Cos’è la gastrite atrofica, quali sintomi porta e quali terapie seguire
La gastrite atrofica caratterizza quei soggetti che presentano un’infiammazione cronica della mucosa gastrica. Questa infiammazione genera la comparsa di cellule ghiandolari gastriche che vengono, in seguito, sostituite dalla comparsa di un tessuto connettivale cicatrizzato o da altre ghiandole già presenti all’interno del tessuto digerente.
Gastrite atrofica, tutti i sintomi
La gastrite atrofica colpisce soprattutto gli anziani e comporta la progressiva distruzione delle cellule proprie del rivestimento dello stomaco. È difficile diagnosticarla all’insorgere perché, nella maggior parte dei casi, si manifesta priva di sintomi particolari. Alcuni soggetti affetti da questa patologia, invece, presentano elevati tassi di anemia che non riescono a rientrare nemmeno in seguito a cure specifiche. È facile, quindi, che i sintomi del disturbo si confondano con quello dell’anemia. È il caso, ad esempio, del costante senso di spossatezza, delle vertigini, della nausea che sfocia in molti casi nel vomito, nell’inappetenza che porta con sé la perdita di peso. In alcuni casi la gastrite atrofica può essere autoimmune e implica, tra i sintomi, anche una importante carenza di vitamina B12 che può avere una diretta e grave conseguenza sulla salute del sistema nervoso.
Conseguenze
La gastrite atrofica, quando non curata in tempo, può generare patologie complesse. Dirette conseguenze di questa malattia, infatti, possono essere l’anemia perniciosa o l’iperomocisteinemia. Entrambe frutto proprio della carenza di vitamina B12 che la gastrite atrofica implica. Che sia autoimmune o meno, nei soggetti affetti da questa problematica si registra un’elevata possibilità di sviluppare forme di cancro allo stomaco. Nel caso dell’autoimmune, poi, è possibile che si manifestino altre problematiche, quali: il diabete di tipo I, il morbo di Addinson, la tiride di Hashimoto, la maxidema o la tireotossicosi.
Tutti i perché
Le motivazioni che possono portare a sviluppare questa patologia sono diverse. Abbiamo già visto come la gastrite atrofica possa rappresentare uno stadio avanzato di quella cronica, ma alla base di questa malattia possono esserci anche altre ragioni. Tra le prime: l’eccessivo consumo di alcol e fumo che vanno a ledere la salute della mucosa gastrica; l’età, si tratta di una patologia che interessa soprattutto gli over70; infiammazioni autoimmunitarie; l’assunzione di farmaci particolari che possono avere effetti negativi sulla mucosa gastrica; elevati livelli di stress non gestiti e somatizzati.
Come curare la gastrite atrofica
È possibile curare questa patologia? Qual è la migliore terapia da seguire? Quando si è affetti da gastrite atrofica le cure da seguire possono essere di diverso tipo. La prima è finalizzata a integrare in maniera adeguata la vitamina B12 che l’organismo non riesce più ad assumere naturalmente. La terapia è molto simile a quella per la gastrite cronica e può suddividersi in sintomatica o eziologica. La prima fa ricorso a farmaci appartenenti alle tipologie: antiacidi, procinetici, antisecretivi o protettori della mucosa gastrica. La seconda, invece, tende a intervenire attraverso l’eradicazione dell’infezione da Helicobacter pylori. Con quali risultati? La scomparsa del batterio interessato e la conseguente guarigione dalla gastrite con la scomparsa delle cellule infiammate.
Il ruolo di una dieta sana
Molto è possibile fare con la prevenzione, in particolare a tavola. Una dieta sana, infatti, aiuta a prevenire la comparsa della patologia e ad alleviarne i sintomi, una volta che questa fa la sua comparsa. È bene tenere presente che alcuni alimenti vanno messi al bando. Si tratta, in particolare, del caffè e del tè concentrato, di tutte le bevande alcoliche e gasate, del brodo. Da evitare anche: latte intero e formaggi grassi, uova fritte o sode, carni e pesci grassi o affumicati. No anche a salumi e insaccati, carne cruda, frutta secca, pane e suoi derivati, risotti e grandi piatti di pasta. Meglio non consumare nemmeno verdura cruda, leguminose e brassicacee. Via libera a tè detetinato e caffè decaffeinato (con moderazione entrambi), latte scremato, succhi di frutta non zuccherati. Bene anche porzioni piccole di prodotti caseari poveri di grassi, carne e pesci magri, pane tostato, pasta e riso. La frutta è da consumare cotta, i vegetali vanno lessati, i legumi decorticati o passati.
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