Scopriamo l’ubichinone, caposquadra efficientissimo
L’ubichinone è una molecola organica presente nel nostro corpo, precisamente un coenzima, il famoso Q10, il quale sovrintende alla produzione di energia nelle cellule.
E’ il componente fondamentale della membrana dei mitocondri, particelle intracellulari, ed è grazie ad esso che si svolgono tutti gli scambi molecolari necessari alla produzione della maggior parte dell’energia del corpo. Infatti mediante l’ubichinone, si attiva la produzione di ATP, adenosina trifosfato, che è la corrente energetica tra il catabolismo e l’anabolismo, i due meccanismi del metabolismo della cellula, ed è anche uno dei reagenti necessari alla sintesi dell’RNA.
Può sembrare un tantino complicato, è vero, ma per immaginare il ruolo dell’ubichinone, potremmo pensare metaforicamente alla figura di un caposquadra, il quale dirige, organizza, realizza e fa realizzare anche agli altri, tutto il lavoro necessario, che senza di lui non potrebbe mai essere svolto.
Fu scoperto nei mitocondri del cuore di un bue, nel 1957, dal dr. Crane nell’università del Wisconsin, e strutturato chimicamente dal dr. Folkers dell’università del Texas, nel 1958; P. Mitchell vinse il premio Nobel per la medicina nel 1978, quando scoprì le sue importantissime funzioni.
Perché è così importante l’ubichinone?
Per parecchi motivi. Innanzitutto, come abbiamo visto, perché senza di esso non potrebbe avvenire lo scambio metabolico che produce l’energia necessaria a tutte le nostre cellule; di conseguenza è un antiossidante e contribuisce a prevenire e limitare i danni dei radicali liberi.
Il coenzina Q10, quindi l’ubichinone, è stato utilizzato con successo per il trattamento di disfunzioni cardiache, ad esempio l’infarto, ed è risultato di vitale importanza, quando è stato somministrato a pazienti colpiti da arresto cardiaco, nel momento in cui la temperatura corporea cominciava a scendere sotto i 34°.
E’ un componente fondamentale nel famoso cocktail mito, il mix che nutre i mitocondri, che viene utilizzato per la cura della miopatia mitocondriale ed altre disfunzioni metaboliche; i mitocondri sono essenziali per il benessere degli essere viventi, e quando cominciano ad avere piccoli difetti, si rischia che questi passino a tutte le cellule figlie che ne derivano. Infatti oggi, secondo il dr. Salvatore Di Mauro, responsabile di ricerca presso la Columbia University di New York, si può cominciare a parlare proprio di “cardiopatie mitocondriali” oppure di “diabete mitocondriale”, o di “osteopatie mitocondriali”, insomma di medicina mitocondriale.
A cosa serve l’ubichinone?
Per citare nel dettaglio alcune delle sue funzioni, possiamo dire che è in grado di stimolare il sistema immunitario, aumentare la produzione di energia, contrastare l’invecchiamento svolgendo funzione antiossidante; sono ancora oggetto di studio le sue potenzialità nella cura del cancro e nella prevenzione e cura delle malattie degenerative del cervello, come l’Alhzeimer e il morbo di Parkinson.
In ambito sportivo, soprattutto dopo i 35 anni, risulta molto utile aggiungere agli integratori abituali, anche 50 mg di ubichinone, il quale fornirà un ottimo supporto alle prestazioni atletiche, in modo particolare se abbinato ad altre vitamine e proteine; in commercio esistono numerose varietà di questi integratori, e noterete facilmente che il coenzima Q10 è presente nella maggior parte dei casi.
Dove si trova l’ubichinone?
Il suo nome è preceduto dal prefisso ubi, che vuol dire ovunque, quindi ne deduciamo che si tratta di una sostanza molto presente in natura, ma gli alimenti che lo contengono in quantità adeguata sono: i pesci grassi, tipo il salmone ed il tonno, i cereali integrali, le interiora, soprattutto il fegato, le uova, il germe di grano, tutte le verdure e le arachidi; ricordiamo che per un buon assorbimento del principio attivo è necessario abbinare dell’olio extravergine di oliva, in quanto si tratta di una molecola liposolubile. Dato che la produzione di ubichinone nel nostro corpo diminuisce molto con il passare degli anni, può essere caldamente consigliata l’assunzione nei soggetti anziani o con situazioni di deperimento od indebolimento organico.
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