L’infestazione da verme solitario: come si contrae, come prevenirla
Quante volte avete sentito l’espressione Verme solitario? Si tratta in effetti di un tipo di tenia, un verme piatto che parassita il nostro apparato digerente e causa molti problemi. Vediamo insieme di fare chiarezza.
Com’è fatto il verme solitario?
Per verme solitario, si intendono due tipi di tenie, la T. saginata (parassita del bovino) e la T. Solium (parassita del suino). Entrambe sono dei vermi piatti appartenenti al Phylum dei Platelminti, Classe Cestoda, famiglia Taeniidae, i cui parassiti adulti infettano i gli animali e l’uomo.
Il loro corpo è suddiviso in:
- Lo Scolice: cioè la testa, a volte munita di uncini o ventose che permettono una migliore adesione alla parete intestinale dell’ospite.
- La Strobila: cioè il resto del corpo, che può raggiungere lunghezze anche di 3 metri. La strobila a sua volta è costituito da segmenti, detti proglottidi, che originano dallo scolice e maturando si spostano man mano verso l’estremità distale della tenia, allungandola. Ogni segmento è fornito degli organi genitali di entrambi i sessi, pertanto è capace di autofertilizzarsi, producendo circa 250 mila uova per ogni proglottide matura sessualmente, che vengono quindi espulse all’esterno mediante il poro genitale o tramite la disintegrazione della proglottide stessa.
Essendo sprovvisto dell’apparato digerente, il verme solitario può nutrirsi soltanto parassitando altri organismi animali, assumendo il nutrimento tramite il proprio tegumento esterno che è molto assorbente, per osmosi. Generalmente si localizza nell’ apparato digerente dell’organismo ospite (bovino, suino o uomo), ma talora può migrare in altre zone del corpo causando sintomi diversi e molto gravi.
Come arrivano questi parassiti nell’uomo? Il ciclo vitale del verme solitario
Entrambe le specie che infettano l’uomo si replicano mediante un ciclo vitale di tipo indiretto, cioè necessitano di un ospite intermedio per lo sviluppo dello stadio larvale, e di un ospite definitivo per la maturazione nella forma adulta e la replicazione.
Le uova delle tenie, disperse nell’ambiente, vengono ingerite dall’ospite intermedio (bovino o suino), e si localizzano nell’apparato digerente, dove schiudono formando le larve, dette cisticerchi. Attraverso la circolazione sanguigna, migra in altri organi e si localizza principalmente a livello dei muscoli striati (cuore, lingua, muscoli masseteri) dove formano delle cisti biancastre (visibili anche ad occhio nudo) che possono restare in vita fino a diversi anni.
L’ingestione di carne cruda o poco cotta da parte dell’uomo, fa si che vengano ingerite le cisti vive. Queste si localizzano nell’apparato digerente , dove si schiudono e maturano nella forma adulta, delle dimensioni variabili dai 5 ai 15 metri. Ogni proglottide matura può generare circa 250mila uova, che vengono espulse all’esterno tramite le feci, dove resistono anche per molti mesi e il ciclo ricomincia.
Il verme solitario è comune in tutto il mondo, tanto che ogni anno si registrano circa 50 milioni di casi. Uno dei Paesi europei più colpiti è la Germania, con una prevalenza dello 0,2-0,3% della popolazione. Nei Paesi industrializzati l’incidenza dell’infestazione da verme solitario è comunque molto più bassa di quella dei Paesi più poveri, dove le norme igienico sanitarie sono inferiori.
La Tenia è particolarmente longeva e se non si interviene farmacologicamente o chirurgicamente può vivere fino a 25 anni.
La sintomatologia del verme solitario nell’uomo
L’uomo si infetta per ingestione di carni crude o poco cotte contenenti i cisticerchi, che sviluppa teniasi, con qualche differenza a seconda della specie.
Queste larve si localizzano a livello dell’apparato digerente dell’uomo, dove aderiscono mediante lo scolice alla parete dell’intestino, e qui si nutrono per osmosi, maturando nella forma adulta. La malattia è spesso asintomatica, almeno finché la tenia non raggiunge dimensioni considerevoli. Quindi può provocare una serie di sintomi quali:
- Diarrea
- Stitichezza
- Dimagrimento eccessivo
- Crampi addominali
- Nausea
- Vomito
- Carenze vitaminiche
Una manifestazione fastidiosa ed imbarazzante è la fuoriuscita dei segmenti del parassita in grado di muoversi dall’ano, visibili ad occhio nudo. In rari casi può verificarsi una perforazione intestinale.
Talora può capitare che l’uomo si infetti per ingestione diretta di uova, attraverso cibi contaminati, come verdure non accuratamente lavate, o a seguito di peristalsi inversa, per cui proglottidi mature contenenti uova presenti nell’intestino vengono spinte nello stomaco invece che nel retto. In questo caso non funge da ospite definitivo, ma da ospite intermedio e contrae la cosiddetta cisticercosi. Le uova si schiudono nello stomaco e da qui i cisticerchi possono migrare in tutti i distretti corporei, causando sintomi specifici. Particolarmente grave è la localizzazione nel sistema nervoso centrale con conseguenti disturbi mentali, sintomi neurologici come l’epilessia o segni clinici legati all’aumento della pressione intracranica. L’invasione oculare può portare anche alla cecità.
La terapia in caso di infestazione da verme solitario
La terapia in caso di infestazione intestinale di parassiti adulti è semplice. La niclosamide (Yomesan®) è un farmaco non assorbito dall’intestino umano che, entrando in contatto con lo scolice e i segmenti anteriori del verme solitario, li uccide, provocando l’espulsione del parassita.
Il praziquantel, un derivato di sintesi dell’isochinolina-pirazina, è un composto ugualmente efficace contro il parassita e relativamente poco tossico. Lo scolice viene ucciso nella maggior parte dei casi, ma alcune volte riesce a sopravvivere: un nuovo parassita può rigenerarsi se lo scolice e una minima parte del collo sopravvivono, quindi il paziente deve rimanere sotto osservazione per alcuni mesi, perché i segmenti in grado di riprodursi possono comparire di nuovo dopo dieci, dodici settimane.
Questi ed altri medicinali vengono impiegati spesso in associazione a lassativi, per favorire la naturale eliminazione del parassita e delle uova. Qualora tali farmaci non fossero sufficienti si può ricorrere ad un piccolo intervento chirurgico.
Come prevenire l’infestazione da verme solitario
Il controllo della carne per evidenziare la presenza dei cisticerchi è la miglior misura preventiva possibile. Nelle aree endemiche la carne deve essere sempre consumata ben cotta e deve raggiungere una temperatura di almeno 56 °C in tutte le sue parti, di modo da distruggere il verme. Può essere difficile realizzare una cottura del genere nel caso di tagli grandi di carne grassa, in particolare di maiale. Il congelamento a -10 °C per dieci giorni di solito neutralizza i cisticerchi, che però sono in grado di sopravvivere anche per settanta giorni a una temperatura di zero gradi.
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