Manovra di Valsalva, cos’è e controindicazioni
La manovra di Valsalva consente di compensare, in maniera forzosa, l’orecchio medio. Scopriamo insieme come e quando è opportuno farvi ricorso.
Antonio Maria Valsalva, il medico da cui prende il nome
Il nome di questo particolare intervento deriva dal suo scopritore, il medico italiano Antonio Maria Valsalva, vissuto a cavallo tra il Seicento e il Settecento. A contribuire alla scoperta di questa particolare Manovra fu la pubblicazione, da parte dell’allievo di Valsalva, Giovanni Battista Morgagni, degli scritti del maestro. In particolare in un paragrafo Valsalva illustrava il seguente esperimento: “se la glottide è chiusa dopo una profonda inspirazione e quindi si facesse un intenso e prolungato sforzo espiratorio si potrebbe esercitare una tale pressione sul cuore e sui vasi intratoracici da arrestare temporaneamente il flusso del sangue”.
Poche righe che mettevano in evidenza una stretta correlazione tra circolazione ed espirazione, poche righe che solo verso la fine dell’Ottocento hanno goduto dell’attribuzione della giusta rilevanza. È a quest’epoca, infatti, che risale l’idea di avvalersi della Manovra di Valsalva per allontanare corpi estranei dall’orecchio, risolvendo problematiche di sordità ad essi connessi. Questo processo è stato oggetto di numerosi studi e ha subito importanti progressi che l’hanno perfezionato, evidenziandone anche i limiti.
All’inizio del Novecento, ad esempio, si è scoperto che il ricorso ne è sconsigliato a soggetto affetti da neuropatie del sistema neurovegetativo o da insufficienza cardiaca di tipo congestizio, o ancora da ipertensione arteriosa o altre cardiopatie.
La Manovra di Valsalva oggi
Per quanto altisonante, la Manovra di Valsalva è in realtà un’operazione che viene attuata anche in maniera del tutto naturale dall’uomo. Come già scritto dal medico che la scoprì, consiste in un’espirazione forzata a glottide chiusa. È spontanea, ad esempio, durante il sollevamento di un oggetto o durante la defecazione. Viene effettuata anche per rallentare il battito cardiaco, in caso di tachicardia, o cercare di porre fine a una fastidiosa crisi di singhiozzo. Questo perché attraverso questo processo si aumenta la pressione intratoracica e intra-addominale, favorendo anche lo svuotamento dei visceri.
Cosa accade al fisico durante la Manovra
Nel dettaglio, nel momento in cui si effettua questa particolare Manovra, molto ricorrente in caso di immersioni per liberare l’orecchio, ad esempio, i muscoli espiratori e quelli addominali si contraggono simultaneamente. In questo modo si dà vita a una vera e propria camera gonfiabile nella cavità addominale. In questo modo, secondo quanto dimostrato da alcune ricerche condotte negli anni più recenti, si arriva a ridurre quasi del 50 per cento la pressione che insiste sul disco intervertebrale T12-L1 e quasi del 30 per cento quella che agisce a livello del disco L5-S1.
Nel corso di questo processo si verifica una vera e propria fase di apnea che ha conseguenze dirette sul livello cardiocircolatorio perché si verifica una riduzione del ritorno venoso al cuore.
Quando è sconsigliato il ricorso alla manovra
Data questa sua particolarità, che porta la Manovra ad avere conseguenze dirette sul sistema cardiocircolatorio, attuarla forzatamente è del tutto sconsigliato, a causa delle controindicazioni, per i soggetti affetti da problemi cardiaci e/o circolatori. È il caso, ad esempio, di persone che presentano patologie come ipertensione, infarti, diabete.
Quando eseguirla
Abbiamo visto che il primo ricorso a questa Manovra era giustificato dal tentativo di cacciare dall’orecchio materiale purulento. Oggi, sono soprattutto i sub a fare ricorso a questo piccolo trucco. In fase di discesa, infatti, aiuta a compensare l’aumento di pressione sull’orecchio. I cardiologi aiutano i pazienti affetti da tachicardia a impararla per favorire un normale ritmo del battito del cuore.
Anche in ambito odontoiatrico si fa ricorso a questo procedimento perché l’abbassamento del palato molle conseguente all’espirazione forzata, permette la registrazione della linea del Postdam, durante la presa d’impronta. Infine, anche gli acrobati vi ricorrono spesso perché, coinvolgendo anche la contrazione degli arti, facilita il ritorno venoso al cuore.
Lascia un commento