Scopriamo assieme come distinguere i funghi velenosi da quelli comemstibili
I funghi sono un alimento prelibato, che sia presta ad essere cucinato in vari modi e che si abbina bene con molti primi e secondi piatti. Tuttavia, non tutti i funghi risultano commestibili per il nostro organismo: infatti alcune specie risultano tossiche, mentre altre sono assolutamente mortali. Occorre quindi conoscere bene i funghi prima di raccoglierli, specialmente se si è dei neofiti e ci si approccia per la prima volta. In questa sede capiremo come riconoscere i funghi commestibili da quelli velenosi, al fine di evitare brutte intossicazioni e avvelenamenti in alcuni casi mortali. Naturalmente questo è un articolo informativo, e se non si è esperti è sempre meglio affidarsi ad un esperto.
Affidarsi a personale esperto
La prima regola per riconoscere i funghi velenosi da quelli commestibili è quella di affidare ciò che abbiamo raccolto nei boschi ad un esperto di funghi, il quale, grazie al suo occhio competente ed allenato è in grado di capire immediatamente se vi sono funghi velenosi all’interno del nostro paniere.
Ovviamente anche per coloro che sono esperti vi è sempre il pericolo di confondersi, in quanto esistono varie tipologie di funghi che, per la notevole somiglianza con specie velenose, spesso vengono classificate come commestibili, con rischi altissimi per la nostra salute.
Per questo motivo, un altro consiglio utile è quello di recarsi presso l’Ispettorato Micologico, ossia un centro specialistico della Asl della vostra zona, in grado di esaminare e accertare la commestibilità dei funghi. La consulenza di tali specialisti è gratuita, e costituisce una valida alternativa allo sfogliare manuali fai da te e guide internet spesso fallacie incomplete.
Le maggiori specie velenose di funghi
Come abbiamo sottolineato in apertura, esistono moltissime specie di funghi che si somigliano tra loro per colore del cappello, macchie e tipologia di forma. Un esempio di fortissima omologia tra funghi velenosi e commestibili è quella del Cortinarius Speciosissimus, un fungo velenoso che solitamente può essere scambiato per il Chroogomphus Helveticus, un fungo invece assolutamente commestibile. Entrambi sono rintracciabili nelle abetaie, ed hanno colore del cappello, forma del gambo molto simili, oltre che la medesima presenza di lamelle. Il primo fungo tuttavia è causa di grave intossicazione, con danni renali che possono portare all’insufficienza, con conseguente necessità di dialisi o trapianto del rene stesso.
Un altro fungo da tenere presente nella categoria di quelli velenosi è il Cortinarius Orellanus, anche se in realtà questa specie è abbastanza rara da rintracciare. Questo fungo è purtroppo in grado di causare avvelenamenti molto gravi a livello dei reni, e le sue conseguenze da intossicazione si possono manifestare anche due settimane dopo la sua ingestione. Per questo motivo occorre prestare la massima attenzione se ne incontra uno, ed è altrettanto bene non toccarlo con le mani e tenerlo alla larga dai funghi commestibili che abbiamo raccolto.
L’Amanita Phalloides, il fungo più velenoso
Ma il fungo velenoso più pericoloso in assoluto è la Tignosa Verdognola, detto anche ovolaccio o farinaccio, ma che da tutti viene conosciuto e classificato con nome scientifico di Amanita Phalloides. Questo tipo di Amanita ha al suo interno una decina di sostanze tossiche, tra le quali annoveriamo la α-amantina, la quale impedisce la formazione del Rna messaggero nel nostro organismo, con danni permanenti al fegato e necessità, qualora il soggetto sopravviva alla sua intossicazione, di dialisi a vita.
L’Amnita è responsabile del più alto numero di avvelenamenti da funghi conosciuti dall’uomo, e per questo motivo lo si definisce anche Angelo della Morte o Ovolo Bastardo, a causa della sua somiglianza con molte specie di funghi commestibili come i prataioli, i tiricholomi e le russule.
Basti pensare che l’elevata tossicità di questa sostanza è tale da rendere sufficienti soli 20 o 30 milligrammi di veleno per uccidere un uomo adulto di stazza media.
Per quanto riguarda invece i principali sintomi da avvelenamento da Amanita Phalloides, essi si manifestano tra le 8 e le 24 ore dopo che è stata ingerita, ed intacca il fegato in maniera aggressiva, impedendo al fisico di smaltire questa potentissima tossina.
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