Allenamento apnea, come eseguirlo
L’apnea è uno sport talmente complesso che molti sostengono si possa allenarlo solo attraverso la pratica. Questo perché non esistono delle specifiche indicazioni di preparazione atletica da seguire per questo sport, ma solo principi di massima. Sicuramente le persone che svolgono regolarmente attività fisica possono riuscire meglio in questa disciplina rispetto a chi ha un ritmo di vita sedentario ma non esiste in realtà un allenamento vero e proprio, studiato per la pesca in apnea.
Caratteristiche dell’apnea e modi per allenarla
L’apnea subacquea si può praticare a diversi livelli, sia in modo amatoriale che professionale. Di solito è considerata uno sport minore perché è meno noto e sponsorizzato rispetto a molti altri, ma il fascino e il richiamo della profondità e del mondo degli abissi è fuori discussione. La caratteristica principale di questo sport è che si svolge in acqua, ambiente che per definizione è particolare, perché caratterizzato da un’assenza totale di ventilazione ai polmoni durante l’immersione, cosa ben diversa da quanto accade ad esempio con l’immersione con le bombole.
Esistono diverse forme di apnea subacquea. Una tipologia è l’apnea statica che si esegue stabilendo dei tempi massimi di assenza del respiro sott’acqua. L’allenamento avviene soprattutto attraverso un convincimento mentale e lo sviluppo di tecniche respiratorie particolari, molte delle quali prese in prestito dallo yoga.
L’apnea dinamica invece è una disciplina di apnea subacquea in movimento. Il suo obiettivo è raggiungere la maggiore distanza possibile in senso orizzontale sott’acqua, con l’aiuto di pinne o solo con il nuoto. L’allenamento di questa tecnica è svolto soprattutto in piscina ed è accompagnato sempre da tecniche di respirazione provenienti dallo yoga.
C’è poi l’apnea profonda, che si basa sul raggiungimento di una profondità massima attraverso la presenza di un cavo guida posto in senso perpendicolare al fondo. L’allenamento di questo tipo di disciplina dipende dalla forma specifica in cui si svolge, che può essere più o meno fisica e più o meno mentale e comprendere esercizi di allenamento fisico, mentale o respiratorio. La cosa importante in questo caso sono soprattutto i tempi di recupero.
Rischi dell’apnea
L’apnea è uno sport molto rischioso che deve pertanto essere eseguito nel modo corretto.
Uno dei rischi più diffusi è l’iperventilazione, dato che la ventilazione dei polmoni è la fase più importante e delicata dell’apnea e quella cui si deve prestare maggiore cura durante l’allenamento. L’atleta deve conoscere benissimo le tecniche di respirazione giuste da consentirgli un buon livello di ossigenazione e di rilassamento e fargli evitare il riscorso innaturale all’iperventilazione forzata. Le tecniche di respirazione giusta, soprattutto la prana-yama tipica dello yoga, aiutano a rallentare la frequenza cardiaca e a gestire in modo autonomo il proprio corpo durante l’apnea. Con l’iperventilazione invece si registra una drastica riduzione della pressione dell’anidride carbonica nel sangue e un aumento dei battiti cardiaci, con un aumento del consumo di ossigeno e di energia. In linea generale, in questo caso, l’organismo si stordisce e non riesce a percepire in modo sereno e distinto i suoi campanelli di allarme e il suo bisogno di ossigenazione, aumentando quindi il rischio di infortunio.
Se invece l’apneista non calcola bene i suoi tempi di apnea e protrae la sua permanenza sott’acqua più del dovuto, può compromettere gravemente la propria salute, arrivando talvolta anche alla morte. Gli infortuni dipendono soprattutto dall’assenza di ossigeno nei tessuti ma soprattutto nel cervello. Le reazioni sono diverse da caso a caso ma le più comuni sono il black-out e la Samba. La Samba è lo stato che di solito precede il black-out e consiste in movimenti coscienti ma incontrollati svolti prima del black-out. Il black-out è invece uno stato di mancata ossigenazione temporanea del cervello, che scollega momentaneamente tutte le funzioni, tranne quelle vitali per risparmiare l’ossigeno. L’apneista in questo caso si irrigidisce ed è incapace di muoversi e può registrare una necrosi di una parte della corteccia celebrale. Il cuore però continua a pulsare e quindi se affrontato in tempo, il black-out può essere curato.
Un altro rischio consiste nell’acqua nei polmoni, sempre in assenza di un’adeguata ventilazione, condizione questa che può provocare l’annegamento.
Lascia un commento