Bacche di Maqui: un rimedio miracoloso?
Le bacche di Maqui, dette anche “mirtilli della Patagonia”, sono una dei rimedi naturali che si sono meglio affermati gli ultimi tempi, grazie alla loro elevata azione antiossidante. Si tratta veramente di un frutto miracoloso che regala forza e salute a chi lo assume? Scopriamolo insieme.
Caratteristiche delle bacche di Maqui
Le bacche di Maqui maturano sulla pianta Aristotelia chilensis, che cresce in modo spontaneo in Cile e Argentina. L’arbusto ha una corteccia liscia e un fusto sottile, che può crescere molto in altezza, con foglie ellittiche e fiori bianchi, e produce bacche violacee, grandi quanto un’oliva, il cui sapore somiglia vagamente al sambuco, che maturano in estate e vengono raccolte dopo alcuni mesi. Il tipico colore delle bacche dipende dalla presenza di antocianine, un tipo di flavonoidi.
Anche se è una pianta sempreverde, la sua produzione di bacche è molto lenta, tanto che sono necessari circa 5 anni per ottenere un raccolto di 10 kg. Questo accade perché la pianta cresce e si sviluppa in condizioni proibitive, caratterizzate da fredde temperature, forti venti e grande esposizione all’ozono. Proprio per contrastare queste condizioni proibitive, la pianta reagisce con una grande produzione di delfinidine, un polifenolo particolare che, tra le sostanze naturali conosciute, è una di quelle con il maggiore effetto antiossidante.
Della pianta si usano soprattutto le bacche e in alcuni casi le foglie.
La storia del maqui
I principali consumatori di bacche di Maqui sono gli indiani Mapuche, abitanti del Cile, che sono gli unici indiani d’America a non essersi sottomessi ai conquistatori europei. Secondo una leggenda, sarebbero state proprio le bacche di Maqui ad aver aiutato questi indiani ad essere forti e instancabili guerrieri. Sembra infatti che questi abitanti consumassero non solo il frutto ma anche la foglia della pianta e utilizzassero il frutto anche per realizzare una bevanda alcolica, detta Chicha, ancora apprezzata ai giorni nostri. Le foglie si usavano invece per infusi e tisane, per i loro poteri lenitivi sugli stati febbrili e le ferite riportate in guerra.
Nel corso degli anni, il Maqui è stato poi esportato, e coltivato in alcune aree degli Stati Uniti, oltre che in Inghilterra e in Spagna, anche se in queste zone, la produzione annua è inferiore a quella che si verifica in Cile. Inoltre il Maqui richiede particolari tipi di trattamento per il suolo, che vanno ad incidere sui costi di produzione e quindi di vendita del prezioso frutto.
Proprietà del Maqui
Le bacche di Maqui sono principalmente una fonte di antiossidanti, utile a combattere i radicali liberi, che sono i principali responsabili del nostro invecchiamento cellulare e dell’insorgenza di tumori e patologie degenerative. Gli antiossidanti sono apprezzati anche da chi pratica un’intensa attività sportiva, poiché aiutano a combattere l’ossidazione derivata dall’attività fisica. Le proprietà antiossidanti derivano soprattutto dalla presenza di antocianine e altri flavonoidi e vitamine, che rendono queste bacche simili a quelle di Goji, di Acai e al ribes, anche se l’effetto delle bacche di Maqui dovrebbe essere superiore. Gli antiossidanti agiscono anche contro l’invecchiamento cellulare: quando invecchiamo, le nostre cellule subiscono gli attacchi dei radicali liberi, che le portano a deteriorarsi.
Il succo dei frutti svolge anche un’azione leggermente astringente e quindi può essere usato per contrastare la dissenteria.
Un’altra proprietà è quella antinfiammatoria, utile a calmare le irritazioni di naso, gola e bocca, anche se il suo effetto, in tal senso, è meno potente di alcune piante tipiche della nostra area, come il salice.
Alcune indagini affermano che le bacche avrebbero anche un’importante azione brucia grassi, utile a perdere peso nelle diete. Non esistono tuttavia studi scientifici a dimostrarlo.
Usi delle bacche di Maqui
L’uso delle bacche di Maqui si è affermato solo negli ultimi anni. Prima infatti le bacche erano pressoché sconosciute in Europa.
Le bacche si utilizzano di solito come integratore alimentare, come infuso o come succo, anche se possono essere consumate anche al naturale.
Soprattutto in Cile, le bacche sono usate anche per realizzare marmellate e gelati. Un altro uso è di consumare le bacche in polvere, diluite in un bicchiere di succo di frutta, oppure di aggiungere la polvere allo yogurt.
Grazie ai loro effetti antiossidanti, le bacche di Maqui sono usate spesso per arginare problemi legati all’invecchiamento cellulare, ai radicali liberi, alla caduta dei capelli e alla cura della pelle. Esistono però anche altri ambiti di applicazione.
Sono usate per combattere il colesterolo, dato che le antocianine dovrebbero stimolare la produzione di colesterolo buono a discapito di quello cattivo, dannoso per vene e arterie.
Le bacche contrasterebbero la degenerazione delle cellule, dovuta all’avanzare degli anni, aiutando la tonicità della pelle e aiutando a contrastare la perdita dei capelli.
È ad oggi in fase di studio la possibilità di utilizzare le bacche per prevenire l’insorgenza di tumori e si spera che in futuro questa ipotesi possa essere scientificamente confermata.
Grazie al loro poter antinfiammatorio, le bacche possono essere usate a combattere i malanni di stagione e le infiammazioni del cavo orale e delle vie respiratorie.
Controindicazioni
Dato che non esistono effetti scientifici a confermare o smentire gli effetti benefici e le controindicazioni delle bacche di Maqui, prima di assumerle a scopo terapeutico, è bene chiedere consiglio al proprio medico curante. Poiché poi non esistono sufficienti studi che ne documentano l’interazione con i farmaci, nel casi in cui si stanno seguendo cure farmacologiche in concomitanza, sarebbe meglio limitarne l’uso, soprattutto se i medicinali assunti servono a ridurre il colesterolo. Alcune persone, seppure in numero molto limitato, hanno poi lamentato situazioni di stipsi e stitichezza, dopo l’assunzione delle bacche, che potrebbero essere collegate al loro effetto astringente.
Curiosità sul Maqui
Il Maqui è una pianta dioica, cioè una specie in cui gli organi riproduttivi maschili e quelli femminili si trovano in due piante distinte, motivo per cui è necessaria l’impollinazione per la riproduzione. Questa è una condizione rara in natura, poiché di solito le piante sono tutte monoiche o ermafrodite. Oltre al Maqui, fanno eccezione anche i pistacchi, gli spinaci, la papaya, il luppolo e gli asparagi, che sono anch’esse piante dioiche.
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