Carotide: cos’è e a cosa serve
Le carotidi sono tra le arterie principali del nostro corpo dato che, assieme all’arteria vertebrale, rendono possibile l’afflusso di sangue al sistema nervoso centrare e alle strutture facciali.
Questi grandi vasi sanguigni si trovano al lato del collo e trasportano sangue ricco di ossigeno al cuore, all’encefalo, alla testa e alle altre strutture facciali. La carotide si divide in 3 parti, che sono la carotide comune, la carotide interna e la carotide esterna.
Nello specifico, la parte definita comune è quella che risale nel collo per poi dividersi a livello della laringe, ossia nei pressi del cosiddetto pomo d’Adamo, in carotide esterna e carotide interna.
Le carotidi esterne vanno a portare sangue a cuoio capelluto, volto, mandibola, collo, faringe, laringe ed esofago, mentre quelle interne confluiscono nel cranio a livello dei fori carotidei delle ossa temporali e da qui irrorano di sangue ricco di ossigeno l’encefalo.
A livello del nervo ottico, poi c’è una divisione ulteriore in arteria oftalmica, che irrora l’occhio, arteria cerebrale anteriore, che irrora i lobi frontali e parietali dell’encefalo e, ancora, arteria cerebrale media che, invece, porta il sangue alla zona del mesencefalo, nonché alle strutture laterali degli emisferi del cervello.
C’è da notare anche che, la carotide interna ha alla sua base quello che viene comunemente chiamato seno carotideo che raggruppa tutti quei recettori divisibili tra chemorecettori e barocettori, che servono, appunto, per regolare il sistema cardiovascolare.
Malattie della carotide
Come si è intuito, le carotidi sono delle arterie a tutti gli effetti e, pertanto, in condizione normale sono flessibili e con pareti interne pulite e lisce. Tuttavia, anche queste arterie possono subire dei mutamenti, nonché dei deterioramenti.
Ecco, quindi, quali sono le malattie che possono colpire la carotide. E’ ben noto che l’arteriosclerosi provoca l’inesorabile deterioramento della flessibilità delle arterie, con il conseguente irrigidimento.
Il perché di questa degenerazione è legato all’accumulo in sede di depositi costituiti da grassi, proteine, detriti cellulari, tessuto fibroso, che va a formare delle vere e proprie placche ateromatose. Con il passare del tempo, e l’avanzare dell’età, queste placche possono diminuire la grandezza dell’arteria, andando, quindi, a rendere sempre più difficoltoso il passaccio del sangue.
Questi depositi si formano soprattutto nel seno carotideo e, in questi casi, si parla di stenosi carotidea. Dato che il tutto è progressivo ma si tratta pur sempre di un processo lento, è bene tenere sotto controllo quelli che potrebbero essere i primi segni della comparsa di placche ateromatose.
Un segnale potrebbe essere l’ictus o un attacco ischemico transitorio. Per combattere la stenosi carotidea si deve controllare la coagulazione del sangue e, inoltre, ove necessario e consigliato, si deve procedere con la rimozione della placca.
Sintomi di attacco ischemico transitorio e ictus
Come sottolineato, è bene tenere sotto controllo i sintomi che possono indicare stenosi carotidea. Pertanto, è fondamentale sapere che i sintomi che preannunciano un attacco ischemico transitorio o un ictus sono i seguenti: improvviso intorpidimento del volto e di un lato del corpo, debolezza degli arti e incapacità a muoverli, improvviso mal di testa con vertigini e perdita di equilibrio, difficoltà a parlare e a vedere bene.
Sebbene tutti questi sintomi possono rientrare in breve tempo, è preferibile chiedere l’intervento di un medico in grado di accertare se si è trattato di TIA, ossia attacco ischemico transitorio.
Esistono particolati test per accertare il tutto ed è necessario chiedere il consulto di uno specialista per capire a quali sottoporsi. Tutto ciò può evitare delle complicazioni più gravi, che potrebbero degenerare.
Bisogna, infine, tenere sotto controllo l’ipertensione arteriosa, che è un grande fattore di rischio per l’ostruzione della carotide, dato che l’eccesso di pressione può, con il passare del tempo, indebolirla.
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