
Idrocefalo normoteso, sintomi, diagnosi e cura
Per idrocefalo normoteso si intende una patologia riscontrabile soprattutto in un soggetto anziano. Le prime manifestazioni emergono tra i 60 e i 70 anni. Ma in cosa consiste questa malattia? E quali conseguenze può avere sulla vita e la quotidianità del soggetto?
Idrocefalo normoteso: ecco di cosa parliamo
Il soggetto affetto da idrocefalo normoteso presenta nei ventricoli cerebrali una quantità eccessiva di liquido cerebrospinale. Si manifesta quando questo liquido, il liquor, non viene adeguatamente assorbito rispetto alle quantità prodotte o, come seconda ipotesi, quando non riesce a defluire attraverso il sistema ventricolare in maniera corretta. In un soggetto sano, infatti, esiste un regime di equilibrio tra quantità prodotte, circolazione e assorbimento del liquor che ha il compito molto delicato di proteggere e nutrire l’involucro del cervello. Demenza, incontinenza e difficoltà nella deambulazione sono i tre principali sintomi di questa patologia e vengono generati dalla pressione che il liquor in eccesso va a esercitare sul cervello. Ne consegue che viene spesso confusa con altre malattie tipiche dell’età avanzata, dal morbo di Alzheimer al Parkinson, con effetti molto negativi.
Le diverse forme di demenza e le loro differenze
La patologia dell’idrocefalo normoteso interessa una fascia compresa tra l’1 per cento e il 6 per cento dei pazienti affetti da demenza. È meno conosciuta dell’Alzheimer ma presenta sintomi molto simili e spesso viene confusa dal paziente. Si tratta di un grave errore perché in questo caso è possibile intervenire per via chirurgica e risolvere il problema. Se l’Alzheimer e le altre forme di demenza risultano, infatti, ancora incurabili, per l’idrocefalo normoteso la strada della neurochirurgia offre ampie possibilità di totale guarigione nell’arco di due giorni dall’intervento. Condizione indispensabile è, però, una diagnosi effettuata tempestivamente.
La maggiore “fama” di altre demenze, porta a considerare l’idrocefalo normoteso, anche dagli esperti, una sorta di “malattia sommersa”, con la diretta conseguenza di una sottostima del numero dei casi manifesti. Un fattore che evidenzia ancor di più la rilevanza di una corretta diagnosi proprio perché lo sviluppo della neurochirurgia ha offerto una possibilità alle persone affetta da questa patologia. L’intervento, che dura meno di un’ora, consiste nell’inserimento di una valvola che favorisce il drenaggio del liquido in più che viene incanalato altrove e assorbito dal flusso del sangue. Le aspettative di vita per i pazienti affetti da idrocefalo normoteso sono molto elevate e consentono un recupero delle abitudini solite. L’operazione, come tutti gli interventi chirurgici, comporta però dei rischi che si manifestano nella maggior parte dei casi nella fase successiva a quella in sala operatoria e che si traducono soprattutto in infezioni e possibilità di generare ematomi subdurali.
Sintomi e diagnosi
L’idrocefalo normoteso è detto anche idrocefalo cronico idiopatico. I segnali a cui prestare attenzione sono diversi e vanno dalle difficoltà di deambulazione all’incontinenza urinaria, alla comparsa di una lieve forma di demenza che si manifesta con improvvise perdite di memoria, sbalzi di umore o apatia. A generare questi sintomi, come detto, è la pressione che il liquor in eccesso inizia a esercitare sul cervello, ostacolandone la funzionalità.
Si tratta di una malattia difficile da diagnosticare proprio perché può facilmente essere confusa con altre forme di demenza, ben più note. Generalmente i sintomi non si presentano tutti insieme, cosa che rende ancor più difficile agire tempestivamente. Esistono diversi strumenti per effettuare una corretta diagnosi, si va dall’imaging cerebrale per individuare la presenza di eventuali ventricoli dilatati ai test neuropsicologici che consentono di evidenziare i principali problemi cognitivi generati dalla patologia. E ancora, il drenaggio del liquido cerebrospinale lombare è importante per valutare la possibilità di un intervento misurando la risposta del paziente all’introduzione dello shunt. Anche la puntura lombare consente di avere risposte importanti, così come la resistenza all’efflusso del liquido cerebrospinale. Quest’ultimo è tra tutti il test più complesso ma l’unico in grado di determinare con certezza la capacità del corpo di assorbire il liquor in eccesso.
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