Sindrome di Kawasaki: sintomi e cura
La sindrome di Kawasaki è una malattia dei vasi sanguigni che colpisce soprattutto i lattanti e i bambini di età inferiore ai 5 anni. Raramente la sindrome colpisce bambini di età superiore ad 8 anni: si parla in questo caso di malattia di Kawasaki atipica.
Questa patologia è caratterizzata da febbre alta che dura almeno 5 giorni, abbinata ad altri sintomi.
Studi recenti, hanno dimostrato che questa malattia ha un’incidenza in Italia di 14 bambini colpiti su centomila, ma non è noto al momento se si tratta di una malattia sempre esistita o comparsa in epoche più recenti.
Per un migliore effetto del trattamento terapeutico, è opportuno eseguire una diagnosi precoce della malattia. Il pediatra deve sapere riconoscere e diagnosticare rapidamente la malattia, comunicandolo ai genitori e proponendo il percorso terapeutico più adatto, in considerazione dei rischi e benefici cui si va incontro e prospettare se necessario anche un intervento chirurgico.
Sindrome di Kawasaki: le cause
La causa precisa della sindrome di Kawasaki non è tuttora nota. La causa sembrerebbe tuttavia essere un’infezione o una risposta anomala dell’organismo a un’infezione. Il suo nome deriva dal pediatra giapponese Kawasaki Tomisaku, che nel 1960 l’ha descritta per la prima volta.
Non si tratta di una malattia contagiosa, mentre fattori genetici e il sistema immunitario sembrerebbero avere un ruolo attivo nel suo insorgere.
I sintomi della sindrome di Kawasaki
Nei pazienti affetti da sindrome di Kawasaki, si manifesta una febbre alta resistente ad antibiotici e antipiretici, abbinata ad altri sintomi, come:
- congiuntivite, ovvero arrossamento della parte bianca dell’occhio, senza produzione di secrezioni
- infiammazione della gola con arrossamento della lingua, che appare caratterizzata da un color fragola, e labbra secche, arrossate e lesionate
- rossore o gonfiore alle mani e ai piedi, seguite, nella seconda settimana di malattia, da fenomeni di desquamazione delle dita, a partire dalla zona intorno alle unghie
- gonfiore di linfonodi e ghiandole del collo, che risultano duri al tatto e leggermente dolenti
- eruzioni cutanee su tronco e arti, con caratteristiche simili a quelle del morbillo o della scarlattina
Sintomi meno comuni e più gravi sono l’infiammazione delle arterie e la meningite.
Quali sono i pericoli della sindrome di Kawasaki?
Nella maggioranza dei casi, i sintomi della sindrome di Kawasaki passano in maniera spontanea, anche senza uno specifico trattamento. Nel 5-10% dei pazienti però si possono sviluppare gravi complicanze, che possono diventare letali nell’1% dei casi.
Le complicanze più gravi sono rappresentate soprattutto dalle infiammazioni cardiache, per l’infiammazione della membrana di rivestimento del cuore e l’infiammazione delle arterie, detta vasculite. La vasculite può comportare un indebolimento dei vasi sanguigni e in alcuni casi un ingrossamento del vaso, con la formazione di aneurismi. Le complicazioni cardiache appaiono di solito dopo il decimo giorno, quando la febbre e gli altri sintomi più comuni iniziano a regredire.
Qual è il trattamento e la cura per la sindrome di Kaeweasaki?
In caso di sindrome di Kawasaki, è opportuno consultare il medico. La patologia si cura generalmente con alte dosi di aspirina che riducono l’infiammazione ed evitano la coagulazione del sangue. Spesso nel trattamento sono somministrate anche dosi di immunoglubine per via endovenosa, che diminuirebbero le probabilità di sviluppare complicazioni e la formazione di aneurismi nelle arterie coronarie, se assunte nella fase acuta della malattia.
Talvolta, in concomitanza alla terapia, è associato il trattamento con farmaci cortisonici. Se la malattia di Kawasaki non risponde ai trattamenti tradizionali di aspirine e immunoglobine, può trattarsi di un caso mortale. La morte può verificarsi raramente, per la formazione di coaguli di sangue, nelle zone in cui si formano gli aneurismi. Maggiore è la presenza e l’ampiezza di questo coaguli nei bambini, maggiore sarebbe il rischio della morte del paziente.
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