Pantoprazolo, a cosa serve ed effetti collaterali
Il pantoprazolo è un principio attivo alla base di alcuni farmaci da banco che vengono utilizzati nella cura di patologie quali: ulcera gastrica e duodenale, sindrome di Zollinger-Ellison e malattie de riflusso esofageo. È un inibitore della pompa protonica.
Tale farmaco viene prodotto da diverse cause farmaceutiche, con nomi diversi: Abbott, Almirall, Takeda Italia e Angelini hanno immesso sul mercato rispettivamente Pantecta, Pantopan, Pantorc e Pireflux.
Cos’è la pompa protonica e come funzionano gli inibitori
La pompa protonica è una proteina integrale di membrana, il cui ruolo è quello di spostare protoni attraverso la membrana di una cellula, un mitocondrio, o altri compartimenti sub-cellulari. Lo spostamento avviene nel corso della respirazione cellulare, quando la pompa preleva i protoni dalla matrice e li rilascia tra le membrane.
Quest’operazione è impedita dall’assunzione di medicinali a base di pantoprazolo che vanno a influire, inibendola, sulla secrezione degli acidi gastrici. In questo modo vanno a bloccare il sistema enzimatico idrogeno-potassio adenosintrifosfatasi. Per massimizzare gli effetti di questi farmaci, è bene assumerli di mattina, prima o nel corso della colazione, perché l’inibizione della secrezione acida è maggiore nelle ore del mattino rispetto a quelle serali.
Pantoprazolo tutte le informazioni utili
In commercio esistono blister di compresse di pantoprazolo da 20 mg. Le compresse gastroresistenti contengono, inoltre, come eccipienti: maltitolo e lecitina (un derivato dell’olio di soia). Il prezzo di una confezione si aggira sui 4 euro. Esistono anche compresse da 40 mg di principio attivo.
La posologia consigliata varia seconda della patologia da curare. Ad esempio, secondo le indicazioni, in caso di ulcera peptica è bene assumere a colazione 40 mg, da portare a 80 al giorno solo se la cura non dà risultati immediati. Se il pantoprazolo viene assunto attraverso endovena, invece, la dose consigliata è quella di 40 mg.
Per contrastare l’Helicobacter pylori, invece, vanno effettuate due somministrazioni giornaliere, da 80 mg complessivi (quindi due da 40 mg al giorno). In questo caso è necessario affiancare una cura completa che preveda anche un antibiotico ad ampia copertura, ma per le malattie del reflusso esofageo meglio non superare l’assunzione di 20 mg al giorno, da assumere prima di colazione.
Se si assume per endovena la dose sale a 40 mg per somministrazione, mentre è di 20 mg al giorno la dose consigliata quando il medicinale viene assunto nel corso della profilassi dell’ulcera peptica in associazione all’uso continuativo di Fans.
Sale a 80 mg la dose prevista per singola somministrazione nella cura della sindrome di Zollinger-Ellison. Esistono, poi, casi particolari, come quello rappresentato dai pazienti epatopatici, in cui è sempre opportuno non superare i 20 mg al giorno per malattie del reflusso gastroesofageo e arrivare massimo ai 40 mg per le patologie più complesse. Anche gli anziani e i soggetti affetti da ridotta funzionalità renale devono prestare particolare attenzione alle dosi quotidiane da assumere.
Possibili interazioni con altri farmaci
Come tutti i farmaci è bene rispettare alla lettere le indicazioni previste sul bugiardino e tenere conto dei possibili effetti collaterali generati sia dal principio attivo che dagli eccipienti che lo affiancano.
Questo principio attivo, in fase di metabolizzazione, implica interazioni con altri farmaci che vengono metabolizzati dalla stessa famiglia (CYP450). In particolare, il pantoprazolo riduce le capacità del clopidogrele dell’azatanavir mentre aumenta, invece, l’efficacia del Diazepam con l’assunzione congiunta, mentre anche con il Warfarin aumenta l’effetto anticoagulante. In entrambi gli ultimi due casi è bene prestare molta attenzione prima di assumere le compresse insieme.
Pantopranzolo, quali effetti collaterali?
Questo principio attivo ha effetti diretti sul sistema gastrointestinale. In particolare, l’assunzione di farmaci a base di pantopranzolo può portare fenomeni di secchezza delle feci, nausea, vomito, diarrea o flatulenza.
Nel 4% dei pazienti si manifestano problemi di diarrea, si tratta dell’effetto collaterale più diffuso riscontrato dagli studi che sono stati effettuati sui medicinali composti da questo principio attivo. Il pantopranzolo, inoltre, può portare mal di testa, vertigini, nervosismo, fenomeni di spossatezza costante.
Tra questi, la maggior parte dei soggetti accusa problemi di cefalea. Il mal di testa, infatti, colpisce circa l’1,4 per cento dei soggetti che assumono medicinali a base di questo principio attivo.
Molto più raro, invece, ma non da escludere a priori, il manifestarsi di sintomi dermatologici, quali prurito e rush cutanei. Queste problematiche, infatti, si sono manifestate solo nello 0,5 per cento dei pazienti trattati con pantopranzolo.
Pantoprazolo in gravidanza e allattamento
Prima di assumere medicinali a base di questo principio attivo nel corso di una gravidanza o nella fase di allattamento è bene consultare il proprio medico di fiducia, il quale potrà trarre un giusto bilancio dei benefici per la madre e de rischi per il feto il bambino.
Alcuni studi (condotti al giorno d’oggi esclusivamente sui ratti), infatti, hanno dimostrato che pur non trattandosi di un prodotto tossico per il feto, si tratta comunque di un principio attivo capace di superare la placenta e di penetrare anche nel latte materno.
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