Il dente cariato: dall’interessamento del solo smalto all’ascesso
Ognuno di noi ha sicuramente avuto a che fare con una carie dentale nel corso della propria vita. Ma come si riconosce? A quali conseguenze può portare? Come bisogna intervenire? Vediamolo insieme
Come è fatto il dente
Un dente è formato da due parti principali: la corona, quella visibile, e la radice, nascosta all’interno della gengiva e inserita nelle ossa mandibolari o mascellari. All’interno del dente si trova la polpa, costituita da tessuti molli, nei quali passano i nervi e i vasi sanguigni. All’esterno esso è ricoperto dalla dentina e quindi dallo smalto, due tessuti duri.
La dentizione definita dell’uomo è formata da un totale di 32 denti: 8 incisivi, 4 canini, 8 premolari e 12 molari, con la funzione prevalente di masticazione e triturazione del cibo, per poter essere trasformato in bolo alimentare ed essere meglio digerito nello stomaco.
I denti possono andare incontro a diverse malattie, di cui la più conosciuta è sicuramente la carie, una degenerazione dei tessuti duri del dente, che può progredire anche fino a creare complicazioni più o meno gravi nei tessuti circostanti.
La carie dentale e i suoi sintomi
Il processo carioso è determinato principalmente da due fattori, un eccesso di zuccheri provenienti dalla alimentazione e la placca batterica non rimossa adeguatamente. Quest’ultima in alcuni soggetti può essere particolarmente aggressiva a causa della presenza di alcuni germi violenti, fra cui il “mutans”, uno streptococco. Nei bambini ed in particolare nei denti da latte gli errori alimentari sono più determinanti dell’igiene nel causare la carie, mentre nell’adulto la colpa è metà e metà all’incirca. Talora alcune malattie metaboliche, immunitarie o una predisposizione genetica può incidere sull’insorgenza della carie dentale.
Possiamo grossolanamente dividere gli stadi della carie in 4 fasi:
- CARIE SUPERFICIALE DELLO SMALTO questa non dà normalmente nessun sintomo. La lesione è solitamente molto piccola, ed è molto difficile poterla vedere ad occhio. Il dentista può riconoscerla mediante i suoi strumenti.
- CARIE CHE INTERESSA ANCHE LA DENTINA questa può non dare sintomo alcuno fino a che non diventa molto profonda, fino a colpire il nervo, oppure si può “avvertire” con la sensibilità al freddo e alle sostanze zuccherine o acide della alimentazione ed anche alla pressione della masticazione. Il dolore di queste carie è in rispondenza ad uno stimolo preciso durante il pasto e passa subito dopo, non dura molto e una volta allontanato lo stimolo (esempio il freddo di un gelato), passa subito, ed è localizzato solo al dente interessato. Raramente perdura dopo l’allontanamento dello stimolo e ancor più raramente si presenta in modo spontaneo, senza che ci sia stato un contatto con le sostanze scatenanti. Se ciò avviene, cioè se dura a lungo o si presenta da solo, allora comincia ad esserci un coinvolgimento ed un risentimento della polpa o nervo. Negli stadi iniziali può essere difficile vederla ad occhio, ma se comincia ad estendersi è facile visualizzare il “buco nero” sul dente.
- CARIE CHE COINVOLGE LA POLPA – Se non si interviene quando la carie è estesa ai tessuti duri del dente, questa può penetrare in profondità fino alla camera pulpare, colpendo i vasi sanguigni e il nervo che vi si trova o permettendo una proliferazione batterica tramite i tubuli della dentina. Nella stragrande maggioranza dei casi ora il dolore è ben presente. Un dente con coinvolgimento infiammatorio della polpa dà dolori molto forti, provocati dal cibo, o dalla masticazione, che poi durano a lungo, o spontanei, specialmente la notte in posizione coricato sul letto per il maggiore afflusso di sangue alla testa, dolori diffusi ai denti vicini o addirittura a quelli di sotto se il dente rovinato è sopra, o viceversa. Sono vere emergenze che non si riescono a fronteggiare con i farmaci e che richiedono solamente l’intervento di urgenza del dentista.
- ASCESSO. A seguito dell’interessamento della polpa è facile una proliferazione di batteri che provocano una infezione dei tessuti intorno al dente e delle gengive, che si gonfiano, si arrossano e provocano molto dolore e febbre. Il dolore è diffuso, viene scatenato solo dal contatto lieve con la lingua, è quasi impossibile alimentarsi e l’intero organismo è profondamente provato ed impegnato a combattere la malattia. Spesso c’è gonfiore dei linfonodi satelliti, come ad esempio quelli laterali del collo o sotto mandibolari, impegnati a produrre anticorpi per contrastare l’aggressione batterica. Un dente in questo stato può spesso essere ancora recuperato con la devitalizzazione dopo un periodo in cui ci si aiuta con farmaci per far regredire dolore ed infezione (temporaneamente, perché se non curato, poi si ripresenta tutto subito dopo la sospensione dei farmaci, sia chiaro). Se il grado di distruzione è eccessivo potrà essere difficile recuperare un dente a questo stadio ed andrà perso.
La prevenzione e gli interventi in caso di carie dentale
La cosa migliore è prendere la carie negli stadi iniziali, cioè quando interessa solo i tessuti duri del dente ed ancora non c’è stato coinvolgimento della materia pulpare o delle gengive. Questo naturalmente è possibile soltanto mediante controlli periodici dal dentista, almeno una volta l’anno, che mediante la visita clinica ed una eventuale ortopanoramica (cioè una lastra dei denti) può riconoscere la carie anche negli stadi più primitivi, quando è difficile da riconoscere, ed intervenire rapidamente in maniera meno invasiva e più duratura.
Inoltre, una adeguata igiene orale e la rimozione del tartaro un paio di volte l’anno, permette di ridurre al minimo i rischi di una eventuale carie.
Purtroppo la cultura preventiva al riguardo nel nostro paese è ancora piuttosto scarsa, e solitamente ci si reca dal dentista solo quando si avverte il dolore, quando cioè la carie ha ormai interessato la parte pulpare, quando è presente già l’ascesso o quando si ha una rottura del dente, nel qual caso l’intervento risulta più invasivo e costoso.
Inizialmente si tenta di recuperare il dente mediante la devitalizzazione del nervo, ma spesso può fallire e si può rendere necessaria la completa estrazione del dente. In caso di ascesso poi sarà necessario eseguire una terapia farmacologica antibiotica per una settimana circa prima di dover intervenire. Se si procede con una estrazione o il dente si rompe lungo la linea cariosa, si può ricorrere anche alla ricostruzione del dente, con costi sicuramente molto elevati.
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