Palamita: valori nutrizionali, calorie e benefici
La palamita, anche nota come sarda sarda, è un pesce molto gustoso che, per il suo basso costo e la sua alta resa, è molto apprezzato in cucina, impiegato per la preparazione di gustose ricette. Ma come tutto il pesce azzurro, ha delle peculiarità estremamente benefiche per il nostro organismo, che verranno analizzate con dovizia di particolari.
Tutte le caratteristiche della palamita
La palamita, il cui nome scientifico è Sarda sarda, e si tratta di un pesce osseo di acqua salata appartenente alla famiglia degli Scombridi, che rientra nella categoria di palamita pesce azzurro.
La palamita è un pesce azzurro, con poche spine e con carni che ricordano molto quelle dello sgombro, che tendono a rimanere molto compatte anche dopo la cottura. Grazie al costo ridotto, questo pesce fa parte della tradizione culinaria di diverse regioni, tra cui quella siciliana, dove è molto utilizzato cotto sia al forno che fritto, o semplicemente grigliato. Non è raro trovare la palamita conservata sotto olio, proprio come lo sgombro o il tonno, due pesci che per le qualità organolettiche sono realmente molto simili.
Ma come si riconosce una palamita?
Il sapore della palamita ricorda moltissimo lo sgombro, ma visivamente è simile al tonno, anche se decisamente più piccolo, dato che ha la classica forma del corpo allungato ed è lungo circa 50 e 70 cm. Il colore della palamita è la tipica colorazione del pesce azzurro, ovvero diventa più chiaro man mano che si arriva sui fianchi, mentre sul dorso è molto più scuro. Come per tutti i pesci è bene riconoscere una palamita è fresca osservando soprattutto l’occhio, che deve essere piccolo, a differenza della bocca che, invece, è molto ampia, ma soprattutto non dovrà essere spento.
Valori nutrizionali palamita
La palamita ha un notevole valore nutrizionale, dato che è particolarmente ricca di vitamina A, ma anche di fosforo, proteine, grassi come gli Omega 3, importanti per il benessere di arterie e per il cuore. In 100 grammi di palamita ci sono 177 kcal, che si vanno a unire a 21,5 gr di proteine, 8,1 gr di grassi, 0,45 mg di vitamina A, 264 mg di fosforo.
Dai valori nutrizionali è possibile evincere che la palamita è un alimento poco calorico, ecco perché particolarmente adatto a regimi alimentari ipocalorici. La palamita sarebbe in grado di fornire una maggiore energia, grazie alla presenza dei trigliceridi, che sono composti da una elevata quantità di acidi grassi polinsaturi che appartengono al gruppo Omega 3, ovvero di acido eicosapentaenoico e acido docosaesaenoico.
Ulteriore fattore estremamente importante è relativo alle proteine che hanno un alto valore biologico. Esse, inoltre, contengono tutti gli amminoacidi assolutamente essenziali per l’organismo.
Le vitamine contenute nella palamita invece sono idrosolubili, oltre alla presenza di vitamine del gruppo B e, in particolare della niacina, della riboflavina, ossia la vitamina B2, della piridossina, ossia la vitamina B6. A queste si devono aggiungere anche le varie vitamine liposolubili, come il calciferolo, anche nota come vitamina D, elemento molto importante per l’organismo, la cui carenza può provocare non pochi disturbi.Tra i sali minerali contenuti nella palamita troviamo invece lo iodio, ma anche il ferro, il potassio e il fosforo.
Benefici della palamita
La palamita è un toccasana per la salute, ma si consiglia di cucinarla senza grassi aggiunti se la si vuole inserire in un regime ipocalorico. Qualora si soffra di un disturbo di dislipidemie, ossia di ipercolesterolemia LDL o ipertrigliceridemia è particolarmente indicato il consumo di palamita ma questo alimento fa molto bene, anche nel caso di ipertensione arteriosa primaria, data la presenza di Omega 3.
Inoltre essendo particolarmente ricco di iodio è un alimento indispensabile per chi soffre di disfunzioni tiroidee. Notevole è anche la presenza di ferro, che lo rende, invece, un alimento molto utile nel caso si soffra di anemia sideropenica.
Controindicazioni della palamita
Bisogna ricordare che la carne di palamita, così come quella di moltissimi altri pesci, è soggetta a contaminazione parassitaria da anisakis, che altro non è che un parassita che si annida nell’intestino del pesce e che, anche dopo la sua morte rimane in vita, andando ad intaccare i muscoli.
Si deve notare che suddetto parassita può creare non pochi problemi per la salute dell’uomo e, pertanto, si consiglia sempre e comunque di cuocere il pesce a una temperatura di almeno 60°C. Mentre se lo si vuole mangiare crudo o cuocere a temperature minori, il pesce va abbattuto a temperature che vanno dai -15 ai -20°C: più bassa è la temperatura di abbattimento e minore è il tempo necessario per l’eliminazione di questo fastidioso parassita.
Tra i disagi creati dall’anisakis si devono annoverare un forte dolore addominale, la nausea con annesso vomito, la diarrea, una leggera febbre, ma anche presenza di sangue e muco nelle feci. Se si osservano suddetti sintomi e si è consumato del pesce non abbattuto o non cotto alla temperatura consigliata, si deve ricorrere al supporto medico dato che questo parassita, che tuttavia non può resistere a lungo nell’apparato digerente dell’essere umano, può perforare l’intestino, provocando dei problemi molto più gravi rispetto al classico mal di pancia
Prima di consumare la palamita, così come ogni altro pesce, si deve osservare lo stato di conservazione del pesce, soprattutto analizzando l’occhio e la sua pelle, dato che è molto pericoloso mangiare del pesce andato a male, ma a maggior ragione la palamita dato che tende a irrancidirsi molto facilmente, soprattutto per via della grossa porzione di grassi polinsaturi. Questo processo di irrancidimento provoca la liberazione di due sostanze molto nocive per il nostro corpo, come la metilammina e la formaldeide.
Tale processo viene causato dall’idrolisi enzimatica e batterica di alcuni amminoacidi, ecco perché è facile che in pochi giorni il pesce possa puzzare, quindi l’odore è un ottimo campanello d’allarme. Per capire se si tratta di una palamita fresca e ben conservata, quindi, si devono tenere in conto diversi fattori, che sono gli occhi, dei quali si deve accertare la lucentezza e la pienezza, le branchie, di cui si deve osservare il colore e, soprattutto, l’odore, ma anche la compattezza della carne è un particolare che non può passare inosservato in alcun modo.
Palamita in gravidanza
Nonostante diverse siano le accortezze che si devono tenere in considerazione prima di consumare la palamita, questa tipologia di pesce è indicato anche per le donne in stato di gravidanza, è possibile quindi consumarlo ma con le dovute precauzioni. Come per ogni altra tipologia di pesce le donne in stato di gravidanza devono assolutamente evitare di mangiare il pesce crudo, ma anche l’assunzione del pesce cotto dovrà essere limitata data anche l’alta dose di grassi.
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