Bouldering: cos’è e come si pratica
Il termine bouldering deriva dall’inglese boulders che, letteralmente, significa massi. Oggi, quando si usa questo termine si va a indicare una tipologia di arrampicata su massi alti circa 5 metri. Il tutto si svolge grazie a una serie di massimo 10 movimenti. Vediamo, quindi, come si fa bouldering e quali sono le caratteristiche principali di questa disciplina.
La nascita del bouldering
In Italia il bouldering è anche noto con il termine sassismo e si è sviluppata come tecnica di allenamento per le arrampicate delle pareti montuose, delle Alpi in particolare. Con il passare del tempo, poi, la tecnica ha preso forza ed è diventata quasi autonoma, tanto che ora c’è chi pratica il bouldering e non pratica, ad esempio, l’arrampicata su pareti montuose.
Quello che caratterizza questa disciplina sono l’altezza delle pareti, di solito molto bassa, e la presenza di spit, ossia di ancoraggi che guidano i movimenti. Si tratta di una delle tendenze del momento tra coloro che amano l’arrampicata e tutto quello che si richiede, oltre alla volontà di praticarla, è un paio di scarpe adatte, un piccolo sacchetto di magnesio da legare vicino alla cintura, in modo tale da avere una buona presa sulla roccia e un crash-pad, che altro non è che un materassino, che serve per proteggersi da eventuali cadute.
Per tutti coloro che si chiedono come sia nato il bouldering, diciamo che uno dei precursori fu un rocciatore inglese, Oscar Eckenstein, che si distinse per le sue enormi doti fisiche e atletiche. Tuttavia, il sassismo prese piede soprattutto grazie al francese Pierre Allain che, tra gli anni ’30 e ’40 del ‘900, staccò lo staccò dalla classica arrampicata. Grazie alla sua esperienza, inoltre, si sono cominciati a sviluppare tutti quelli che sono diventati gli strumenti principali dell’arrampicatore moderno, a partire dagli imbraghi e dai moschettoni. In Italia, però, ha preso piede tardi, solo a partire dagli anni ’70 e grazie a Giuseppe “Popi” Miotti.
Come prepararsi
Come ci si prepara al bouldering? Di base si deve avere un’ottima forza degli arti superiori e inferiori, ma è necessaria anche una notevole capacità di resistenza nonché una elevata coordinazione e controllo dell’equilibrio. Pertanto, se si è alle prime armi è indispensabile imparare il più possibile la tecnica di arrampicata, imparando anche a bilanciare il proprio corpo in modo tale da ridurre lo sforzo delle braccia e sfruttare gli appoggi dei piedi.
Si deve, quindi, imparare a gestire situazioni di grande impatto fisico e muscolare come quelle in cui lo scalatore si trova nella situazione di dover affrontare la parete con soli 3 “vincoli”, che sono 2 piedi e 1 mano. Si tratta di una situazione molto frequente che deve essere gestita con tecnica, dato che si devono risparmiare le energie. Altra posizione da imparare a gestire è quella cosiddetta a “triangolo”, dove c’è un vertice, che è una mano e una base, che sono i due piedi. In questa posizione, definita come economica, il corpo non subisce alcuna forza di rotazione ed è, quindi, stabile.
Inoltre, l’itinerario dell’arrampicata pone chi si arrampica dinanzi alla situazione in cui si deve cercare il migliore automatismo possibile e anche in questo serve allenamento. Prima di intraprendere questo sport, quindi, si deve frequentare un apposito corso, capace di dare tutte le basi di cui si necessita. Oggi, le gare ufficiali si svolgono su boulders artificiali in tutto e per tutto simili a quelli naturali.
Tutto si svolge nel seguente molto: ci sono una partenza e l’arrivo,e nel mezzo ci sono delle prese obbligate: tra cui lo start che è la presa di partenza, il top che è la presa di arrivo e le zone che sono le prese intermedie che danno un ulteriore punteggio.
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