Quali sono le tendinopatie più comuni: cause e terapie
Le tendinopatie sono patologie che interessano i tendini. Solitamente si è in presenza di una tendinopatia quando si manifesta un’infiammazione della guaina che avvolge il tendine, ovvero una peritendinite, quando c’è una degenerazione del tendine, in caso di tendinosi, quando si ha una rottura del tendine o quando si infiamma una borsa tendinea. Oggi vi spiegheremo meglio quali sono le cause, le terapie e quali sono le tendinopatie più comuni.
Cosa sono i tendini
I tendini sono il legame che unisce le ossa ai muscoli, sono indispensabili al movimento. Collegano questi due elementi tramite due giunzioni, quella osteo-tendinea e quella muscolo-tendinea. Visto che sul tendine pesa la forza generata dal muscolo, è fondamentale che siano robusti.
Il tendine però non si rigenera. Una volta che si lesiona ha bisogno di tempi molto lunghi, molto di più rispetto ai muscoli, per recuperare i danni.
Le tendinopatie
Le tendinopatie sono delle patologie che riguardano i tendini e le zone limitrofe. Le tendinopatie comprendono le tendiniti, ovvero le infiammazioni. Potrebbe trattarsi di peritonio, quando ad infiammarsi sono le guaine connettive del tendine, quando ad infiammarsi è la guaina sinoviale che riveste il tendine, si parla di tenosinovite. La tenoperiosite è invece l’infiammazione della giunzione tra tendine e osso, infine la tendinosi, che colpisce soprattutto gli anziani e coloro che sono sottoposti a sforzi eccessivi. Quest’ultima infatti è un processo degenerativo cronico del tessuto, che a lungo andare diventa più fragile e perde tonicità.
Le classificazioni delle tendinopatie
Le tendinopatie possono essere classificate, in base al loro quadro clinico di manifestazione e possono essere: peritendiniti, quando ci si trova di fronte a fenomeni infiammatori a carico di foglietti peritendinei ma senza coinvolgimento alcuno delle strutture tendinee vere e proprie, tendinosi pure, quando si ha una degenerazione vera e propria della struttura tendinea alla quale possono combinarsi anche fenomeni di metaplasia osteo-cartilaginea, tendinopatie inserzionali, quando ci sono processi degenerativi a carico dell’inserzione osteo-tendinea.
Infine, le tenosinoviti che, come abbiamo già detto, sono processi infiammatori e degenerativi a carico delle guaine sinoviali. Tali tendini sono quelli di pertinenza dei muscoli della mano, del piede, del polso e delle articolazioni metacarpo-falangee.
Le cause
Non è sempre facile risalire alle cause della tendinite. A volte può esserci il logoramento dovuto al tempo che passa. Infatti, dopo i 30-35 anni i tendini diventano più fragili, anche perché la vascolarizzazione inizia a ridursi. Quindi qualunque cosa, da uno sforzo, una malattia o un’infezione, rischia di danneggiarli. Anche un esercizio ripetuto o fatto in maniera scorretta, magari in palestra, può essere dannoso. O ancora, un’attività sportiva intensa, magari dopo un lungo periodo di inattività. Quando avviene una lacerazione si manifesta una sensazione di schiocco, seguita da un dolore molto forte e una successiva inamovibilità dell’arto interessato.
Altre cause potrebbero essere l’artrite, il lupus o la sclerosi sistemica. Lo stesso vale per un eccessivo colesterolo nel sangue, soprattutto per le donne giovani.
Un’altra causa potrebbe essere una malattia metabolica. Infatti, sembrerebbe che queste ultime influenzino le tendinopatie. Le più comuni: diabete, obesità, patologie della tiroide, ipercolesterolemia e altre disfunzioni endocrine.
Quali sono le parti più colpite
Le parti più soggette alle tendiniti sono le spalle, i gomiti, le ginocchia, le mani, i piedi, i polsi e le caviglie. Quando il dolore colpisce il gomito, il dolore si manifesta nella zona dell’avambraccio, nella parte più esterna e si acutizza soprattutto in occasione di una rotazione o quando cerchiamo di prendere qualcosa. Nel caso della spalla coinvolge i rotatori dell’articolazione, nel ginocchio invece è la rotula la parte più colpita.
Quando si ha invece una tendinite al polso, alle mani o ai piedi, il dolore colpisce il flessore radiale, il flessore delle dita, l’abduttore lungo e il pollice.
Altre forme di tendinite sono il tendine di Achille, proprio sopra il tallone, e gli adduttori, quando il dolore si verifica nella zona dell’inguine.
La lacerazione del tendine invece interessa soprattutto soggetti che hanno superato i 35 anni e hanno un’attività sportiva intensa ad alti livelli, come ad esempio ex atleti.
Come riconoscerla
In genere una tendinopatia si riconosce per il dolore. Non si riesce più a muovere la parte colpita. Solitamente il dolore è accompagnato da gonfiore e tumefazione.
Al contrario, se non c’è riversamento di liquidi, ci si trova in presenza di una frizione, che si avverte durante il movimento. Questa frizione si può sentire avvicinando uno stetoscopio alla parte interessata.
Ogni tendinite può causare però un differente dolore. Può manifestarsi dopo una palpazione del tendine, durante una contrazione muscolare o nell’estensione passiva forzata di un muscolo collegato a un dato tendine.
In presenza di una tenosinovite si avrà una sensazione come di scatto, nell’articolazione. Questo è dovuto alla difficoltà del tendine a scorrere nella guaina.
Terapie e trattamenti
Solitamente, una volta che si presentano i sintomi, la diagnosi viene eseguita tramite risonanza magnetica, associata ad un’anamnesi del paziente e a un esame clinico approfondito. Questo permette di valutare l’eventuale gravità della lesione. Anche gli ultrasuoni, ovvero l’ecografia, permettono di valutare correttamente una patologia tendinea.
Nei casi meno gravi il problema si può risolvere con un po’ di riposo, di circa 15-20 giorni. Magari meglio se associato ad una terapia farmacologica a base di anti-infiammatori. Nei casi più gravi invece si potrà procedere con infiltrazioni locali di cortisone, associate alle fisioterapia a ultrasuoni.
Quando ci si trova di fronte ad una lacerazione del tendine, di qualsiasi entità, parziale o completa, l’unico rimedio è la via chirurgica.
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