Paralisi di Bell: cause, sintomi e terapia
Per quanto riguarda la paralisi di Bell, fino a qualche decennio fa si incolpava il freddo, ma oggi la scienza medica ha scoperto ulteriori cause della paralisi facciale, un problema che colpisce tantissime persone ma che, con la giusta riabilitazione, può essere sconfitto.
Paralisi di Bell: cause e sintomi
Può capitare all’improvviso: insensibilità e inespressività a metà parte del viso, impossibilità di chiudere l’occhio e bocca piegata in basso dallo stesso lato.
Una smorfia che non si riesce a contrastare, e che ovviamente provoca spavento e preoccupazione. In nove casi su dieci, spiegano gli esperti, questa situazione deriva da una infezione di origine virale e prende il nome di paralisi di Bell che, al contrario di quanto si pensava una volta, ha nel freddo un’aggravante, non la causa principale.
La paralisi di Bell è ancora una malattia idiopatica, ovvero non è stata ancora rintracciata una causa univoca, ma la scienza oggi ha stabilito che dipende da una disfunzione del settimo nervo cranico, di solito colpito da un edema, la cui pressione altera il controllo dei muscoli facciali, causando la paresi.
Ecco perché la sua manifestazione tipica è quella descritta sopra, ovvero un lato della faccia che è bloccato in ogni sua parte, dall’occhio spalancato alla bocca distorta, dal dolore dietro all’orecchio all’alterazione del gusto.
Questi sintomi, però, non hanno una lunga durata, perché la paresi si risolve di solito in maniera autolimitante nel giro di qualche mese, e non si rivela contagiosa.
Paralisi di Bell: terapia e riabilitazione
Come sempre quando si tratta di salute, una volta che si verifica il problema bisogna rivolgersi a un medico specialistica, che procederà con gli esami necessari a individuare l’origine della malattia; in questo caso, bisogna innanzitutto accertare che la paresi abbia natura infettiva, e per questo si esegue una Tac al cervello, alla base cranica e alle parotidi, per escludere altre patologie.
Accertato quindi che si tratta di paralisi di Bell, inizia il processo di cure, con un trattamento a base di corticosteroidi ad alte dosi e farmaci antivirali, necessari a sgonfiare il nervo ed evitare lesioni permanenti.
Dopo un paio di settimane ci si deve sottoporre a una elettromiografia, che darà informazioni sullo stato della ripresa: nell’80 per cento dei casi la guarigione è completa, senza conseguenze permanenti, entro i 3 mesi.
I medici raccomandano comunque di seguire alcune pratiche comportamentali che possono favorire una riabilitazione positiva, come esercizi facciali per far tornare a lavorare il nervo, massaggi alle zone interessate, utilizzo di colliri o lacrime artificiali per mantenere la corretta umidità dell’occhio colpito (che, a causa dell’impossibilità di chiudere la palpebra, rischia la secchezza), oltre che di una benda durante la notte, attenzione particolare alla bocca e alla masticazione per evitare problemi di deglutizione.
Questa affezione può colpire indistintamente ogni persona, ma è stata riscontrata un’incidenza maggiore nella fascia di età 15-60 anni e, in particolare, tra soggetti diabetici e donne in gravidanza (soprattutto nell’ultimo trimestre di gestazione e nei primi giorni dopo il parto).
Se, come detto, nella maggioranza dei casi tutto si risolve in pochi mesi, ci sono però delle eccezioni, quando cioè sono subentrati danni permanenti al nervo, che andrà curato con una terapia differente, come la elettrostimolazione.
Lascia un commento