Complicazioni del parto: cause e conseguenze di un parto distocico
La definizione di parto distocico indica generalmente una tipologia di gravidanza che non viene portata a termine in maniera naturale, ovvero un parto in cui la fuoriuscita del neonato dal canale vaginale presenta alcune difficoltà peculiari per cui si richiede un intervento specifico e mirato della personale medico, onde preservare la vita stessa del nascituro e anche le condizioni di salute della madre.
In questo articolo cercheremo quindi di capire e di analizzare le cause, le conseguenze e le varie tipologie di parto distocico a cui una gestante può andare in contro al termine della gravidanza.
Cos’è un parto distocico
Contrariamente ad un parto eutocico, ossia un parto che avviene in maniera del tutto naturale, spontaneo, e che dunque non richiede l’ausilio di ostetriche e di personale medico, il parto distocico presenta delle difficoltà legate alla posizione del bambino, il quale può essere non perfettamente allineato in posizione cefalica, cioè con la testa in direzione del canale vaginale; per questo motivo si richiede l’intervento di due strumenti: il forcipe, che è sostanzialmente una pinza che afferra la testa del bambino e la guida lungo il canale della vagina; e la ventosa, una coppa in metallo o in plastica che si attacca alla testa del neonato e che, aderendo alla perfezione, evita il rischio di malformazioni e patologie cerebrali che l’utilizzo del forcipe ha spesso comportato in passato. Mediante l’aspirazione dell’aria con un tubo, la ventosa aderisce al cranio del nascituro e, grazie ad una maniglia, l’ostetrico guida la sua uscita dal canale in maniera sicura.
Nell’ipotesi in cui alcune condizioni del feto o della madre siano particolarmente gravi, non consentendo quindi una naturale fuoriuscita di quest’ultimo si ricorre infine all’intervento chirurgico, da cui deriva il parto cesareo mediante incisione addominale e con la conseguente fuoriuscita del feto dalla cavità uterina.
Cause principali di un parto distocico
Le cause di un parto distocico sono da imputare ad alcune patologie o condizioni critiche legate alla madre o al feto.
Tra le cause legate alla madre vi sono ad esempio la inerzia uterina, ossia una muscolatura delle pareti dell’utero incapace di assicurare la giusta spinta per la fuoriuscita del feto; altra causa principale da imputare alla madre è legata ad anomalie nella conformazione del bacino o del canale vaginale stesso, che impediscono al nascituro un corretto allineamento.
Per quanto riguarda invece quest’ultimo, spesso se il feto supera i 4,5 kg di peso diventa difficile una fuoriuscita dal canale vaginale, proprio a causa di questa sproporzione nelle sue dimensioni, ed in particolar modo di quelle relative alla testa (sproporzione cefalo-pelvica, che impedisce la fuoriuscita della testa dalla cervice dilatata).
Molti parti distocici sono invece legati alla posizione scorretta che il feto assume durante il travaglio: posizione podalica, di spalla – cui spesso si ricorre alla frattura della clavicola mediante manovra dell’ostetrico – o trasversale, le quali richiedono interventi mirati o un cesareo diretto. Altre cause imputabili al feto sono il distacco della placenta, un suo soffocamento col cordone ombelicale o infine una acidosi fetale.
Conseguenze di un parto distocico
Come già detto in precedenza, l’utilizzo di strumenti ostetrici come il forcipe o la ventosa possono causare lesioni sia alla madre che al feto; per effettuare questa manovra l’ostetrico deve perciò avere una esperienza e una professionalità estremamente qualificata, in quanto una sua mossa sbagliata nel processo di guida del feto può causare gravi danni.
Per quanto riguarda invece il parto mediante cesareo, essendo questo un vero e proprio intervento chirurgico, con conseguente anestesia e pratica di un’incisione che, se effettuata in modo non corretto, può portare a fuoriuscite abbondanti di sangue dall’utero materno; per questo motivo si privilegiano incisioni uterine di tipo longitudinale.
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