Mutismo selettivo: cause, sintomi e terapia
Il mutismo selettivo è un mondo ancora poco conosciuto, eppure tantissimi bambini soffrono di questo che può essere configurato come un disturbo d’ansia. In cosa consiste e quali sono i sintomi che devono far intuire a un genitore che si tratta di questa patologia e non di altre.
Vediamo insieme come riconoscere questo disturbo e cosa si può fare per riportare il bambino a parlare in tutte le situazioni.
Segni distintivi
Se il proprio bambino a casa risulta essere loquace, spigliato, pieno di vita ma a scuola dicono tutti che si tratta di un soggetto introverso e che non parla, allora c’è qualcosa che non va e potrebbe trattarsi proprio di un caso di mutismo selettivo.
Si deve iniziare con il dire che, come sottolineato, si tratta di un disturbo legato all’ansia: in determinate situazioni, di stress o in cui il bambino non si trova a proprio agio, si smette di parlare.
Tutto ciò, solitamente si manifesta verso i 3 4 anni di età e può durare sin oltre i 10 anni: proprio per questo motivo è importante fare qualcosa per sbloccare la situazione. Attenzione, però, perché questa tipologia di mutismo non si lega in alcun modo con deficit dell’udito o dello sviluppo intellettivo: le cause sono da ricercare altrove.
Molto spesso, a causare tutto ciò è il carattere stesso del bambino che lo porta a chiudersi a riccio dinanzi a persone con le quali non si sente a proprio agio. Un esempio classico che si può fare è quello di mutismo selettivo dinanzi agli insegnanti a scuola, o a estranei che mettono a disagio il bambino che, quindi, non riuscirà a parlare.
In questo modo, il soggetto cerca di sottrarsi alla situazione di stress o di disagio, semplicemente non parlando. In parole povere, si tratta di una sorta di arma che alcuni bambini dal carattere più timido e introverso possono decidere di utilizzare.
Mutismo selettivo: diagnosi e cura
Non trattandosi di una vera e propria patologia, la diagnosi è molto difficile. Tuttavia, si deve cercar di capire in che modo affrontare il problema e, pertanto, è importante cercare di rilevare quali sono le occasioni in cui il bambino parla e quali quelle in cui, invece, mostra sintomi di mutismo.
Ricordiamo ancora una volta che tutto ciò non è sintomo né di ritardo mentale, né di problemi del linguaggio e, soprattutto, non rientra in alcun modo nella sfera del mutismo. Si tratta, inoltre di un qualcosa di transitorio che, con il passare del tempo, tende a svanire da solo e molto raramente si trascina oltre i 10 12 anni.
A questo punto, non trattandosi di una patologia ma solo di un disturbo causato da ansia e stress, ci si deve chiedere cosa si fa in questi casi. A dirlo sono gli esperti in neurospichiatria infantile che solitamente si occupano di questo tipo di problemi.
La prima cosa da tenere a mente è che il bambino che soffre di mutismo selettivo non deve essere in alcun modo sottoposto a pressioni per farlo parlare: tutto ciò potrebbe, infatti, procurare ulteriore stress e andare a peggiorare la situazione.
Il bambino, quindi, deve essere capito e compreso e mai pressato. Queste sono le strategie che si possono applicare in modo tale da rendere più facile il processo di sblocco e la fine del silenzio selettivo.
Il piccolo che soffre di mutismo selettivo deve essere accettato così com’è e non si devono fare pressioni anche perché, come detto, si tratta di un qualcosa di transitorio e, soprattutto, che non va a inficiare in maniera grave la qualità della vita.
Naturalmente, se a tutto ciò si unisce un qualche tipo di disagio psicologico, è bene intervenire per sistemare la questione, ma le cose non sono necessariamente connesse, come sottolineato in precedenza.
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