Patomimia, il sintomo di un malessere interiore
Con il termine Patomimia, si intende una simulazione di malattia, corredata di sintomi evidenti, volta ad ottenere uno scopo od un vantaggio, in modo conscio o inconscio.
La grande maggioranza di casi clinici riguarda la pelle, ove possono essere rilevate ustioni, escoriazioni, ferite da taglio o da graffio, ulcerazioni ed arrossamenti, anche gravi; ma non si può assolutamente parlare di problema dermatologico, ma sicuramente di un disagio psicologico, da valutare attentamente in sede di diagnosi.
La Patomimia è cosa diversa dalla pantomima, ma sembrerebbe che il secondo termine derivi proprio dal primo; esistono testi molto antichi, che dimostrano come numerosi validi medici si siano interessati già da allora di questo tipo di patologie, ed in alcuni casi è stato necessario valutare anche il fattore giuridico-legale. Il famoso medico greco Galeno di Pergamo, vissuto nel secondo secolo dopo Cristo, scrisse un importante trattato medico, proprio allo scopo di far luce sui malati immaginari, simulazioni di malattie, malattie mentali, ossia tutte quelle situazioni in cui non fosse immediatamente chiara ed evidente la patologia reale.
Quando si tratta di Patomimia
Gli ambiti in cui si rileva questo tipo di patologia, se così si può dire, sono essenzialmente due, l’intenzione di truffa, ed il malessere psicologico.
Nel primo caso, vengono prodotti in modo intenzionale sintomi fisici e psicologici del tutto falsi, oppure molto esagerati rispetto al vero, allo scopo di procurarsi un qualche vantaggio; ad esempio, in caso di risarcimenti finanziari, incidenti d’auto, procedimenti penali, servizio militare, evitare la scuola, ottenere farmaci o facilitazioni dal servizio sanitario. Questo tipo di Pantomima va risolta in sede giuridico-legale.
Nel secondo caso, c’è davvero una malattia, ma non è quella che si vede, o che si vorrebbe far vedere, tramite i sintomi espressi.
Quando la Pantomima nasce da dentro
Come abbiamo già visto ampiamente, parlando dell’Orticaria da stress, la pelle è un organo molto collegato al cervello, perché entrambi nascono dallo stesso foglietto membranoso, quando il corpo è ancora soltanto un embrione; inoltre la pelle è l’organo che per primo comunica con l’esterno, è una specie di ricevitore – trasmettitore, tra noi e l’ambiente circostante. Attraverso la pelle riceviamo segnali, e allo stesso modo noi li inviamo all’esterno; la Pantomima cutanea, attraverso lesioni autoindotte, serve a comunicare all’esterno il grave disagio che l’io interiore sta vivendo.
Si tratta di autolesionismo, ovvero, azioni mirate a danneggiare intenzionalmente il proprio corpo, e ci sono modi svariati per farlo: bruciarsi con la sigaretta accesa, tagliarsi con la lametta, graffiarsi, strapparsi i capelli, urtare il capo o i pugni contro un muro ed altre cose simili.
Le persone più coinvolte da questo disturbo, sono le donne e gli adolescenti, ma recentemente sono sempre di più i ragazzi e le ragazze ad esserne vittime, soprattutto quando è concomitante l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti. Le caratteristiche peculiari che accompagnano la Pantomima sono il perfezionismo esasperato, una bassa autostima, difficoltà a socializzare o a regolare e controllare le emozioni, un fallimento di un’amicizia o di una relazione, l’impossibilità di esprimersi in modo adeguato.
Ferire la propria pelle vuol dire punirsi, ma anche far vedere agli altri la ferita, quasi un accorato appello e una richiesta di aiuto; chi soffre di questo disturbo non vorrebbe mai chiedere aiuto a qualcuno, perché non sopporta di non essere all’altezza della situazione, ma il suo inconscio invece lo costringe ad auto-infliggersi delle punizioni tali, che siano ben visibili all’esterno.
L’unico approccio possibile è quello psicologico e psicoterapeutico, che aiuti a migliorare la consapevolezza di sé, dei propri bisogni e delle proprie emozioni, in modo da poter acquisire nel tempo, un senso di identità più stabile ed equilibrato.
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