Coronarie, cosa sono e come tenerle in salute
Le coronarie sono le arterie deputate al trasporto di sangue, ossigeno e sostanze nutrienti al cuore, che risulta così irrorato e nutrito in maniera adeguata alle richieste metaboliche.
Si tratta di vasi di dimensione medio-piccola, che varia dai 3 ai 5 millimetri, il cui nome deriva dal loro posizionamento all’interno del corpo: originando in modo separato dal tratto iniziale dell’aorta, infatti, esse arrivano poi a disporsi proprio come una corona intorno al muscolo cardiaco, dalla quale partono poi le numerose ramificazioni per i ventricoli destro e sinistro e gli atri, mentre la circolazione coronarica è completata dalle vene che scaricano il loro sangue nel seno, fino a tornare nell’atrio destro.
Arterie coronarie: quali rischi?
Pericoli in corso. Come facilmente intuibile, le coronarie rivestono un ruolo fondamentale per il benessere del cuore (e del nostro corpo), perché sono responsabili della corretta irrorazione sanguigna e, dunque, dell’apporto della giusta energia per un muscolo che è in continua attività.
E quando il miocardio aumenta le proprie richieste metaboliche, come capita in particolari condizioni di anemia, febbre o attività fisica, dei vasi sani riescono a soddisfare questa esigenza grazie alla riserva coronarica, che permette di moltiplicare fino a cinque volte la portata di sangue.
Malfunzionamenti. Generalmente, la prima causa di malfunzionamento di queste arterie sono gli accumuli di colesterolo e coaguli di sangue, definiti ateromi (ovvero placche adipose, un processo che prende il nome di aterosclerosi), che causano le coronopatie, che possono andare dalla stenosi (un restringimento relativamente semplice) al rallentamento del flusso ematico al cuore, e provocano fiato corto, dolori al petto dopo gli sforzi fisici e altri sintomi che, se interpretati in tempo, possono regredire con un periodo di riposo.
Tuttavia, l’ostruzione completa delle coronarie può determinare un ben più grave infarto cardiaco, con la necrosi di una parte più o meno estesa del cuore.
L’aterosclerosi. La possibilità che si formino placche aterosclerotiche al livello delle coronarie aumenta in presenza di alcuni fattori di rischio, ovvero stili di vita come fumo intenso, obesità e sedentarietà e presenza di altre patologie come ipercolesterolemia, diabete mellito e ipertensione arteriosa.
Questo problema inizia con il deposito lungo il lume delle arterie coronarie di grassi composti in genere da cellule lipidiche e muscolari lisce, che si organizzano in placche propense alla frattura, che provoca l’aggregazione di piastrine e l’accumulo di fibrina; si tratta di un processo che si ripete ulteriormente, così da scatenare sempre maggiori restringimenti fino all’eventuale occlusione completa del vaso.
Una delle complicanze più note di questo sistema è l’infarto al miocardo, che deriva proprio dall’eccessiva stenosi delle coronarie, che non sono più in grado di irrorare un’adeguata dose di sangue al miocardo, che perde energia.
Per segnalare questo problema, il cuore emette una specie di allarme, che prende la manifestazione di un dolore improvviso e acuto al petto, sotto lo sterno, e può irradiarsi anche ad altre parti del corpo: si tratta dell’angina pectoris, una sofferenza cardiaca temporanea che può essere superata se il paziente osserva un periodo di assoluto riposo.
Ma anche ostruzioni di dimensioni ridotte possono essere pericolose, soprattutto in caso di rottura e di trombosi, quando cioè la rapida formazione di un trombo (un coagulo di sangue a livello della placca) può ostruire completamente la coronaria, causando un infarto.
Comportamenti intelligenti. Per limitare il rischio dell’insorgere di questi problemi, possiamo affidarci innanzitutto a uno stile di vita più sano e meno sedentario, limitando o ancor meglio eliminando il fumo (che aumenta del 25% il rischio di contrarre una malattia coronarica) e facendo particolare attenzione all’alimentazione.
Inoltre, è bene svolgere una regolare attività fisica e tenere a bada il livello di stress, oltre che sottoporsi ad analisi ed esami in caso di elementi di preoccupazione.
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