Betabloccanti, cosa sono ed effetti collaterali
Sempre più spesso, anche nelle pagine di medicina online, capita di imbattersi in articoli che o esaltano le proprietà dei betabloccanti o ne evidenziano gli effetti collaterali: cerchiamo dunque di capire di più su questi farmaci e sulle loro proprietà.
Sono generalmente poco costosi e utili a combattere un’ampia serie di problematiche come la pressione sanguigna, insufficienza cardiaca e angina, oltre che per curare il glaucoma, l’ansia e l’emicrania.
Ma non tutti gli esperti sono concordi nel descriverne solo le proprietà benefiche, mettendo anzi in evidenza gli effetti collaterali che possono scaturire dalla loro assunzione. Parliamo dei farmaci beta-bloccanti, ovvero gli agenti beta-adrenergici che arrestano gli effetti dell’adrenalina, producendo immediatamente un rallentamento della frequenza cardiaca e la riduzione della pressione sanguigna, con parallela dilatazione dei vasi sanguigni.
Farmaci betabloccanti: a cosa servono e terapia
Come accennato, questi farmaci inibiscono il rilascio degli ormoni adrenalina e noradrenalina in alcune parti del corpo, e in genere vengono somministrati in compresse da ingerire con un bicchiere d’acqua, spesso in abbinamento a diete povere di sale.
I cosiddetti betabloccanti selettivi, come atenololo e bisoprololo, sono utilizzati più comunemente dai cardiologi perché la loro attività ha effetto soprattutto sui pazienti che soffrono di patologie legate al cuore e a problemi cardiovascolari come aritmie, angina e ipertensione perché, come detto, grazie ai loro principi attivi possono ridurre la forza di contrazione e la frequenza cardiaca.
In genere, i medici attendono prima di prescrivere una terapia a base di farmaci betabloccanti, preferendo iniziare prima con rimedi naturali o altri prodotti indicati per regolare la pressione del sangue, come i diuretici, per poi eventualmente iniziare con la nuova cura nel caso in cui queste soluzioni si rivelino inefficaci.
Oltre che nella tradizionale versione in compressa, i betabloccanti possono essere assunti con capsule, soluzioni, colliri o attraverso iniezione e, solitamente, vengono eliminati dall’organismo attraverso il fegato o il rene.
Betabloccanti: effetti collaterali
Ci sono però anche alcune condizioni nelle quali non è raccomandabile l’assunzione d beta-bloccanti: si va da situazioni come insufficienza cardiaca non controllata all’ipotensione (ovvero, la bassa pressione sanguigna), ad alcune problematiche con il ritmo del cuore come la bradicardia (un battito cardiaco molto lento), fino alla presenza di patologie come asma o altre malattie polmonari.
Questo perché, proprio per le loro caratteristiche, questi farmaci possono provocare alcuni effetti collaterali indesiderati, che ovviamente il medico valuterà prima di consigliare la cura.
Il primo e più comune effetto collaterale sono le mani fredde, causate proprio dal rallentamento della frequenza cardiaca, così come una possibile sensazione di spossatezza.
Ben più grave, almeno dal punto di vista psicologico, è l’eventuale rischio di impotenza di cui si legge in giro: sono in realtà segnalati rari casi di disfunzione erettile, ma non a livelli preoccupanti, così come non particolarmente significativa è l’incidenza di fenomeni come attacchi di asma, depressione, vertigini e diarrea.
In ogni caso, in presenza di sintomi dubbi dopo l’assunzione dei farmaci bisogna sempre rivolgersi al medico specialista prima di prendere altri provvedimenti o interrompere la terapia, perché la sospensione improvvisa dell’assunzione di betabloccanti potrebbe causare un peggioramento delle proprie condizioni di salute.
Betabloccanti e impotenza
Quando si parla di impotenza, si intende una disfunzione erettile, ossia un problema che interessa gli uomini adulti e, nello specifico, il 60% degli over 70 e il 20% degli over 50. Si tratta di una disfunzione che ha alla base diversi fattori, tra cui l’utilizzo di alcuni farmaci e tra questi ci sono senza dubbio i betabloccanti.
Come detto, si tratta di una categoria di medicinali che sono capaci di contrastare l’azione dei recettori beta-adrenergici, andando a stimolare la contrazione cardiaca. Questi vengono utilizzati per la cura di diverse malattie cardiovascolari.
C’è da dire che i farmaci betabloccanti fanno parte della classe di antipertensivi che sono direttamente coinvolti nella disfunzione erettile, dato che vanno a ridurre la pressione del sangue, diminuendo, di conseguenza, anche l’afflusso di sangue in arrivo al pene. Tutto questo, quindi, provoca dei problemi di erezione.
Sebbene questo tipo di disfunzione sia dovuta a diversi fattori, tra cui fattori psicogeni come stress, insicurezza personale, fatica e depressione, è bene evitare di prendere questa tipologia di farmaci se si soffre di disfunzione erettile, dato che potrebbero andare solo a peggiorare la situazione.
In questi casi, come precedentemente consigliato, ci si deve rivolgere al proprio medico di fiducia, in modo tale da ottenere dei pratici suggerimenti su come affrontare la situazione.
Nello specifico, se la disfunzione erettile è causata dall’uso dei betabloccanti, il medico di base potrebbe optare per una sostituzione di questi ultimi con gli alfabloccanti, gli ACE-inibitori e i calcio-antagonisti, che comportano un minore rischio di causare impotenza.
Betabloccanti e gravidanza
Cosa bisogna fare se si necessita di farmaci betabloccanti e si sta vivendo una gravidanza? Anche se l’uso dei betabloccanti non è del tutto controindicato in gravidanza, tranne per quel che concerne l’atenololo che, invece, è assolutamente vietato, in genere se ne sconsiglia l’uso tranne in specifici casi.
L’utilizzo dei betabloccanti in gravidanza deve essere tenuto sotto controllo e, se si può, si deve evitare specie nel corso del primo trimestre. Allo stesso modo, si deve cercare di limitare l’utilizzo dello stesso per lunghi periodi, dato che il feto può nascere con un peso minora.
In questi casi, quindi, si deve modificare la terapia sostituendo il betabloccante con molecole appartenenti ad altre classi di farmaci come, ad esempio, il propafenone. Si consiglia di farlo solo nel caso in cui si ritenga assolutamente necessaria la profilassi delle aritmie: in caso contrario è preferibile interrompere del tutto. Di caso in caso si sceglie il farmaco ritenuto più indicato e se ne sceglie il dosaggio, spesso variandolo nel corso della gestazione.
Come si nota, i betabloccanti vanno utilizzati solo dietro prescrizione medica e in seguito a delle accurate analisi del quadro clinico, dato che, nonostante vadano a curare le sopra descritte patologie nel miglior modo possibile, rendono anche molto complicata la gestione di taluni effetti collaterali, come quelli sopra elencati. Se ne consiglia, quindi, l’uso non eccessivo e si consiglia anche di andare immediatamente a chiedere un consulto medico qualora si riscontrino le controindicazioni indicate in precedenza.
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