle relazioni sociali, dato che focalizzano la loro attenzione solo ed esclusivamente sul presunto difetto. Pertanto, uno dei rischi maggiori è che tutto questo sfoci in un disturbo antisociale della personalità o, ancora, in un disturbo evitante. Ma non finisce qui, perché in alcuni casi si può finanche arrivare a livelli estremi. Esiste, infatti, una stretta connessione tra dismorfofobia e bulimia e dismorfofobia e anoressia, dato che si cerca di porre fine a quella che viene vista come la deformità del proprio corpo.
Come si nota, si parla proprio di una patologia capace di logorare lentamente il soggetto che ne soffre, che distrugge i rapporti sociali e anche la sua vita con le proprie mani.
Cosa fare per guarire
La terapia dei pazienti che soffrono i questo disturbo deve essere in primis mentale. Per molto tempo si è creduto che la cura e l’approccio di tipo chirurgico verso quello che viene considerato il difetto da debellare fosse il miglior modo possibile per gestire la situazione, ma tutto ciò si è rivelato assolutamente infruttuoso in molti casi.
Quindi, si deve partire innanzitutto dal supporto psicologico, coadiuvato, quando si rivela necessario, anche da terapia di tipo farmacologico. Si devono, infatti, far assumere al paziente degli specifici antidepressivi che siano capaci di agire sui recettori di serotonina.
Solo combinando tutto questo si possono raggiungere dei validi risultati.
Dismorfofobia e anoressia/bulimia
Quando lo specchio diventa un vero e proprio nemico, il salto verso quelli che sono i disturbi alimentari più diffusi è molto facile da fare. Per cercare di accettarsi, il soggetto che soffre di dismorfofobia cade sempre più spesso in disturbi alimentari, diete estreme, fa largo ricorso a palestre ma anche a interventi estetici o chirurgici: il tutto ha un unico fine, che è quello di migliorarsi e di spazzare via quel difetto che spesso vede solo lui. La presunta idea del bello e del perfetto, di quell’ideale da raggiungere a tutti i costi, fa sì che si sfoci in forme depressive nonché in disturbi alimentari, correlati da ansia, senso di inadeguatezza e comportamenti compulsivi.
Si evince che anoressia e dismorfofobia sono strettamente connesse e, pertanto, si deve cercare di far presto nell’aiutare i soggetti che sono ossessionati in maniera seria dal loro aspetto, dal loro peso ecc, al fine di evitare che si ricada in una patologia grave e logorante come quella o qualsiasi altro disturbo alimentare.
Dove farsi aiutare
Esistono vari centri specializzati proprio nella cura di questa patologia. Trattandosi di un qualcosa che parte innanzitutto dal cervello, si deve optare per delle ottime sedute di psicoterapia, per cercare di salvare il salvabile. Se la patologia si trova già in uno stato avanzato, si devono unire alla terapia anche i farmaci, come prima detto, e si deve studiare una strategia di attacco che punti soprattutto all’accettazione del proprio essere e del proprio io esteriore, dato che senza di quella si può solo peggiorare e non di certo guarire. Per tutto ciò che, invece, è connesso o collegato a disturbi alimentari, si consiglia il ricovero presso strutture specializzate proprio in questo tipo di problemi, dato che si tratta di una patologia nella patologia e, in quanto tale, non può essere presa sotto gamba.
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