Ayahuasca, la liana degli spiriti
Cresce l’attenzione per una bevanda fortemente allucinogena che sembra conquistare i favori delle star internazionali ma che racchiude in sé molti rischi. È l’ayahuasca, una miscela di origine andina con una storia millenaria alle spalle che oggi sembra essere la protagonista di una nuova tipologia di turismo.
Cos’è l’ayahuasca
Questa bevanda nasce dall’unione di due piante: le liane polverizzate di Banisteriopsis caapi (ayahuasca, in lingua quechua vuol dire liana degli spiriti) e foglie di Psychotria viridis. Da secoli il decotto viene utilizzato nel corso dei riti sciamanici sudamericani. Il Brasile è uno dei Paesi più legati a questa tradizione. Le piante che danno vita a questa miscela nascono soprattutto nelle foreste pluviali.
Quali effetti produce
Bere l’ayahusca genera uno stato allucinogeno molto forte. Qualche tempo fa anche la trasmissione televisiva Le Iene si è occupata degli effetti che questa bevanda può avere sui giovani che ne fanno uso. Non è difficile, infatti, che a causa dell’assunzione di questa sostanza si verifichino seri problemi che possono andare dalle convulsioni e vomito fino ai decessi.
Tutti i rischi del nuovo turismo
Negli ultimi anni, intorno a questa pianta, è fiorito un vero e proprio turismo dal carattere mistico, religioso. Sempre più agenzie di viaggio propongono tour nei Paesi sudamericani per entrare in contatto con gli spiriti proprio attraverso l’assunzione dell’ayahusca, come previsto dalla tradizione dei rituali sciamanici. In realtà, a partire dal 2015 si sono registrati alcuni decessi, in condizioni drammatiche, di turisti coinvolti in questi viaggi. Alcuni hanno riguardato anche italiani. La perdita di lucidità e lo stato allucinogeno, infatti, hanno spinto questi soggetti a compiere atti rischiosi, come gettarsi dalle finestre e in alcuni casi a macchiarsi dell’omicidio di alcuni compagni di viaggio.
Cosa contiene questa bevanda?
A generare questa rottura con la realtà e a favorire il così detto trip è la DMT, la Dimetiltriptamina. Si tratta di un alcaloide che in natura è presente in piante e funghi. In realtà, questa sostanza già è presente anche nel cervello umano. È prodotta, infatti, soprattutto durante la fase REM del sonno, dalla ghiandola pineale. Il suo effetto allucinogeno varia – e di molto – a seconda delle quantità e delle modalità con cui viene assunta. Se viene bevuta, ad esempio, l’effetto allucinogeno può durare alcune ore, mentre se ci si limita a fumarla è di breve durata.
La ayahuasca è una droga?
In realtà è difficile stabilire con certezza la classificazione di questa bevanda. Di per sé, prodotta da piante naturali, non può essere considerata tale. Vero è, però, che la DMT è inserita nell’elenco delle sostanze stupefacenti. Con più di una sentenza, però, la Corte di Cassazione ha stabilito che non può essere paragonata alle sostanze definite vere e proprie droghe in Italia proprio perché “derivata in maniera naturale da piante presenti in natura nella foresta amazzonica e non prodotta da elaborazione o sintesi umana volta a potenziarne gli effetti”.
Come si svolge il rito dell’ayahiuasca secondo la tradizione
Questo decotto viene utilizzato dalle popolazioni sudamericane almeno da 2.500 anni, di solito nel corso di cerimonie notturne della durata che va dalle 4 alle 6 ore. Ci vuole circa mezz’ora prima che gli effetti della bevanda si manifestino. I partecipanti, guidati dallo sciamano esperto, sono in cerchio, seduti o sdraiati. La prima cosa che fa lo sciamano è purificare i presenti e lo spazio che essi occupano, poi i partecipanti gli si avvicinano a turno per bere l’ayahuasca e poi tornare al posto proprio. La cerimonia è scandita da canti scari intonati dallo sciamano per chiamare gli spiriti che lo assisteranno nel processo di guarigione e insegnamento. L’esperienza vissuta dai partecipanti è soggettiva e può manifestarsi in maniera diversa a seconda del soggetto.
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