Lansoprazolo, indicazioni ed effetti indesiderati
Uno dei disturbi più diffusi nella popolazione occidentale è il bruciore allo stomaco, spesso non associato ad una precisa patologia. Tra i trattamenti terapeutici maggiormente indicati, l’assunzione quotidiana di lansopranzolo per un periodo deciso dal proprio medico curante, sembra essere il metodo più efficace e tollerato, in grado di garantire una guarigione veloce che dura nel tempo.
Il lansopranzolo è infatti un principio attivo indicato nel trattamento di tutte le patologie caratterizzate da un aumento dell’acidità gastrica, come ad esempio l’ulcera duodenale e gastrica e l’esofagite da reflusso, la sindrome di Zollinger-Ellison, la gastrite, la malattia da reflusso gastro-esofageo e le ulcere che derivano da terapie prolungate con farmaci antinfiammatori. L’impiego di lansopranzolo, quando necessario, può essere prescritto dai pediatri anche a pazienti di età superiore ad un anno, anche se per brevi periodi.
L’azione terapeutica di questo farmaco favorisce la riduzione del contenuto di acido nello stomaco.
Le sostanze nocive all’organismo contenute in questo farmaco sono normalmente espulse con le urine.
Lansopranzolo: come e quando si prende?
Il lansopranzolo, medicinale da assumere dopo un’apposita prescrizione medica, deve essere assunto al risveglio, 30-45 minuti prima della colazione e in ogni caso prima dei pasti. Si tratta di una compressa, da ingerire con un bicchiere di acqua.
Il dosaggio generalmente consigliato dai medici è di 30 mg al giorno. Le variazioni del dosaggio, più alto o più basso, dovrebbero essere decise dal medico nel corso della terapia, dopo un’attenta valutazione delle condizioni patologiche del paziente.
L’azione terapeutica raggiunge la sua massima efficacia dopo circa sette giorni dall’inizio del trattamento, anche se la durata del trattamento dipende dalla patologia per la quale viene somministrato. La terapia dovrebbe protrarsi comunque per un massimo di 4 settimane ma non è escluso che questa possa durare fino ad 8 settimane, nel caso in cui gli obiettivi terapeutici non siano stati raggiunti.
Lansopranzolo: quali sono le avvertenze da seguire?
Prima di procedere all’assunzione di lansopranzolo, sarebbe opportuno accertarsi delle patologie gastro-intestinali presenti, così che il farmaco non possa mascherare e attenuare sintomi differenti, per la cui cura un corretto trattamento terapeutico sarebbe ritardato.
Nei pazienti con disfunzioni al fegato, questo medicinale deve essere somministrato con cautela.
Anche nei pazienti con ridotta funzionalità renale ed epatica, la somministrazione e il dosaggio di questo farmaco dovrebbe avvenire con particolare cura e sotto stretto controllo del medico.
Controindicazioni del lansopranzolo
Il lansopranzolo fa parte dei farmaci inibitori della pompa protonica, alleati preziosi per la cura delle malattie allo stomaco dovute alla produzione di secrezioni acide. Queste tipologie di farmaco evitano spesso il ricorso alla chirurgia e sono generalmente ben tollerati dall’organismo, con effetti indesiderati legati soprattutto a disturbi gastrointestinali di lieve entità.
Se utilizzati per il trattamento dell’ulcera gastrica, bisogna prima accertarsi, con appositi esami, dell’assenza di un tumore allo stomaco.
In presenza di pazienti con ridotta tolleranza al fruttosio e al glucosio, la presenza di saccarosio in questo farmaco potrebbe determinare la comparsa di infezioni o patologie a carico dell’apparato gastro-intestinale.
Il farmaco può indurre sonnolenza, vertigini, cefalee e capogiri. Pertanto si sconsiglia la sua assunzione prima di mettersi alla guida o di utilizzare macchinari.
L’azione del lansopranzolo può interferire con numerosi farmaci: è opportuno pertanto segnalare al medico tutti i farmaci da prescrizione e da banco che si stanno assumendo in concomitanza, inclusi gli integratori.
Lansopranzolo in gravidanza e allattamento
Non esistono studi accertati che mostrino la presenza di controindicazioni nell’assunzione di lansopranzolo in gravidanza e durante l’allattamento. Per questo motivo, si sconsiglia di assumere il farmaco in gravidanza e nel periodo di allattamento, per evitare di apportare danni alla salute del nascituro o di secernere sostanze dannose nel latte materno.
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