Rosolia sintomi e cure
Come le “sorelle” morbillo e varicella, anche la rosolia è una malattia esantematica che deriva da un’infezione virale, porta febbre alta ma, soprattutto, si rivela insidiosa per le donne in gravidanza.
I genitori lo sanno bene: l’età scolare è caratterizzata, oltre che dalle problematiche di studio, anche dalle immancabili influenze e dalla possibilità di contrarre una delle malattie esantematiche, ovvero quelle che comportano dei segni sulla pelle. E se il morbillo e la varicella sono le più fastidiose per l’organismo, la rosolia è quella che si guadagna la palma di più insidiosa, come vedremo.
Rosolia: sintomi e cura
Il responsabile della rosolia è il Rubivirus, un virus che si localizza in tessuti differenti e in particolare nei linfonodi, e si diffonde proprio attraverso le goccioline respiratorie che il malato diffonde nell’aria oppure tramite il contatto diretto con le secrezioni prodotte dall’apparato nasofaringeo.
I primi sintomi del contagio sono una leggera febbre, l’ingrossamento delle linfoghiandole dietro la nuca e la tipica eruzione di macchioline di colore rosato, l’esantema, localizzate in genere su viso (dietro le orecchie e sul collo), tronco e arti, che rappresentano il tratto caratteristico della patologia e scompaiono in pochi giorni; negli adulti e nei ragazzi di età superiore ai 12 anni, però, è possibile anche che si riscontrino altri tipi di malessere, linfoadenopatia e problemi alle alte vie respiratorie.
Non esiste in realtà una vera e propria cura per la rosolia nei bambini, ma bisogna attendere che la malattia compia il suo decorso, somministrando eventualmente degli antipiretici per tenere bassa la temperatura corporea del piccolo malato.
L’unica arma per evitare la rosolia è la vaccinazione preventiva, che ha una efficacia testata superiore al 95% dei casi e garantisce in pratica l’immunità a vita. Altra importante accortezza è fare in modo che il bimbo non si gratti troppo sulle macchioline, applicando nel caso del talco mentolato per ridurre il prurito, e attendere la scomparsa delle bollicine prima di fare un bagno.
Il contagio. Vista la sua natura fastidiosa, ma non eccessivamente problematica, è consigliabile lasciare contagiare anche gli altri bambini, mettendoli al riparo da eventuali rischi che la malattia comporta in età più adulta.
Il periodo “utile” dura due settimane, da quella precedente a quella successiva all’eruzione delle macchie, e anche chi è stato infettato, pur non manifestando ancora i sintomi, è un potenziale soggetto diffusore del virus.
Rosolia in gravidanza
Pericolo per le mamme. Come è noto, infatti, la rosolia si rivela particolarmente pericolosa se contratta da donne in gravidanza, perché mette a repentaglio il feto e può provocare malformazioni, problemi cardiaci, difetti della vista, sordità (provocando la cosiddetta “sindrome da rosolia congenita”) o addirittura l’aborto spontaneo, specie se ci si ammala durante il primo trimestre.
Per la sicurezza propria e del piccolo nascituro, dunque, è bene che la mamma “in pectore” si accerti in anticipo della immunità verso questa patologia con il “rubeotest” e, in caso di esito negativo agli anticorpi, si sottoponga al vaccino, che è consigliato anche per i bambini dopo i 15 mesi di vita (con un richiamo dopo i 6 anni) ed è efficace anche contro orecchioni e morbillo.
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