Il mutismo selettivo nei bambini in età scolare
Spesso si tende a sottovalutare alcuni comportamenti dei bambini in età scolare, i quali, avendo difficoltà a relazionarsi coi propri coetanei e con gli estranei di ogni età, si chiudono in uno stato di timidezza apparente che in realtà cela dietro un vero e proprio disturbo, vale a dire il mutismo selettivo.
In questo articolo capiremo quindi che cos’è questa particolare patrologia, analizzandone i sintomi e cercando di capire quali sono i metodi per arrivare ad una completa guarigione.
Che cos’è il mutismo selettivo?
Il mutismo selettivo è caratterizzato dall’avere normali colloqui all’interno dell’ambiente familiare, o con ristrette cerchie amicali, ma avere al contempo estrema difficoltà di comunicare con soggetti estranei a tali categorie.
Tale disturbo viene spesso riscontrato proprio con l’inizio della fase scolare, anche se i primi sintomi si manifestano generalmente nel bambino tra gli 1 e i 3 anni di età.
Tra questi rientrano il rifiuto di parlare in alcuni contesti, chiusura e timidezza generale, le quali scompaiono nel momento in cui il paziente entra nell’ambiente in cui si sente più protetto, e in cui ha normali colloqui con le persone.
Tipico di alcuni bambini è anche il supplire alla difficoltà linguistica con modalità di comunicazione non verbali come il linguaggio del corpo o la scrittura, le quali, anche se di immediata decodificazione, vanno ad inficiare la capacità verbale del bambino stesso ma non la sua comunicatività in senso generale.
Spesso insegnati e pediatri tendono a minimizzare tali sintomi, credendo che il bambino supererà al momento più opportuno per lui tale fase, e quindi annoverandolo come semplice ritrosia e timidezza passeggera.
Come diagnosticare il mutismo selettivo
I sintomi che sono inequivocabilmente attribuibili ad una diagnosi di mutismo selettivo sono i seguenti:
- il bambino non parla in determinati luoghi, come ad esempio la scuola o altri contesti;
- il bambino parla normalmente nella propria casa o in ambienti in cui si nota la sicurezza in se stesso;
- il bambino manifesta difficoltà in generale di interazione, apprendimento, motilità, in contesti sociali;
- il mutismo del bambino perdura da un mese o da più tempo;
- vengono esclusi totalmente disturbi psichici, della personalità, e difficoltà a livello di espressione verbale.
Altri indici di mutismo si manifestano quando l’attenzione degli astanti si rivolge al bambino affetto da tale patologia: egli infatti abbassa lo sguardo, evita il contatto visivo, si perde in sguardi inespressivi nel vuoto o si succhia dita e capelli; inoltre alcuni sembrano assumere atteggiamenti di insofferenza, dietro cui si cela solamente il terrore di interagire.
Un legame tra ansia e mutismo selettivo è stato mostrato da alcuni studi, secondo cui avere familiari con disturbi d’ansia o il fatto che essi stessi ne soffrano viene a manifestarsi con questa forma patologica spesso confusa con autismo e timidezza.
Su tali basi, alcuni bambini dimostrano di aver superato il mutismo selettivo grazie a terapia psicologica comportamentale, o all’ausilio di terapia farmacologica specifica per disturbi di ansia, anche se non vi è una correlazione diretta tra i due disturbi.
Spesso l’ansia di interazione si manifesta quando insegnanti, genitori e persone in genere chiedono al bambino di esprimersi più volte, non notando la sua difficoltà, ed ottenendo nient’altro se non un aumento dell’ansia e della sua frustrazione, con un’autostima che viene fortemente minata.
Terapie e modalità di cura per bambini con mutismo selettivo
Per aiutare un bambino affetto da mutismo selettivo, non bisogna in alcun modo focalizzare eccessivamente l’attenzione su di lui, soprattutto in ambiente scolastico: è infatti necessario favorire la semplice relazione con i compagni, oppure stimolare la socializzazione attraverso modalità non verbali di comunicazione, andando ad aumentare la sua autostima e favorendo una naturale scomparsa della ritrosia linguistica.
Fondamentale quindi rimane far sentire il bambino rilassato e a suo agio, specie a scuola; e per fare questo, insegnati e genitori dovrebbero collaborare a non generare in questi bambini ansia e frustrazione.
In tal senso basta semplicemente parlare dolcemente al bambino, far vedere che si interagisce con lui e con chi lo circonda senza andare a fargli pesare la cosa.
Chiaro è che per il mutismo selettivo non esiste una cura rapida ed efficace; occorre invece tanta pazienza, e un graduale percorso di inserimento sociale del bambino attraverso il quale sconfiggere la propria ansia.
È altrettanto fondamentale favorire l’autostima e la comunicazione del bambino, andando gradualmente ad utilizzare scrittura, disegni, linguaggio del corpo, espressioni facciali e, infine, l’uso della parola.
Una terapia psicologica infantile risulta comunque utile per favorire la scomparsa di tale disturbo, mediante una cooperazione tra scuola, casa e terapisti, i quali non dovranno né isolare il bambino né monopolizzare la sua attenzione, andando a stimolare la sua comunicatività in modo lento e graduale.
In tal senso in classe il bambino non dovrà essere in alcun modo trattato in maniera differente, se non permettendogli di esprimersi nella maniera a lui più congeniale, che al momento non è di certo la parola.
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