Morbo di Perthes, una patologia che colpisce le anche dei bambini
Il Morbo di Perthes, conosciuto anche come la malattia di Calvé-Legg-Perthes, è una patologia che colpisce prevalentemente i bambini ed è legata alle anche, ed in particolar modo alla loro parte superiore. La causa della malattia è da imputare ad un afflusso ridotto di sangue alla parte superiore dell’osso del femore, la quale, a causa di tale insufficienza sanguigna, va a subire un processo graduale di necrosi ossea, a seguito della quale l’anca stessa si frattura.
Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio sintomi e cura del Morbo di Perthes, cercando di capire come si può intervenire per ridurre i rischi di questa patologia ossea.
Categorie colpite dal Morbo di Perthes
Il Morbo di Perthes va a interessare le anche dei pazienti prevalentemente in età pediatrica. la fascia di età più colpita risulta essere quella tra i 3 e i 12 anni, con un’età media di 7 anni circa. La casistica del Morbo di Perthes ha una frequenza di circa 1 paziente su 5000 nati, e risulta quattro volte più comune nei neonati sesso maschile rispetto a quelli di sesso femminile.
Come si manifesta il Morbo di Perthes
Il Morbo di Perthes colpisce il nucleo superiore del femore di una o ambedue le anche – a seconda che esso sia monolaterale o bilaterale – il quale, per cause ancora sconosciute alla medicina, va incontro ad una necrosi ossea che causa la conseguente frattura di una o di tutte e due le anche. Solitamente il morbo ha una degenerazione lenta, ed una volta innescatosi nel paziente, può manifestarsi più volte nel corso degli anni, provocando numerose fratture e andando ad incidere nella deambulazione del soggetto anche in età adulta, oltre che a non garantire una completa ed ottimale ricalcificazione dell’osso stesso a seguito di suddette fratture, che a livello diagnostico si manifesta ai raggi X in una stratificazione marcata dell’osso.
Nonostante le cause siano ancora sconosciute, sono stati indicati alcuni fattori scatenanti del Morbo di Perthes; tra essi sembra esserci la condizione di fumatrice della gestante durante la gravidanza, il basso peso del feto alla nascita, il ritardo nella sua crescita e nella formazione completa dell’osso dell’anca, la statura bassa ed alcune alterazioni ormonali.
Sintomatologia
I sintomi principali che seguono alla comparsa del morbo di Perthes consistono in una evidente zoppia, soprattutto dopo attività fisica o uno sforzo eccessivo, che inficia la corretta deambulazione del soggetto, in un generale dolore all’anca e in una limitata mobilità della suddetta articolazione.
I due movimenti che nella fattispecie risultano essere alquanto limitati, soprattutto in fase acuta, sono l’abduzione, vale a dire portare la gamba all’esterno separandola dall’altra, e la flessione con rotazione interna della gamba affetta dal Morbo di Perthes.
Non è inoltre poco frequente che il paziente, soprattutto se giovane, manifesti fastidi e dolori alla regione del ginocchio dopo aver effettuato corsa, salti e torsioni con quest’ultimo; per questa ragione, nelle fasi oramai croniche della patologia, il paziente assume una postura ed andatura che tende ad attenuare il dolore alla regione interessata, limitando il carico sull’arto affetto dal Morbo di Perthes mediante una contrattura dell’anca durante la sua flessione.
Diagnosi e terapie per il morbo di Perthes
Affinché il morbo di Perthes sia diagnosticato in modo corretto, oltre ad una visita accurata ed obiettiva sono necessari alcuni esami semplici, specifici ed efficaci, come ad esempio i raggi X o la scintigrafia ossea. Ulteriori test per accertare la malattia possono includere una risonanza magnetica o un artrogramma, cioè una radiografia in cui del liquido di contrasto colorato viene iniettato nello spazio all’interno dell’anca. Inoltre, le analisi del sangue e del fluido contenuto nell’anca possono diventare necessari per escludere possibili infezioni.
Un fattore importante nella diagnosi del Morbo di Perthes è l’età del paziente: infatti più è giovane il soggetto al momento della diagnosi, più aumentano le possibilità di guarigione, e quelle di avere un’anca perfettamente sferica. Al contrario, maggiore è l’età e più alto è il rischio di artrosi precoce, con il conseguente di una protesi all’anca, a causa della residuale deformità dell’osso a seguito di terapie conservative di cui parleremo di seguito.
Per quanto invece concerne la terapia, questa dipende soprattutto dall’età dei pazienti e dalla gravità della patologia che li affligge. Nella maggioranza dei pazienti, si ricorre a trattamenti conservativi quali mentre il ricorso alla chirurgia avviene solo in determinate circostanze.
Le cure conservative permettono di alleviare la sintomatologia e riducono il rischio di spiacevoli conseguenze future.
Trattamenti conservativi
I principali trattamenti conservativi consistono nella fisioterapia, la quale prevede esercizi di allungamento muscolare e di mobilità articolare, i quali servono a mantenere alta la tonicità muscolare e a stabilizzare la posizione della testa del femore nella sede dell’anca.
Un’altra terapia di trattamento prevede che il paziente pratichi il nuoto per distendere ed irrobustire la muscolature e gli arti inferiori.
Tra gli altri interventi vi sono anche l’utilizzo di stampelle, soprattutto nei periodi più acuti della malattia, per ridurre il carico di peso corporeo sulla parte interessata, con conseguente riduzione del dolore alle giunture, oppure la messa in trazione dell’arto in questione, la sua ingessatura o l’utilizzo di un apposito tutore al fine di mantenere in posizione corretta la testa del femore all’interno dell’alveo dell’anca.
Per attenuare dolore ed infiammazione si possono utilizzare invece i farmaci antidolorifici, come l’ibuprofene e il paracetamolo, o la semplice applicazione di ghiaccio sulla parte interessata.
Terapia chirurgica
Per quanto riguarda invece la terapia chirurgica, questa serve semplicemente a ristabilire o a conservare la giusta struttura dell’anca e la sua forma sferica.
Tra le varie procedure chirurgiche vi sono il riallineamento articolare, che avviene dopo una incisione chirurgica del femore.
Un altro intervento chirurgico prevede l’allungamento delle strutture dei tendini che sono in prossimità dell’anca , spesso contratti a causa della malattia stessa.
La rimozione chirurgica delle imperfezioni ossee e delle cartilagini è volta invece a ripristinare la corretta forma della testa del femore.
Ovviamente tutti questi interventi hanno un decorso post-operatorio, delle possibili complicazioni e dei fattori di rischio che vanno affrontati con attenzione previe opportune visite presso specialisti in ortopedia.
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