Ansiolitici: cosa sono le benzodiazepine
Dallo Xanax al Valium, gli ansiolitici più famosi e utilizzati sono quelli appartenenti alla classe delle benzodiazepine. Di cosa si tratta e quali effetti genera?
Benzodiazepine, il principio attivo degli ansiolitici
Questo principio attivo è alla base degli psicofarmaci cin una struttura chimica composta dall’unione di un anello di benzenico con uno diazepinico. Si tratta di un elemento scoperto nel 1955, reso disponibile sul mercato nel 1960 e considerato un farmaco prescrivibile in maniera sempre più massiccia nel corso degli anni sessanta e settante. Sono questi gli anni in cui il Valium diventa quasi oggetto d’uso quotidiano nelle case statunitensi. Hanno sostituito a poco a poco i barbiturici perché considerati meno invasivi e con meno effetti collaterali, in realtà non mancano gli allarmi e le ricerche tesi a evidenziare i rischi di un uso prolungato di questi medicinali.
Quando si prescrivono?
Chi può fare uso di questi farmaci? Le applicazioni che trovano i medicinali basati sull’uso di benzodiazepine sono diversi. Noti come ansiolitici trovano la loro prima applicazione proprio nell’intervento su questa patologia. Molto utili anche in caso di insonnia, tensione, attacchi di panico (accompagnati o meno da agorafobia). Vengono prescritti anche in caso di problemi legati a disturbi epilettici o in oresenza di convulsioni. I farmaci a base di benzodiazepine, infine, sono prescritti anche a fronte di manifestazioni psichiatriche o somatiche legate a stati d’ansia o per il sollievo sintomatologico dell’ansia acuta nevrotica o psicotica.
Prima di un esame clinico
È facile che questi particolari farmaci vengano utilizzati anche come sedativi. Vengono, quindi, somministrati a persone che stanno per sottoporsi a esami clinici particolarmente invasivi o a trattamenti esploratici, come nel caso delle gastroscopie. Vengono utilizzati anche per la premedicazione anestetica.
Come si suddividono?
Le benzodiazepine presenti in commercio sono davvero numerose. Come vengono suddivise? Secondo un parametro, noto come emivita plasmatica, riferito alla durata di azione di ogni benzodiazepina. Ecco, quindi, che è possibile parlare di emivita breve o brevissima pari alle 2, massimo 6 ore o di emivita intermedia, pari alle 6 massimo 24 ore. Alla prima classe appartengono le benzodiazepine come il triazolam e il midazolam, alla seconda invece: l’oxazepam, il lorazepam, il lormetazepam, l’alprazolam e il temazepam. L’ultima categoria è quella dei farmaci con principio attivo caratterizzato da un’emivita lunga che va dall’1 ai 4 giorni. Ecco che è possibile annoverare tra questi: il clordiazepossido, il clorazepato, il diazepam, il flurazepam, il nitrazepam, il flunitrazepam, il clonazepam, il prazepam e il bromazepam.
Effetti collaterali
In caso di assunzione di farmaci a base di benzodiazepine è bene consultare con attenzione il foglietto illustrativo presente nelle confezioni. Come tutti i farmaci, infatti, è possibile imbattersi in effetti indesiderati causati proprio dalla somministrazione di queste compresse o gocce. Tra i più frequenti ci sono: la sonnolenza diurna o la sedazione eccessiva, stati confusionali o depressivi, atassia, disturbi della coordinazione.
Perché sono preferiti ai barbiturici
Sono considerati meno tossici dei barbiturici, tanto che a differenza di questi anche in caso di sovraddosaggio non sono noti effetti letali. I rischi, in questo senso, possono però essere legati all’assunzione in contemporanea di sostanze stupefacenti o di dosi eccesive di alcol o farmaci oppioidi.
Attenzione ai sintomi paradosso
Anche gli ansiolitici, come capita ad esempio per gli antidepressivi, nella prima fase di somministrazione possono generare fenomeni noti come sintomi paradosso. Cosa accade? Che proprio quei sintomi che dovrebbero essere tenuti a bada e controllati dallo Xanax o dal Tavor tendono ad accentuarsi. Paradossalmente si è più irrequieti, ansiosi, irritabili e aggressivi. È facile che si registri un aumento di incubi e psicosi, deliri e allucinazioni. Ricordiamo anche che questi farmaci generano dipendenza fisica e psichica, è quindi sempre consigliata un’interruzione graduale del trattamento.
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