Vaccino anti-varicella: facciamo chiarezza
La varicella è una malattia molto contagiosa, causata dal virus varicella-zoster. Contrariamente a quanto si pensa, è anche una malattia pericolosa, pertanto viene sempre consigliato, quando possibile, di effettuare il vaccino varicella previsto dal sistema sanitario nazionale.
Sintomi e contagiosità della varicella
Il virus della varicella si diffonde facilmente, perché chi è malato contagia chi non è mai stato malato o non è mai stato vaccinato. Il virus si diffonde nell’aria quando la persona infetta tossisce o starnutisce. Si può inoltre diffondere toccando o inspirando le particelle di virus che si liberano dalle vescicole.
Solitamente i soggetti colpiti sono contagiosi da 1-2 giorni prima della comparsa dell’eruzione cutanea, fino a quando tutte le vescicole hanno formato le croste. Dopo l’esposizione al virus di norma passano da 10 a 21 giorni prima di ammalarsi, mediamente sono due settimane (periodo di incubazione).
Nella maggior parte delle persone contrarre la malattia significa diventarne immuni tuttavia, in rari casi, una stessa persona può fare la varicella due volte nel corso della vita.
E’ una malattia molto fastidiosa e in alcuni casi anche grave. Negli Stati Uniti, in passato, la varicella era molto diffusa: si ammalavano circa 4 milioni di persone all’anno; circa 10.600 persone venivano ricoverate in ospedale e si registravano da 100 a 150 decessi all’anno dovuti alla malattia. Fortunatamente il vaccino antivaricella ha migliorato di molto la situazione.
Il protocollo vaccinale della varicella
Il CDC – Center Desease Control consiglia la somministrazione di due dosi di vaccino antivaricella per i bambini, gli adolescenti e gli adulti. I bambini dovrebbero eseguire la prima dai 12 ai 15 mesi, e la seconda dai 4 ai 6 anni. Gli adulti di età superiore ai 13 anni che non hanno mai fatto la varicella né ricevuto il vaccino dovrebbero ricevere due dosi, ad almeno 28 giorni di distanza l’una dall’altra.
Il vaccino ha una efficacia di circa il 98%, e contribuisce a proteggere non solo chi lo riceve ma anche tutti i soggetti che non possono farsi vaccinare, come le donne in gravidanza o i soggetti con patologie a carico del sistema immunitario.
Nel 2% dei casi, alcuni pazienti vaccinati vengono comunque contagiati, ma in questi casi la varicella è più lieve, con meno vescicole e con febbre lievissima oppure senza febbre.
Casi nei quali è indicato o controindicato il vaccino della varicella
Il vaccino anti-varicella è importante soprattutto per le categorie professionali a contatto con la comunità o con pazienti immunodepressi, come medici e infermieri, insegnanti ed educatori, militari e viaggiatori internazionali.
Alcuni pazienti non devono farsi vaccinare contro la varicella, oppure devono aspettare per sicurezza: ad esempio se si sono avuti gravi effetti collaterali in precedenza , se si è in stato di gravidanza o affetti da qualche malattia, come anche l’influenza con presenza di febbre.
Particolare attenzione la devono prestare i soggetti affetti da:
- HIV/AIDS o altre malattie del sistema immunitario.
- Pazienti in terapia con farmaci che agiscono sul sistema immunitario, come i cortisonici, da 2 o più settimane.
- Pazienti colpiti da tumore (di qualsiasi tipo).
- Pazienti in terapia antitumorale (radioterapia o chemioterapia).
Ricevere il vaccino anti-varicella è molto più sicuro rispetto ad essere contagiati dalla malattia; la maggior parte delle persone che si fanno vaccinare non ha alcun problema, tuttavia, come avviene per tutti i vaccini, c’è sempre un rischio minimo di effetti collaterali. Gli effetti collaterali del vaccino sono molto rari e di solito sono più probabili dopo la prima dose, che non dopo la seconda. Tra le possibili reazioni al vaccino ricordiamo:
- Dolore, rossore o gonfiore nella zona dell’iniezione.
- Febbre.
- Lieve eruzione cutanea o comparsa di diverse vescicole dopo il vaccino. Se dopo il vaccino compare l’eruzione cutanea, siete contagiosi, tuttavia si tratta di un’eventualità molto rara. In caso di eruzione cutanea, dovreste evitare il contatto con i pazienti con problemi al sistema immunitario.
- Convulsioni, che possono essere causate dalla febbre.
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