Scarlattina: sintomi, contagio e incubazione
È una delle tipiche malattie che colpiscono i bambini, ma a differenza di varicella, morbillo e rosolia è provocata da un batterio: scopriamo insieme qualche informazione sulla scarlattina, la febbre scarlatta che con le sue eruzioni colora il corpo di rosso.
Nei primi periodi di scuola, capita di frequente che i bambini possano subire il contagio di qualche malattia, in particolare di quelle esantematiche: le più frequenti sono il morbillo, la varicella e la rosolia, ma non bisogna dimenticare una delle loro “cugine”, la scarlattina, che presenta caratteristiche del tutto particolari.
Innanzitutto, anche la scarlattina fa parte del novero delle malattie esantematiche, ma a differenza delle altre è provocata da un batterio, e non da un virus: per la precisione, il colpevole del contagio è lo Streptococcus pyogenes, uno streptococco beta emolitico di gruppo A che esiste in diversi ceppi.
Infatti, l’altra particolarità di questa patologia è che presenta possibilità di ricaduta, ovvero di ammalarsi nuovamente se si entra in contatto con un altro ceppo del batterio.
I sintomi della scarlattina
La scarlattina si manifesta con un esordio brusco: febbre che può anche superare i 39 gradi, mal di gola, nausea e vomito.
Successivamente, poi, compare la sua tipica reazione cutanea, che prende la forma di macchioline puntiformi di colore rosso scarlatto (da cui appunto il nome), molto vicine fra loro, che si sviluppano in genere su collo, ascelle e inguine, estendendosi poi anche in altre parti del corpo, e che nelle forme più acute si diffondono soprattutto sul viso; nel giro di un paio di giorni, poi, le aree interessate subiscono una lieve desquamazione.
Ma, e qui sta un’altra grande differenza con le altre malattie prima citate, la scarlattina può anche presentarsi senza esantema, se il ceppo infettivo non produce esotossine.
Scarlattina: contagio e cure
I focolai maggiori per la diffusione del batterio sono i luoghi pubblici frequentati dai bambini, a cominciare ovviamente da scuole e mense scolastiche e centri sportivi: la malattia può essere trasmessa sia per via aerea, attraverso la saliva (e quindi anche con colpi di tosse e starnuti), sia per contatto con oggetti infetti, sui quali lo streptococco resiste a lungo.
I periodi generalmente considerati più a rischio sono la fine dell’Inverno e l’inizio della primavera, ma in genere si pensa che già dopo 48 ore dall’assunzione degli antibiotici i piccoli pazienti non siano più contagiosi.
Secondo le statistiche, la malattia colpisce raramente gli adulti (solo 5 casi su 100 osservati) e, soprattutto, non esistono casistiche che comprovino una pericolosità concreta della scarlattina in gravidanza, sia per la madre che per il feto.
Data la sua origine batterica, non esiste un vaccino contro la scarlattina e la terapia per debellare lo streptococco assume forma antibiotica: in genere, i medici consigliano di assumere amoxicillina per 10 giorni, mentre il paracetamolo può aiutare a controllare la febbre.
Seguendo la corretta terapia di solito si giunge a rapida e completa guarigione nel giro di due settimane, ma sono possibili eventuali complicanze come otite, febbre reumatica, glomerulonefrite e ascessi, che richiedono cure appropriate e mirate.
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