Sindrome compartimentale, di cosa si tratta
La sindrome compartimentale è una delle affezioni più complesse in campo ortopedico con una certa importanza clinica in quanto è addirittura alto il rischio della possibile perdita dell’arto.
La sindrome compartimentale si caratterizza da un innalzamento della pressione all’interno del compartimento muscolare causando di conseguenza emorragie o edemi. Esistono due tipologie di sindrome compartimentale nella sua forma acuta o cronica, mentre la forma acuta appare improvvisamente e spesso è causata da un grave trauma, la forma cronica compare progressivamente magari correlata ad un aumento dell’attività sportiva e della massa muscolare, solitamente la situazione appare più grave se si manifesta improvvisamente con episodio acuto.
I sintomi della sindrome compartimentale sono variati ovvero dolore, formicolio, crampi, tensione muscolare e senso di intorpidimento. Mentre il suo trattamento può variare a seconda della diagnosi di sindrome compartimentale, spesso per i soggetti affetti dalla forma acuta è necessario intervenire chirurgicamente, ma in soggetti con una sindrome compartimentale cronica è possibile ricorrere a terapie conservative.
Ma cos’è e come curare la sindrome compartimentale?
La sindrome compartimentale è una condizione realmente dolorosa data dall’aumento della pressione sanguigna all’interno di un compartimento muscolare, l’aumento improvviso della pressione provoca la diminuzione di flusso sanguigno, conseguentemente si avrà un minore apporto di ossigeno alle cellule e i muscoli.
La tempestività soprattutto se ci si trova di fronte ad un paziente affetto da sindrome compartimentale acuta è fondamentale in quanto le conseguenze potrebbero essere realmente gravi, con danni muscolari permanenti ma anche al sistema nervoso o addirittura la perdita dell’arto che ne è affetto.
Spesso la patologia può insorgere se un arto lesionato è stato inserito all’interno di un involucro costrittivo come ad esempio nel caso di un ingessatura ma anche una stecca o una fasciatura. Solitamente gli arti più coinvolti sono l’avambraccio e la gamba.
Solitamente i sintomi più comuni di tale patologia che colpisce i muscoli variano dalla parestesia, all’intorpidimento dell’arto interessato ma anche la paralisi dell’arto colpito, dolore acuto o la perdita della funzione motoria dell’arto affetto da sindrome compartimentale.
Qualora si sospetta una possibile diagnosi di sindrome compartimentale è necessario intervenire tempestivamente recandosi al pronto soccorso per misurare la pressione del compartimento muscolare. Nel caso in cui la diagnosi sia confermata è indispensabile intervenire tempestivamente per evitare gravi conseguenze irreparabili.
Uno stadio della sindrome compartimentale consente di essere riconosciuto proprio grazie alla presenza dell’intorpidimento a livello del compartimento muscolare interessato con possibilità di paralisi. Solitamente queste complicanze denotato un danno permanente alle strutture anatomiche del compartimento muscolare.
La sindrome compartimentale acuta è a tutti gli effetti un’emergenza medica, in questa circostanza la tempestività nel trattamento potrebbe evitare possibili danni permanenti, evitando anche la possibile amputazione dell’arto o gli arti interessati.
A differenza degli episodi acuti la sindrome compartimentale cronica non rappresenta invece un’emergenza medica ma non si deve comunque sottovalutare la gravità della diagnosi, in quanto il mancato riposo del compartimento muscolare potrebbe comunque arrecare un danno permanente. Danno che potrebbe estendersi oltre ai compartimenti muscolari anche alle strutture nervose e i vasi sanguigni.
Come riconoscere una sindrome compartimentale?
L’iter diagnostico che conduce alla diagnosi di sindrome compartimentale comprende sia l’esame obiettivo, l’anamnesi, ma anche la rilevazione della pressione all’interno del compartimento muscolare sospetto. Potrebbe essere necessario inoltre ricorrere ad un esame più approfondito come una radiografia ai raggi X che consentirebbe di escludere un eventuale diagnosi differenziale.
Sicuramente però gioca un ruolo fondamentale la raccolta delle informazioni fornite dal paziente e le manovre diagnostiche effettuate dal medico, per verificare la presenza o l’assenza della patologia, come la compressione dell’area dolente e il movimento dell’arto che il paziente lamenta come dolorante, elementi indispensabili a capire quale gesto causa dolore.
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