EPA: cos’è e a cosa serve l’acido eicosapentaenoico
L’acido eicosapentaenoico, o più comunemente EPA è un acido grasso che fa parte della serie degli omega 3. Ma di cosa si tratta precisamente e come funziona.
EPA, cos’è e a cosa serve
L’acido eicosapentaenoico è un acido grasso semiessenziale, formato da una catena di 20 atomi di carbonio con 5 punti di insaturazione (cioè con doppi legami) e per questo è identificato con la sigla 20:5(ω-3). Si parla quindi di un acido grasso essenziale polinsaturo che appartiene alla famiglia degli omega 3.
A quanto pare questo acido può rallentare la coagulazione del sangue, e quindi allo stesso tempo, possa combattere dolore e gonfiori. Viene assunto solitamente per mantenere una buona salute cardiovascolare. Per questo motivo secondo l’EFSA (European Food Safety Authority, Autorità Europea per la sicurezza alimentare) i prodotti contenenti al loro interno EPA in combinazione con DHA possono riportare affermazioni che riportano l’importanza di queste due sostanze per cuore, pressione e valori dei trigliceridi.
L’utilizzo di EPA viene consigliato anche in casi di depressione, schizofrenia, iperattività e sindrome da deficit di attenzione; viene suggerito anche per altri problemi come diabete di tipo 2, fibrosi cistica, psoriasi, ma anche per alleviare i sintomi della menopausa, per l’asma e altre malattie polmonari, oppure ancora per il lupus eritematoso sistemico.
Tra le ipotesi sull’utilità di questa sostanza ci sono anche la riduzione del rischio di Alzheimer e cancro alla prostata. Questi benefici non sono stati però confermati da sufficienti prove scientifiche.
Dove si trova l’acido eicosapentaenoico
Sintetizzare l’acido eicosapentaenoico è una capacità peculiare delle microalghe sia di acqua salata che di acqua dolce. È un nutriente che viene immagazzinato nelle carni dei pesci che mangiano fitoplancton. È contenuto quindi soprattutto nei pesci grassi che vivono nelle acque marine più fredde, salmone, sgombro, merluzzo e tonno, ma si trova anche nel pesce azzurro come la sardina e l’aringa.
L’EPA si può trovare anche nel latte materno, ma è maggiormente presente nell’olio che si ricava da questi pesci, mentre è in minore quantità nei pesci di acqua dolce
Anche i vegetariani possono assumere EPA attraverso le alghe, soprattutto dai cianobatteri come la spirulina e l’alga klamath. Non si trova però nelle piante superiore anche se sono state riscontrate tracce nella portulaca o porcellana comune.
L’EPA con il DHA ha avuto un buon successo nella gestione in alcuni disturbi di tipo infiammatorio e pro-ossidante.
Benefici dell’EPA
Sono molti benefici dell’EPA e degli omega 3 in generale, anche se spesso sono esaltati in maniera eccessiva. Le ricerche evidenziano infatti che il giusto uso di EPA può essere utile per ridurre le concentrazioni di marcatori infiammatori come citochine e leucotrieni. Questi mediatori svolgono infatti un ruolo patogenico nello sviluppo di alcuni problemi come l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemi e le infiammazioni intestinali. Secondo molti studi infatti, l’acido eicosapentaenoico potrebbe avere un ruolo importante nella guarigione di questi disturbi.
L’EPA potrebbe essere utile anche per ritardare la progressione di malattie neurodegenerative come ad esempio la demenza senile e persino la sclerosi multipla e l’Alzheimer: migliora infatti le capacità cognitive, motorie, di relazione e di comportamento, e questo sarebbe da connettere all’azione protettiva che opera l’acido eicosapentaenoico sulle membrane nervose messe sotto pressione dall’attività lesiva delle specie reattive dell’ossigeno.
L’EPA ha inoltre benefici per quello che riguarda il metabolismo, e ne riduce il rischio di patologie. Ha infatti un effetto ipotrigliceridemizzante ed ipocolesterolemizzante che riduce il rischio cardiovascolare. Il giusto uso dell’acido eicosapentaenoico apporta anche benefici per il metabolismo glucidico, poiché sembra che sensibilizzi il segnale insulinico.
Controindicazioni EPA
L’EPA è controindicato solo in caso di ipersensibilità al principio attivo o all’alimento da cui è stato preso.
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