Musicoterapia: cos’è, finalità e benefici
La musicoterapia assume sempre più valenza in questi ultimi anni, dato che riesce a sbloccare dei canali di comunicazione in individui che, altrimenti, avrebbero non poche difficoltà a comunicare emozioni e quant’altro.
Nel dettaglio, con il termine in questione si intende una disciplina che utilizza la musica, o il suono in generale, come strumento di comunicazione alternativa, dato che si tratta di un qualcosa di non verbale.
Il tutto ha funzione educativa ma anche terapeutica e riabilitativa. Centrale è la figura del terapeuta che utilizza la musica proprio per scavare nel profondo della persona: si mette a punto una sorta di stimolazione che va a toccare diversi sensi e sfere quali quella emozionale e cognitiva.
Il risultato finale, in poche parole, dovrebbe essere quello di un maggiore equilibrio psico fisico.
Nascita della musicoterapia
Volendo chiarire le origini della musicoterapia, si deve inquadrare la nascita della stessa, collocandola tra gli anni ’70 e ’80. Nel nostro Paese, il primo luogo che ha ospitato un corso specifico è stato la Cittadella Christiana di Assisi.
Tuttavia, è nella cultura anglosassone che tutto ciò si è sviluppato per la prima volta, grazie anche all’intervento di esperti del settore musicale e non solo.
In un primo momento, si è cercato di distinguere la musicoterapia in due filoni, ossia quello passivo, che prevede l’ascolto di brani musicali registrati, e quello attivo che, invece, prevede un vero e proprio processo di creazione della musica e da tutto ciò sono nati i primi corsi di musicoterapia.
E’ molto importante notare che, per accedere a questi corsi non è necessario avere conoscenze musicali e, proprio per questo motivo, ben presto i corsi si sono aperti a professionisti di diverse discipline che hanno voluto testare questo nuovo modo di curare la psiche umana.
Musicoterapia applicata
Rimane da chiedersi, quindi, in che casi può essere utile la musicoterapia. Per rispondere a questa domanda, si può incominciare con il dire che questo nuovo strumento può essere utilizzato a livelli differenti, che vanno dalla terapia alla riabilitazione, passando per l’insegnamento.
Applicazioni pratiche si possono avere nei campi della psichiatria e della neurologia. Nello specifico, in casi di ritardo mentale, demenze varie e morbo di Alzheimer, autismo infantile, psicosi, disturbi dell’umore e disturbi alimentari, la musicoterapia può fare tanto, andando ad agire proprio sul sistema delle emozioni e della psiche.
Lo stesso si può dire nel caso di disabilità motorie, disturbi somatoformi e, ancora, morbo di Parkinson. In tutti questi casi, la musicoterapia dà i suoi frutti, perché va a sbloccare dei meccanismi che, altrimenti, rimarrebbero bloccati. Naturalmente, non ci si cura da soli, ma sono necessarie delle figure professionali ben precise.
La figura del musicoterapeuta
In tutto questo gioca un ruolo importantissimo il musicoterapeuta, che è importante al pari del paziente. Si tratta di una figura professionale con alle spalle una solida formazione.
Quello che, probabilmente, non tutti sanno è che questa figura professionale è, il più delle volte, in possesso di una laurea in medicina, ma vanno bene anche lauree in psicologia, scienze della formazione nonché il diploma conseguito al conservatorio, con annessa specializzazione in musicoterapia.
Il suo compito è quello di scavare nel passato del paziente e di capirne le difficoltà che questo incontra nella vita quotidiana, magari a causa della sua patologia fisica o mentale. Solo riuscendo, attraverso la musica ascoltata o creata, a superare questi blocchi si può guarire da situazioni difficili.
L’importanza di questa figura viene sempre più riconosciuta dato che non è raro trovare dei master o dei corsi di laurea finalizzati proprio alla specializzazione in musicoterapia. Un valido esempio è l’Università Roma 3, che organizza un ottimo master in artiterapie.
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