Rafano: proprietà e usi in cucina
Il rafano, nome comune dell’Armoracia rusticana, è una pianta che appartiene alla famiglia di cavolo e broccoli. Ha un fiore che è composto da 4 petali bianchi e una radice caratterizzata da un gusto piccante, grattugiata e preparata in vari modi in cucina.
In alcuni casi, il rafano è impropriamente identificato con il kren o cren, che è invece la salsa che si ottiene dalla sua radice e che si usa soprattutto nella cucina del Nord Italia e soprattutto nel Triveneto.
Rafano: come viene coltivato?
Il rafano è una pianta perenne, con foglie di una tonalità di verde intenso, grandi e ruvide che può raggiungere un altezza di 50 cm. Ha origine in Europa Centrale ma la sua coltivazione è diffusa in tutta Europa, in Asia e in Nord America.
Il rafano può essere coltivato anche in Italia; basterà scegliere un terreno ben drenato e fertile, da annaffiare regolarmente soprattutto in estate per evitare la siccità. Il seme va piantato a febbraio e l’esposizione deve essere soleggiata o in mezza ombra. I fiori appariranno all’inizio dell’estate.
Valori nutrizionali e proprietà del rafano
Il rafano è noto da oltre 2000 anni come pianta medicinale, soprattutto per le sue proprietà antibatteriche. È composto da acqua, proteine, fibre, grassi, minerali e vitamine.
Tra le proprietà terapeutiche del rafano, oltre quelle antibatteriche, ci sono i benefici apportati in caso di inappetenza o di problemi digestivi, le azioni analgesiche e antinfiammatorie soprattutto relative alle vie urinarie e respiratorie. In qualità di analgesico, può essere utilizzato per curare i dolori che provengono da strappi muscolari o dall’artrite; in questo caso, un uso consiste nel mescolare la radice grattugiata con delle gocce di grappa, da applicare sulla parte che fa male per qualche minuto. Il rafano migliora poi anche la circolazione sanguigna e permette il recupero delle forze, dopo uno stress fisico. Grazie alla presenza di antiossidanti, è in grado di contrastare i radicali liberi e prevenire tumori e malattie cardiovascolari. Il suo consumo regolare favorisce poi la diuresi e la pulizia dei reni, facilitando l’espulsione delle tossine.
Come consumare il rafano?
Il rafano si deteriora velocemente e va quindi consumato subito dopo essere stato raccolto, altrimenti la pianta perderà freschezza ma anche alcune proprietà organolettiche. Può essere conservato sotto aceto, oppure la sua radice grattugiata può essere congelata.
Un uso del rafano in cucina è la preparazione della Salsa Cren. In questo caso, la radice del rafano deve essere raschiata con un coltello per eliminarne la parte esterna, poi grattugiata e posta in un contenitore con 100 grammi di pane grattugiato, un cucchiaio di olio extravergine, mezzo bicchiere di aceto di vino, un cucchiaino di zucchero e un pizzico di sale. Gli ingredienti vanno mescolati con cura, aggiungendo olio, se necessario, e la salsa va conservata in frigorifero.
Curiosità sul rafano
Il rafano in Francia è conosciuto come “Senape dei Tedeschi” perché, secondo la tradizione, questi usavano pestarlo e aggiungervi aceto per preparare una salsa utile come condimento di carne e pesce.
Quando si affetta il rafano bisogna fare attenzione agli occhi, che bruceranno e lacrimeranno come quando si taglia la cipolla, a causa dell’essenza piccante che si sprigiona.
In Baviera e precisamente nella città di Baiersdorf, un tempo molto nota per la produzione e il commercio del rafano, c’è addirittura un museo dedicato alla pianta.
Il rafano è utilizzato in cosmetica, per la sua blanda azione contro le macchie della pelle, l’herpes e l’alopecia.
Controindicazioni del rafano
Il rafano non è consigliato alle donne in gravidanza e a chi soffre di ulcera, problemi renale e gastrici.
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