Tumore neuroendocrino, sintomatologia e terapie
Prima di parlare del tumore neuroendocrino è bene specificare di che cosa si tratta: il sistema neuroendocrino è caratterizzato da cellule con qualità tipiche sia delle cellule endocrine sia di quelle nervose. Queste particolari cellule si trovano in tutto il nostro corpo e in moltissimi organi responsabili del corretto funzionamento dell’organismo e il cancro correlato a questi elementi parte proprio dalle cellule e può colpire intestino, polmoni, ghiandole surrenali o timo.
Stiamo parlando di una forma di tumore piuttosto rara e in Italia, in un anno, circa 3-4 persone su 100 mila vengono colpite da questa malattia. Questi tumori sono a bassa incidenza, ma ad alta prevalenza, considerato il fatto che non sono pochi i pazienti che ci convivono per diversi anni.
Una patologia che può essere diagnostica non solo negli adulti e negli anziani (poiché più comune, ma anche nei bambini e negli adolescenti.
I tumori neuroendocrini più frequenti riguardano il tratto gastro-entero-pancreatico, seguiti da quelli all’apparato respiratorio e da quelli della cute, della tiroide, della paratiroide e dei surreni.
Attualmente non è possibile stabilire i fattori di rischio in merito a questa condizione, ma potremmo tenere in considerazione l’età e il sesso maschile, poiché sarebbero proprio gli uomini a rischiare maggiormente rispetto alle donne.
Inoltre, da un punto di vista generico, possiamo dire che i soggetti più a rischio manifestano un sistema immunitario piuttosto debole o presentano malattie ereditarie. Anche chi è affetto da neurofibromatosi di tipo 1 o sindrome di Von Hippel-Lindau possono correre maggiori rischi, come chi viene esposto per troppo tempo all’arsenico o ai raggi solari.
Ciò significa che i fattori scatenanti sono molteplici e non esiste un’unica motivazione responsabile della presenza di un tumore neuroendocrino.
Tumore neuroendocrino: quali sono le tipologie?
Questo tipo di cancro è presente in numerose forme, decisamente diverse tra loro: per questa ragione, non è semplice riuscire a classificarli. Tra i più comuni troviamo quello legato all’apparato digerente, ai polmoni e al timo, ma anche feocromocitoma generato nei confronti delle cellule cromaffini nelle ghiandole surrenali.
Un’altra forma di tumore è collegata alle cellule di Merkel e si forma nelle cellule responsabili della produzione di ormoni, collocate sotto la pelle e i follicoli piliferi. Anche la cistifellea, la vescica, i reni, i testicoli, le ovaie, le vie biliari e la prostata possono essere colpiti da questo tumore, ma ancora più raramente degli altri.
Tumore neuroendocrino: quali sono i sintomi più importanti?
La sintomatologia legata ai tumori neuroendocrini dipende dall’organo colpito, ma è possibile non manifestare alcun tipo di sintomo per diverso tempo, provocando ritardi nei confronti della diagnosi.
Tuttavia, a discapito della parte del corpo intaccata, possiamo trovare mal di testa, pressione alta, febbre, iper o ipo glicemia, incremento del battito cardiaco, vomito, diarrea, sudorazione, perdita dell’appetito, incremento o calo del peso corporeo, rash cutanei, noduli, modifiche delle funzionalità urinarie e intestinali e tosse continua.
Se la patologia dovesse localizzarsi nella zona epatica, si potrebbe avere la sindrome da carcinoide, ovvero diarrea senza sosta, incremento della frequenza cardiaca, pelle arrossata e problemi respiratori.
Tumore neuroendocrino: quali sono le terapie?
Non possiamo stabilire una terapia precisa e mirata, considerato il fatto che stiamo parlando di tumori piuttosto rari e diversificati. Tuttavia, tra le opzioni più efficaci troviamo sicuramente la chirurgia: se il cancro viene rimosso completamente è possibile risolvere il problema una volta per tutte. Inoltre, grazie all’impiego del bisturi, è possibile eliminare anche possibili metastasi o diminuire le dimensioni del tumore.
Per alcune tipologie di tumori neuroendocrini potrebbe essere utile la terapia loco-regionale, ovvero chemioembolizzazione e alcolizzazione o criochirurgia e termoablazione ad alta frequenza. Anche la radioterapia tradizionale è suggerita, ma poco impiegata per curare il tumore: solitamente viene sfruttata per diminuire i sintomi del disturbo in stadio avanzato.
La chemioterapia è l’ultima spiaggia a cui possiamo rivolgerci in questi casi e viene sfruttata come polichemioterapia, ovvero un’unione di più farmaci chemioterapici.
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