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Ipersonnia, sintomi, cause e cura Salute

Ipersonnia, sintomi, cause e cura

Uno stato cronico di sonnolenza nel corso delle ore della giornata può essere un sintomo da non sottovalutare. In alcuni casi, infatti, può sfociare o essere segnale di un importante disturbo del sonno, noto come ipersonnia.

Ipersonnia, la malattia del sonno

Cos’è l’ipersonnia? Si tratta di un disturbo del sonno da non sottovalutare. È importante specificare che lo stato di sonnolenza diurna non rappresenta sempre la spia di questa patologia ma può essere legato a fenomeni passeggeri, quali la mancanza di sonno dettata dal lavoro, dall’insonnia (il contrario dell’ipersonnia) o da altri stati particolari. Proprio per questa ragione si tende spesso a sottovalutare l’ipersonnia, aggravando la situazione. Il soggetto affetto da questa problematica non riesce ad essere vigile per tutta la giornata, può addirittura andare in contro a fenomeni di sonnolenza improvvisa tanto forti da generare colpi di sonno in qualsiasi momento. Riesce ad addormentarsi prima rispetto alle persone che non ne sono affette e, rispetto a queste, ha maggiori difficoltà a risvegliarsi, soprattutto al mattino.

Ipersonnia, quando si verifica

Esistono diverse cause patologiche all’origine di questo fenomeno. La più frequente, in cui l’ipersonnia si fa espressione di un problema ben più serio, è la sindrome delle apnee ostruttive in sonno, a cui si accompagnano anche i disturbi motori in corso di sonno. La cattiva qualità del sonno notturno, data proprio da questi problemi, sfocia di giorno nell’ipersonnia. Altra problematica di cui l’ipersonnia si fa diretta espressione è la narcolessia, una patologia genetica – nella maggioranza dei casi – di cui soffre lo 0,09 per cento della popolazione. Il soggetto affetto da narcolessia soffre proprio di improvvisi attacchi di sonno che possono durare pochi minuti o oltre un’ora e che si manifestano soprattutto nei momenti di relax o durante lo svolgimento di attività monotone.

Ipersonnia idiopatica

Alcuni soggetti, però, possono essere affetti da ipersonnia idiopatica, una patologia che si differenzia dalla narcolessia e che rappresenta essa stessa la patologia. Non è, quindi, espressione di altri problemi e si caratterizza per uno stato cronico di sonnolenza nell’arco della giornata, chi ne soffre non riesce a godere dei benefici ristoratori del sonno. Un problema che accompagna il soggetto nell’arco d tutta la sua vita e da cui è difficile guarire del tutto.

Purtroppo non esistono cure certe, solo alcuni studi recenti hanno dato risultati interessanti, meritevoli di approfondimento. In molti casi questa patologia è disabilitante e interferisce molto con la vita sociale e lavorativa del malato, tanto da generare stati di depressione dati proprio dall’incapacità del soggetto di condurre una vita normale e dalla tendenza della società a stigmatizzare le persone affette da ipersonnia idiopatica o da narcolessia. Questa patologia, così come lo stato depressivo, si manifesta di frequente negli anziani. I ritmi del sonno subiscono importanti alterazioni e l’ipersonnia diventa per molti uno stato cronico che, attraverso frequenti sonnellini diurni, consente un parziale distacco con la realtà e con lo stato di depressione e solitudine in cui vertono molte persone anziane.

Quali rimedi?

Non esistono vere e proprie cure contro i disturbi del sonno, a partire propri da narcolessia e ipersonnia idiopatica. È bene, però, seguire qualche regola dettata dal buon senso, i famosi rimedi della nonna, capace di favorire una migliore qualità del sonno notturno, a beneficio delle ore diurne. La prima cosa da fare è abolire caffè, alcolici e tè. Inoltre, è opportuno attendere la fine della fase digestiva prima di andare a dormire (almeno 3 ore) e seguire per quanto possibile una routine, a partire dall’orario in cui ci si mette a letto. La stanza da letto deve essere buia, per stimolare la produzione di melatonina e il sonno non deve arrivare mentre si guida la tv o si utilizza un tablet o uno smartphone. Tutte le apparecchiature che rilasciano onde elettromagnetiche, infatti, dovrebbero essere lasciate fuori dalla camera da letto.

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